giovedì 24 giugno 2010

Eterna la sua memoria - αιώνια η μνήμη




Mercoledì 23 giugno 2010, al termine di una dolorosa malattia, si è addormentato nella pace del Signore, nel Monastero di Chevetogne

Dom.Emmanuel Lanne

Monaco del Monastero dell'Esaltazione della Santa Croce
Chevetogne

Archimandrita dell'Eparchia di Piana degli Albanesi
Sicilia


Dom Emmanuele Lanne, monaco benedettino, studioso e conoscitore dell'Oriente Cristiano, impegnato e convinto, dai tempi del Vaticano II nel dialogo ecumenico con le Chiese Ortodosse. Nato a Parigi il 4 agosto 1923, Jacques Emmanuel Lanne fece gli studi di maturità greco-latina nella sua città ed entrò nel Seminario universi­ta­rio dell’Istitu­to Cattolico di Parigi (ottobre 1942) per diventare sacerdote, benché già attratto dalla vita religiosa e monastica. Per aver rifiutato di lavorare in Germania, venne arrestato (aprile 1944) dalla polizia nazista che occupava la Francia, ma riuscì a fuggire. Durante la battaglia di Parigi (estate 1944) egli accompagnò il p. gesuita Jacquinot de Besange che intendeva impedire agli eserciti tedeschi che fuggivano, di portare via in Germania dagli ospedali parigini i prigionieri feriti americani, inglesi e francesi. Ad ottobre 1944 iniziò la teologia alla facoltà teologica dell’Istituto Cattolico di Parigi e il 2 febbraio 1945 fu incardinato nell’ arcidiocesi di Parigi e ricevette la tonsura clericale dalle mani del suo vescovo, il celebre cardinale Emmanuel Suhard. Finita la guerra decise di diventare monaco benedettino ad Amay-Chevetogne. Entrato in monastero il 5 gennaio 1946, fece professione monastica il 14 aprile 1947. A settembre 1947 fu inviato come studente a Sant’Anselmo per continuare la teologia. Nel 1948-1949 fece un anno di teologia all’ Abbazia di Sant’Andrea di Bruges. In luglio 1950 tornò a Chevetogne, poi fece la professione solenne, e fu ordinato diacono e sacerdote. Nel monastero fu incaricato delle edizioni e della libreria, e collaborò alla rivista Irénikon. Lavorò anche all’Iconografia. All’inizio dell’anno scolastico 1953-1954 fu inviato a Parigi per conti­nuare gli studi all’Istituto Cattolico e alla Sorbona. Nel 1956 conseguì i diplo­mi della École des Langues Orientales anciennes (copto ed egiziano) e dell’École des Hautes Études. Tesi di liturgia copta « Le Grand Euchologe du Monastère Blanc », pubblicata in Patrologia Orientalis XXVIII, 2, nel 1958. Il medesimo anno fu incaricato dall’Università di Lovanio di pubblicare l’anafora copta saidica di san Basilio scoperta da J. Doresse (Bibliothèque du Muséon, 1960). Inviato al Collegio Greco di Roma nel novembre 1956, vi fu prefetto degli studi (1956-1958), vice-rettore (1958-1962), rettore (1962-1967). Pubblicò vari articoli su Irénikon, Istina e altre riviste. Sin da ottobre 1959 insegnò la teologia orientale a Sant’Anselmo e la lingua copta. Partecipò alla creazione del Ponti­ficio Istituto Liturgico ove insegnò la liturgia orientale e la liturgia