martedì 3 novembre 2009

Piccola Paraclisis alla Madre di Dio


Tutte le liturgie delle Chiese cristiane hanno un senso catechetico / mistagogico molto chiaro Questo fatto viene sottolineato fortemente nelle liturgie dell'Oriente cristiano, e in modo speciale nelle liturgie di tradizione bizantina: la liturgia è un maestro nella fede dei fedeli, essa è possiamo dire impregnata di elementi che li istruiscono nelle verità della fede. Questa dimensione mistagogica e catecheti­ca la troviamo nei testi liturgici, sia quelli biblici che quelli eucologici, nello stesso svolgimento delle celebra­zioni, nel ciclo liturgico -anno liturgico-, nell'iconografia, ­nell’ ar­chitettura.
In modo particolare questa catechesi della liturgia la troviamo nelle celebrazioni della Madre di Dio, di Colei che accolse nel suo grembo il Verbo eterno di Dio. La presenza della Madre di Dio scandisce i diversi momenti dell’anno liturgico delle Chiese bizantine; l’anno liturgico bizantino ha inizio il 1° settembre, e la prima grande festa è quella dell’ 8 settembre cioè la Nascita della Madre di Dio; poi lo stesso anno liturgico si chiude con la festa del 15 agosto cioè la Dormizione della Madre di Dio. Questo ci indica che tutto il mistero di Cristo che celebriamo nell’anno liturgico ha inizio con la nascita di Maria, e si chiude con la sua morte e glorificazione piena nella gloria.

L’amore e la venerazione per la Madre di Dio è l’anima della pietà delle Chiese cristiane, sia quelle di Oriente che quelle dell’Occidente, è il cuore che riscalda e vivifica la vita della comunità cristiana. L’Oriente cristiano, fin dall’inizio, ha contemplato la Vergine sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato. Le Chiese di Oriente, rivolgendosi alla Madre di Dio, sanno di rivolgersi insieme a Gesù Cristo, così anche come lo vediamo nell’iconografia orientale -ed in quella occidentale almeno fino al XII sec.- che la Madre è sempre accanto al Figlio: come Madre della tenerezza che mostra Colui che ci fa presente la tenerezza di Dio stesso; oppure come Regina che ci porta al Re; o ancora come Interceditrice presso il suo Figlio. Vediamo quindi il carattere cristocentrico delle feste della Madre di Dio; i titoli dati a Maria sono sempre in riferimento a Cristo: Colei che ha concepito la Saggezza e il Verbo di Dio... colei che ha nutrito col suo latte Colui che nutrisce l'universo... tabernacolo immacolato della vera luce... libro vivente di Cristo, sigillato col sigillo dello Spirito... trono, palazzo e sede del Re... Madre dell'Agnello e del Buon Pastore... Le feste dei santi anche sottolineano l'opera di Cristo nei suoi servi, la configurazione di essi al loro modello.

L’ufficiatura della Paraclisis è, assieme all’Inno Akathistos, una delle celebrazioni più conosciute e popolari nell’Oriente bizantino. L’ufficiatura della Paraclisis, dal termine greco para,klhsij che significa “supplica”, “invocazione”, “consolazione”, è una preghiera della tradizione bizantina indirizzata alla Madre di Dio, preghiera che viene fatta nei monasteri, nelle parrocchie e anche dai singoli fedeli in momenti speciali di difficoltà o malattia, o anche in determinati periodi dell’anno liturgico, specialmente nella prima metà del mese di agosto, nella cosiddetta “Piccola Quaresima della Madre di Dio”, cioè il periodo di 14 giorni che precede la solennità della Dormizione della Madre di Dio.

Sono arrivate fino a noi due formulari della Paraclisis: il Piccolo Cànone della Paraclisis, composta da un monaco di nome Teosterico all’inizio del IX secolo; e poi il Grande Cànone della Paraclisis, composto all’inizio del XIII secolo dall’imperatore Teodoro II. C’è anche un’altra tradizione che attribuisce questo nostro testo a San Giovanni Damasceno.

L’ufficiatura della Paraclisis ha come struttura quella del mattutino bizantino, con la riduzione di alcune delle sue parti: inizia con la benedizione sacerdotale, seguita nel periodo pasquale del tropario cioè del canto proprio di Pasqua: Cristo è risorto dai morti; con la morte ha vinto la morte e a quelli dei sepolcri ha fato dono della vita. Segue la recita di due salmi, il 142 ed il 50, ed il canto delle nove odi della Paraclisis -odi che in pratica sono otto. Dopo l’ode sesta c’è la proclamazione del Vangelo -la pericope della Visitazione- seguito dal canto di alcune strofe -tropari- chiedendo l’intercessione e l’aiuto della Madre di Dio, e quindi la preghiera sacerdotale “Salva o Dio il tuo popolo..”, in cui il sacerdote chiede al Signore, per l’intercessione della Madre di Dio, di tutti i santi, di salvare, di benedire il suo popolo, di guardarlo nella misericordia e nella benignità. L’accenno, in questa preghiera, alla Croce preziosa, vittoriosa, vivificante, alla Madre di Dio, a tutti i santi, collega in un modo molto bello ed allo stesso tempo molto concreto, la Chiesa del cielo e quella della terra. L’ ufficiatura prosegue poi con le odi restanti, cioè la settima, l’ottava e la nona. Dopo la terza e la sesta odi e alla fine della celebrazione, il sacerdote canta diverse litanie in cui fa memoria di tutta la Chiesa e specialmente di coloro per cui si prega in modo più concreto. La celebrazione si conclude con le preghiere finali, la venerazione dell’icona della Madre di Dio da parte di tutti e di nuovo il canto del tropario pasquale.

L’Oriente cristiano, fin dall’inizio, ha contemplato la Vergine sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato, nel mistero del suo Figlio. Questo lo vedremo specialmente lungo le odi della Paraclisis. Questo fatto, facendo una rapida lettura del testo, lo troviamo nei titoli dati a Maria: Madre di Dio; Vergine; Madre del Verbo incarnato; Vergine e Madre divina; titoli questi in rapporto alla sua divina maternità, oppure altri titoli legati alla sua funzione, luogo, nel mistero della redenzione: Potente interceditrice; baluardo inespugnabile; fonte di misericordia; rifugio del mondo; causa di letizia; fonte di incorruttibilità; torre di sicurezza; porta di penitenza.

Maria, la Madre di Dio, accanto al Verbo incarnato; Maria, la Madre di Dio, accanto anche al mistero della Chiesa, al mistero dell’uomo. Lungo le nove odi del cànone della Paraclisis troviamo la voce dell’uomo oppresso dalle angosce, uomo che trova nella Madre di Dio il rifugio, la pacificatrice, la liberatrice, per mezzo di Cristo, nel mistero di Cristo; la voce dell’uomo turbato e perso condotto da Maria al porto che è lo stesso Cristo; l’uomo ancora oggetto della misericordia divina per mezzo della Madre di Dio; l’uomo rallegrato da Colei che genera Colui che è la gioia del mondo, Cristo. Quest’uomo viene salvato quindi da Dio per l’incarnazione del Verbo nel seno di Maria.


P. Manel Nin



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