comparata. Sin dal 1961 insegnava anche la liturgia orientale alla facoltà teologica del Laterano. Sin dall’inizio del Vaticano II fu assunto come teologo interprete degli osservatori non cattolici per la traduzione simultanea dal latino al francese. Nel gennaio 1963 fu nominato esperto al concilio per il Segretariato per l’Unione dei Cristiani. Nel 1964 fu nominato consultore della Congregazione per la Chiesa Orientale. Al Concilio partecipò alla redazione del Decreto Unitatis Redintegratio sull’Ecumenismo e della Lumen Gentium. In dicembre 1963 fu inviato dalla Congregazione Orientale come visita­to­re apostolico in Grecia. Nel 1967-1969 insegnò teologia orientale alla Propaganda (diventata poi Università Urbaniana) e teologia dell’ecume­nis­mo al Pontificio. Istituto Orientale. Nel 1970 fu nominato Dottore h.c. della Facoltà teologica (protestante) dell’Università di Neuchâtel (Svizzera), nel 1972 Ehrenmitglied des Curatoriums della Stiftungs­fond viennese Pro Oriente. Sin dal 1968 fu editorialista della rivista Irénikon, poi nel 1971, direttore della medesima (1971-1997); anche sin dal 1971 sino ad oggi membro del Consiglio redazionale della Revue Théolo­gi­que de Louvain. Dopo la morte improvvisa del p. A. de Halleux, nel 1994 e 1995 fu chia­mato come professore supplente per la cattedra di Storia dottrinale del Movi­mento Ecumenico nella facoltà teologica di Lovanio-La-Nuova. Consultore del Consiglio (una volta Segretariato) per l’Unione dei Cristiani sin dal 1963 fino al 2007. Era anche archimandrita dell’ eparchia (diocesi di rito greco) di Piana degli Alba­nesi (Sicilia). Osservatore della Chiesa cattolica alle Assemblee Mondiali del Consiglio Ecumenico della Chiese ad Uppsala (1968), Nairobi (1975), Vancouver (1983). Membro di diversi dialoghi tra Roma e varie Chiese non in piena comunione con noi : Dialogo teologico Roma - Chiese ortodosse sin dal 1979 fino al 2006. Dialogo Roma­Chiesa copta ortodossa 1976-1992 (?). Dialogo Roma-Alleanza Riformata Mondiale dal 1984 (?) al 1988. Consultant for the ARCIC II Dialogue (dialogo ufficiale tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana), dal 2000 al 2007. Nel 1999 ricevette assieme ad Olivier Clément il premio ecumenico San Nicola dell’ Istituto Ecumenico dei Padri domenicani di Bari. Esperto della Congregazione per le Chiese Orientali al II Sinodo per l’Europa (1999). Nel 2003 fu fatto dottore h.c. in teologia di Sant’ Anselmo. Nel 1999 è di nuovo mandato al Pontificio Collegio Greco di Roma come padre spirituale fino al 2002. Il suo impegno nel dialogo ecumenico lo portò a sviluppare una importante collaborazione col cardinale Jean Willebrands, con il teologo riformato Jean-Jacques Von Allmen, con il metropolita ortodosso di Pergamo Jean Zizioulas, ed anche con il domenicano p. Jean-Marie Tillard. Negli anni del suo soggiorno a Roma coltivò anche una profonda amicizia con don Giuseppe Dossetti, don Umberto Neri e con il prof. Tommaso Federici.

Eterna la sua memoria.




mercoledì 23 giugno 2010

Disertatio ad Licentiam in Iure Canonico Orientali



Presso il Pontificio Istituto Orientale,
Facolta di Diritto Canonico Orientale ,
l'alunno Michel Skaf,
seminarista dell'Eparchia di Tripoli,
Libano, dei Greco-Melchiti
ha conseguito il grado di licenza in Iure Canonico Orientali
discutendo la Tesi:

" Il canone

410

fondamento del monachesimo orientale "

Al neo licenziato porgiamo i nostri migliori auguri


sabato 12 giugno 2010

In un incontro presieduto dal cardinale Sandri



Il rapporto

tra liturgia e vita

di Manuel Nin


Una "lezione" viene da Oriente. E dai sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali. Quella di recuperare, attraverso il particolare culto reso allo Spirito Santo, il rapporto tra liturgia e vita. Rapporto segnato anche dall'accoglienza della Parola "stagionata dal silenzio" e dalla riaffermazione dell'importanza dell'omelia, quale "estensione del catecumenato". È quanto ha messo in evidenza il cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Leonardo Sandri, che, nel pomeriggio di giovedì 10, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, ha presieduto un incontro di preghiera che ha preceduto e si è unito quasi senza soluzione di continuità con la grande veglia in piazza San Pietro con Benedetto XVI.
All'incontro erano presenti numerosi vescovi e sacerdoti orientali cattolici venuti a Roma per la conclusione dell'Anno sacerdotale. Inoltre, tutti i rettori con i seminaristi e sacerdoti studenti dei diversi collegi orientali di Roma - armeno, etiopico, greco, romeno, ucraino, russo, maronita, Giovanni Damasceno, Sant'Efrem - l'archimandrita esarca di Grottaferrata, l'abate dei mechitaristi di Venezia, i diversi procuratori patriarcali e degli ordini religiosi orientali, sono stati ricevuti dal cardinale prefetto, dal sottosegretario, monsignor Maurizio Malvestiti, e dai collaboratori ecclesiastici e laici del dicastero.
La preghiera si è strutturata in modo che potessero parteciparvi le diverse tradizioni liturgiche orientali presenti a Roma e anche i membri delle diocesi latine dipendenti dalla Congregazione per le Chiese Orientali. Le preghiere iniziali e il tropario della Pentecoste sono stati cantati in greco e in arabo, seguiti da diversi tropari cantati in romeno, ucraino e paleoslavo. La lettura di
Atti 2, 1-4 ha situato nel contesto della Pentecoste l'incontro. Successivamente, l'omelia del cardinale Sandri ha messo in luce proprio come il dono dello Spirito Santo debba segnare il cammino delle diverse Chiese orientali. Il porporato ha voluto ribadire la profonda stima della Chiesa di Roma per il patrimonio spirituale dell'Oriente cristiano, e ha poi proposto come esempio sacerdotale due figure: quella di san Giovanni Crisostomo, pastore e predicatore, insistendo appunto nell'importanza catechetica e mistagogica dell'omelia nella celebrazione liturgica, che deve essere concepita come unità di vita e di dottrina e di spiritualità; e quella del religioso melchita salvatoriano libanese Beshara Abou-Mourad, parroco dedicatosi corpo e anima al servizio del suo gregge, tanto da essere definito "il santo curato d'Ars d'Oriente". E ha elevato la preghiera di suffragio per il vescovo Luigi Padovese, ucciso pochi giorni fa in Turchia. "È proverbiale - ha detto il porporato - che dal sacerdote orientale si esiga di celebrare bene la liturgia. L'affermazione contiene una grande verità: il vostro affidamento allo Spirito di Cristo, operante massimamente nella Divina Liturgia". E, infatti, "il sacerdote di Cristo è un uomo dello Spirito, uomo della divina Parola e della divina liturgia". Fin da presbitero in Antiochia, san Giovanni Damasceno - ha proseguito - "predica opportune et inopportune; ma parla dopo aver taciuto per lunghi anni come monaco. Sfida l'imperatore e l'imperatrice, mettendo a repentaglio la vita. E ricorda alla Chiesa di tutti i tempi che il sacerdozio è costantemente posto alla "prova della parola"". Per questo anche oggi "la divina liturgia di San Giovanni Crisostomo disarma il fedele e lo dispone all'unione mistica, a tal punto che egli non sa più se si trova già in cielo o ancora sulla terra". L'omelia, ha rilevato il cardinale Sandri, "appare talora mortificata proprio nel rito bizantino a causa della lunga liturgia". Tuttavia, proprio essa "dà il suo contributo all'accoglienza della Parola, che diventa efficace perché "stagionata dal silenzio" e dalla rete mistica della ripetizione ad infinitum. Così risulta, ad esempio, nelle omelie di san Cirillo, Giovanni di Gerusalemme e del Crisostomo, insuperabili monumenti di teologia e oratoria. Potrebbe forse tornare a essere, secondo l'intuizione orientale, una estensione del catecumenato, alla sequela dei Padri, senza tensione tra ecclesiologia battesimale ed eucaristica? L'Oriente ha la responsabilità di fare questa proposta "antica e nuova" ai sacerdoti: coniugare vita e dottrina alla prova dell'omelia e della liturgia. Se "questa lezione orientale" verrà accolta, grande sarà il profitto per l'intero popolo di Dio". È poi risuonato il convincente invito a confermare la "sequela sacerdotale di Cristo casto, povero e obbediente". Al canto del Salmo 22 sono seguite le preghiere dei collegi San Giovanni Damasceno e Sant'Efrem. Quest'ultimo ha cantato il Padrenostro in lingua siriaca. Infine, il cardinale Sandri ha impartito la benedizione e si è cantata in latino l'antifona Salve Regina. Il Collegio Armeno ha concluso con un canto liturgico di san Nerses. Dopo la celebrazione liturgica, i presenti sono stati invitati dal cardinale prefetto nella sede della Congregazione per le Chiese Orientali. Gli studenti del Collegio Armeno hanno eseguito alcuni canti della propria tradizione liturgica, e dopo il saluto del cardinale Sandri gli studenti del Collegio Etiopico hanno proposto una suggestiva danza religiosa.


L'Osservatore Romano - 13 giugno 2010

martedì 8 giugno 2010

Incontro di preghiera per i sacerdoti e seminaristi orientali cattolici di Roma.


Il giovedì 10 giugno 2010, con motivo della conclusione a Roma dell''anno sacerdotale, si terrà nella chiesa di Santo Spirito in Sassia un incontro di preghiera per i sacerdoti e seminaristi orientali cattolici presenti a Roma. Il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha voluto questo incontro per sottolineare l'interesse e la stima della Sede Apostolica verso le Chiese Orientali Cattoliche. La celebrazione di preghiera si terrà alle 17 del pomeriggio nella suddetta chiesa. Per poter includere in questo momento tutte le tradizioni orientali presenti a Roma nei diversi Collegi, si è pensato a uno schema di celebrazione come segue e che prevede la partecipazione delle diverse tradizioni orientali per mezzo dei cori dei Collegi Orientali di Roma. Le preghiere iniziali saranno fatte dal Pontificio Collegio Greco secondo la tradizione bizantina greca, che concluderanno col canto del tropario della Pentecoste. Poi seguiranno i canti dei tropari dei collegi di tradizione bizantina: ucraino, romeno, russo. Dopo la lettura di un testo delle lettere paoline, sua eminenza Sandri terrà la sua omelia. Di seguito ci saranno i canti liturgici siro malabaresi e siro malancaresi, maroniti e armeni. La benedizione finale sarà impartita dal cardinale Sandri e quindi si canterà l'antifona Salve Regina. L'incontro si concluderà con un agape fraterna nel cortile interno della Congregazione.

lunedì 7 giugno 2010

Un fratello e un padre per i Cristiani in Turchia

Iskenderun, 7. "Non abbiate paura!". Di vivere la fede e di annunciare con umiltà il Vangelo. Seguendo l'esempio tracciato da monsignor Luigi Padovese che fino alla fine ha accolto tutti, divenendo, per tutti, "fratello e padre" e lavorando alla costruzione di una Chiesa che ha voluto e vuole essere "porta e non muro". È un invito rivolto ai cristiani di Turchia, quello che nel pomeriggio di oggi ha accompagnato l'ultimo commosso saluto al vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca ucciso il 3 giugno scorso nella sua abitazione di Iskenderun. Un appello a non cedere allo sconforto. A lanciarlo l'arcivescovo di Izmir, Ruggero Franceschini, che ha tenuto l'omelia del rito funebre nella cattedrale di Iskenderun affollata da cristiani giunti da tutta la Turchia. A presiedere il rito il nunzio apostolico, arcivescovo Antonio Lucibello, che ha dato lettura del messaggio di condoglianze inviato dal Papa (di cui abbiamo dato conto nell'edizione di domenica 6, ndr) e ha citato le parole con cui il Santo Padre ieri a Cipro ha ricordato il lavoro svolto da monsignor Padovese nella preparazione dell'Instrumentum Laboris dell'assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi. Concelebranti tutti gli ordinari cattolici del Paese. Presenti rappresentanti delle Chiese sorelle. Come anche le autorità locali, che nei giorni scorsi, insieme a rappresentanti delle istituzioni statali, avevano già espresso il proprio cordoglio per la morte di una "persona perbene", di un uomo impegnato nel dialogo tra le culture e nella collaborazione per il bene comune. "La memoria di padre Luigi non avrebbe bisogno di essere esaltata con un elenco di opere buone", ha premesso nell'omelia monsignor Franceschini. Che, tuttavia, "per amore di verità e di giustizia", ha voluto ricordare alcune iniziative. Come la distribuzione di generi alimentari a oltre 70 famiglie in difficoltà - di cui solo una cristiana - la condivisione del cibo con gli amici musulmani durante le reciproche feste, gli aiuti alla popolazione durante le recenti alluvioni. E l'organizzazione, fin dal 1990, di simposi e convegni culturali per approfondire lo studio e la conoscenza di una terra "dove la Chiesa ha mosso i primi passi, celebrato i primi concili, e dove si è data una prima determinante struttura teologica". Franceschini, che dal 1993 al 2004 ha guidato la comunità cattolica di Iskenderun, ha così ricordato "l'amico che tutti abbiamo perso". Sottolineando come "a noi cristiani, in modo particolare, questa sua morte ricorda come la fedeltà al Vangelo, in certe situazioni, possa essere pagata con il sangue". E ha citato un passaggio di una delle sua ultime lettere scritte ai cristiani del Vicariato apostolico di Anatolia: "Vivere con voi e in mezzo a voi per me è stata una grazia". A questa stessa comunità, smarrita e addolorata, si è rivolto Franceschini richiamando la celebre espressione di Giovanni Paolo ii: "Non abbiate paura!". Di qui l'invito: "Non perdetevi di coraggio, siate lieti, come gli apostoli, di vivere nella sofferenza e nella prova, senza venir meno alla vostra fede, che è il motivo della nostra speranza, che è il fondamento della nostra gioia". Monsignor Padovese sarà tumulato nella sua città natale, Milano, dove lunedì 14, alle ore 10, in Duomo, si terrà un nuovo rito funebre presieduto dal cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi.


L'Osservatore Romano - 7-8 giugno 2010

Visita di Benedetto XVI a Cipro



Un ruolo di pacificazione tra cattolici ed ortodossi

Vogliamo dichiarare di comune accordo la nostra sincera e ferma disposizione, in obbedienza alla volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, ad intensificare la ricerca della piena unità fra tutti i cristiani". Questo affermavano Benedetto XVI e il primate della Chiesa ortodossa autocefala di Cipro Chrysostomos II nella dichiarazione comune che concludeva la visita dell'arcivescovo a Roma (12-19 giugno 2007). In particolare essi esprimevano il desiderio delle fraterne relazioni nell'isola fra cattolici e ortodossi e il progresso del dialogo teologico generale cattolico-ortodosso. "Desideriamo - aggiungevano - che i fedeli cattolici e ortodossi di Cipro vivano fraternamente e nella piena solidarietà fondata sulla comune fede nel Cristo risorto. Vogliamo inoltre sostenere e promuovere il dialogo teologico, che attraverso la competente commissione internazionale si appresta ad affrontare le questioni più ardue che hanno segnato la storia della divisione. È necessario raggiungere un sostanziale accordo per la piena comunione nella fede, nella vita sacramentale e nell'esercizio del ministero pastorale". Questo orientamento anima e sorregge le relazioni fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Cipro. Ed è in questa atmosfera di positivo impegno che si inserisce la visita che il Papa farà all'arcivescovo Chrysostomos nel contesto del suo viaggio apostolico a Cipro, dal 4 al 6 giugno. La Chiesa di Cipro è una delle 14 Chiese autocefale ortodosse. Essa è di origine apostolica. Annovera fra i suoi fondatori san Barnaba, san Paolo e san Marco. Nel loro viaggio i tre, partiti da Gerusalemme, giunsero a Salamina di Cipro e, attraversata tutta l'isola raggiunsero Paphos, capitale di quella che al tempo era una provincia dell'impero romano. Qui Paolo convertì il governatore, il proconsole Sergio Paolo (cfr. Atti, 13, 6-12). Nell'area archeologica di Paphos si trova la chiesa Aghia Kiriaki Chrysopolitissa, dove giungerà il Papa nel pomeriggio del 4 giugno e lì avrà luogo una celebrazione ecumenica. Segno indicativo delle buone relazioni che intercorrono fra i cristiani a Cipro, è il fatto che quel luogo di culto è stato posto dalla Chiesa ortodossa a disposizione dei cattolici e degli anglicani del luogo e dei pellegrini provenienti dall'estero. Nel IV secolo il cristianesimo aveva raggiunto tutta l'isola. Sant'Epifanio, nato verso il 315, vescovo di Salamina, è stato un paladino del credo niceno e ha lasciato opere come il Panarion e l'Ancoratus (L'ancora della fede), per combattere movimenti settari e devianti e per insegnare la retta fede. Vescovi ciprioti sono stati presenti al I concilio ecumenico di Nicea (325) e la Chiesa di Cipro è stata dichiarata autocefala dal III concilio ecumenico di Efeso (431). L'isola ebbe una vicenda storica travagliata e, per il posto strategico militare e commerciale, ebbe diversi occupanti - arabi, franchi, veneziani, turchi, inglesi - che lasciarono profonde tracce anche nella vita culturale e religiosa (Klitos Ioannides, The Church of Cyprus, Nicosia 1999). Nel secolo VII incominciarono le incursioni arabe. Tra il 688 e il 695 l'imperatore Giustiniano II fece evacuare la popolazione cristiana sistemandola nei pressi dello stretto dei Dardanelli, in una città di nuova fondazione denominata Nea Justiniana, dove ebbe la residenza anche l'arcivescovo di Cipro. Da qui prese origine la consuetudine di aggiungere al titolo del primate di Cipro il nome di quella città fino ai nostri giorni. Sua Beatitudine Chrysostomos, a cui farà visita il Papa, ha il titolo di "arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro".Con la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi (1453) vi fu nell'isola una consistente immigrazione di personaggi costantinopolitani - commercianti, studiosi, artisti - che diedero all'isola un grande impulso creativo e artistico. Inoltre i susseguenti rapporti con il rinascimento italiano e le relazioni con Venezia provocarono a Cipro un movimento culturale fecondo creando anche un proprio stile iconografico. Lo studioso Athanasios Papageorghiou (Icons of Cyprus, Nicosia 1992) lo indica come "periodo di formazione e di evoluzione della scuola postbizantina della pittura a Cipro". Egli parla di una vera e propria "scuola cipriota". La grande quantità di testimonianze artistiche che si incontrano in tutta l'isola e nei suoi musei documentano questa creatività locale come confluenza di apporti diversi. La vita culturale nel Paese è fortemente segnata dalla attiva presenza cristiana cipriota.La Chiesa ortodossa di Cipro è composta da 700.000 fedeli circa, pari al 94 per cento della popolazione. Vi sono anche tre comunità cristiane minoritarie: armena, latina e maronita. I cattolici, latini maroniti, sono pari all'uno per cento della popolazione. Negli ultimi anni vi è una crescente immigrazione, particolarmente di filippini. I cattolici mantengono buoni rapporti con la Chiesa ortodossa, maggioritaria in modo determinante nel Paese. Ed è tra i pochi Paesi a maggioranza ortodossa a cui un Papa fa visita, dopo quella storica in Romania compiuta da Giovanni Paolo II. E qui a Cipro è la prima volta in assoluto che un Papa mette piede, come ha sottolineato il nunzio apostolico, l'arcivescovo Antonio Franco, presentando alla stampa il programma del viaggio. Nella stessa circostanza il rappresentante dell'arcivescovo ortodosso di Cipro ha rilevato che la visita è veramente storica e che essa "segnerà profondamente la storia di Cipro verso gli orizzonti di pace, di convivenza e infine di riconciliazione". La Chiesa ortodossa autocefala è presieduta dall'arcivescovo Chrysostomos che risiede a Nicosia ed è composta da altre 8 diocesi (Paphos, Kition, Kirinèia, Lemessos, Morphos, Costanza, Kykkos e Tilliria, Tamassos e Oreini), i cui metropoliti, assieme ad altri 8 corepiscopi, compongono il Santo Sinodo. La Chiesa di Cipro partecipa attivamente alle iniziative ecumeniche in Medio Oriente, nelle commissioni interortodosse, nell'ambito di consiglio ecumenico delle Chiese. Con la Chiesa cattolica ha mantenuto, con perseveranza, contatti positivi e calorosi, come ha mostrato l'accoglienza generosa e fraterna verso la commissione mista internazionale che ha avuto il suo ultimo incontro proprio a Paphos, dal 16 al 23 ottobre 2009, per trattare il tema, cruciale fra cattolici e ortodossi, del "ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa nel primo millennio". Forse memore di una sparuta manifestazione contro il dialogo ortodosso-cattolico, che aveva avuto luogo in occasione di quell'incontro della commissione mista, il santo Sinodo nella riunione del 16 maggio 2010 ha divulgato una lettera enciclica per richiamare l'importanza della visita del Papa di Roma e il dovere di accoglierlo con rispetto. Ha anche invitato a superare recriminazioni per il passato. "Pensiamo - affermano i membri del Sinodo - che non possiamo rimanere legati al passato, specialmente in un mondo in cui i cristiani rischiano di diventare minoranza. La preghiera del Cristo "che siano una cosa sola" è indirizzata anche a noi". Riferendosi allo stato di divisione dell'isola a causa dell'occupazione turca della parte nord la lettera afferma: "Ci incontreremo con il Papa ed esporremo il tema del sacrilegio delle nostre Chiese e del divieto delle autorità occupanti di occuparci della conservazione e funzionamento di tali chiese". In occasione della visita a Roma dell'arcivescovo Chrysostomos si era già toccato il tema nella stessa dichiarazione comune: "Nel nostro incontro - è scritto infatti nella dichiarazione comune - abbiamo considerato le contingenze storiche in cui vivono le nostre Chiese. In particolare abbiamo esaminato la situazione di divisione e di tensioni che caratterizzano da oltre un trentennio l'isola di Cipro, con i tragici problemi quotidiani che intaccano anche la vita delle nostre Comunità e delle singole famiglie. Le nostre Chiese intendono svolgere un ruolo di pacificazione nella giustizia e nella solidarietà". La Chiesa di Cipro vive vicina e con grande attenzione verso il suo popolo, preoccupata dei problemi di emigrazione, di crisi del lavoro, di secolarizzazione e in positivo della necessità di formazione catechetica per l'intera comunità e teologica specialmente per il clero per una pastorale adeguata ai tempi e nella linea della propria tradizione. Il contatto ecumenico, anche per quest'aspetto offre un aiuto importante. La visita fraterna e solidale del Papa rafforzerà i legami con la Chiesa cattolica e la comune responsabilità cristiana nel mondo di oggi.

di Mons. Eleuterio F. Fortino