mercoledì 24 dicembre 2014

Il kontakion Η Παρθένος σήμερον




Affresco Monastero di Decani, Kosovo



Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori, avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino.
Dal 30 novembre la liturgia bizantina spesso il canto di questo tropario, attribuito alla mano di Romano il Melodo (+555); la liturgia bizantina ci mette di fronte, attraverso delle immagini poetiche e per mezzo di tutta un'intrecciatura di reminiscenze bibliche, ci mette di fronte al mistero della nostra salvezza, al mistero indicibile di Dio che per amore si incarna, si fa uomo ineffabilmente. Dio si fa uno di noi, si fa uomo, si fa piccolo come piace di dire ai Padri; questa è la grandezza della nostra fede, Dio che si fa veramente uomo;...vedere il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile...Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Ogni testo liturgico -tropario, canone...- è un intreccio di citazioni bibliche esplicite ma spesso soltanto implicite; si può dire che sono dei testi frutto di una lectio divine che la Chiesa fa della Sacra Scrittura alla luce del mistero celebrato. Oggi la Vergine si dirige verso la grotta... L’Antico Testamento usa l’immagine di una ragazza o di una vergine per parlare del popolo, di tutto il popolo: la vergine figlia di Sion di Is 37,22. Nel tropario, però, il riferimento biblico è chiaramente quell’altro pure di Is, nel capitolo 7,14: la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele; già il Nuovo Testamento nel vangelo di Matteo (Mt 1,22), i Padri e tutta la tradizione cristiana hanno letto questo passo di Is in chiave cristologica. ...si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli.Nell’Antico Testamento la grotta è sempre presentata come luogo di rifugio, sia di fronte al nemico sia di fronte a Dio stesso; la grotta nella roccia dove Elia si rifugia diventa il luogo dell’incontro con Dio (1Re 19,13); secondo Is 33,16 la grotta è luogo di rifugio per l’uomo giusto ... per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Il testo del tropario riecheggia in primo luogo, e in modo diretto, il testo di Gv 1,1: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... e Gv 1,14: E il Verbo si fecce carne e venne ad abitare in mezzo a noi;e ancora il testo di 1Gv 1,1: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita... Ma dietro del testo, e non in modo meno diretto, troviamo anche tutti i passi dell’Antico Testamento, soprattutto della letteratura sapienziale e dei salmi: la Parola del Signore è veritiera(Sal. 32,4); la tua Parola, Signore, è eterna (Sal 118,89); la tua Parola -il tuo Verbo- è lampada ai miei passi (Sal. 118,105) testo che si collega con quello del Vangelo: io sono la luce del mondo (Gv 8,12); manda sulla terra la sua Parola (Sal 147,4); e infine il testo che è più centrale e che i Padri hanno letto pure in riferimento all’incarnazione di Cristo:la tua Parola onnipotente scese dal cielo... (Sa 18,15). Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il testo del tropario prosegue riprendendo la gioia di tutta la creazione, e si fa ecco di due rallegramenti di tutto il popolo: quelli delle vittorie di Saul e soprattutto di David sui nemici (1Sa 18,6; 21,12). Questa gioia del popolo il tropario la collega con quella degli angeli e dei pastori di Lc 2,8.18.20: i pastori poi se ne tonarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto. Notiamo come il testo di Lc e quello dl tropario sono quasi identici. ... avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino. Qui il tropario riassume tutto il mistero, tutta l’economia della nostra salvezza. Il testo biblico che è retroterra di questa conclusione sembra chiaramente quello di Fil 2,6-7: ...il quale essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... E il tropario:...ha voluto apparire come tenero bambino... il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile... Dio si è fatto uomo, Dio si è fatto piccolo. Il Dio infinito, inaccessibile, increato -pensiamo a tutta la serie di aggettivi privativi che troviamo nell’anafora di san Basilio, e sarebbe buono di rileggerla adesso che la celebreremo tre volte in pochi giorni: la vigilia di Natale, il primo gennaio e la vigilia dell’Epifania-; il Dio infinito, inaccessibile, increato, si è incarnato, si è fatto piccolo, si è fatto povero per i poveri e i piccoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il tropario, la Chiesa, ci invita alla gioia. Chiediamo al Signore di saper viverla fino in fondo la gioia che è pure dono suo.
di P. Manel Nin, Rettore P.C.Greco






giovedì 11 dicembre 2014

Venerdì 12 Dicembre: San Spiridione, vescovo e taumaturgo



San Spiridione era un semplice contadino, sposato e padre di diversi figli. Per la sua fede incrollabile e per lo stile semplice della sua vita fu giudicato degno di diventare un pastore di uomini e venne eletto Vescovo di Tremithus, una città di Cipro. Alcuni sostengono che abbia preso parte al primo Concilio Ecumenico di Nicea del 325 e che operò molti miracoli. Morì intorno ai 348 e più tardi i suoi resti furono trasferiti a Corcira, di cui è divenuto patrono.

Ἀπολυτίκιον


Τῆς Συνόδου τῆς πρώτης ἀνεδείχθης ὑπέρμαχος, καὶ θαυματουργὸς θεοφόρε, Σπυρίδων Πατὴρ ἡμῶν· διὸ νεκρᾷ σὺ ἐν τάφῳ προσφωνεῖς, καὶ ὄφιν εἰς χρυσοῦν μετέβαλες, καὶ ἐν τῷ μέλπειν τὰς ἁγίας σου εὐχάς, Ἀγγέλους ἔσχες συλλειτουργούντάς σοι Ἱερώτατε. Δόξα τῷ σὲ δοξάσαντι Χριστῷ· δόξα τῷ σὲ στεφανώσαντι· δόξα τῷ ἐνεργούντι διὰ σοῦ, πᾶσιν ἰάματα.




martedì 9 dicembre 2014

Riflessione sulla Quaresima del Natale




"Ecco, voi digiunate per litigare, per fare discussioni, e colpite con pugno malvagio; oggi, voi non digiunate in modo da far ascoltare la vostra voce in alto." ( Is. 58:4)

Domani inizia la quaresima di Natale in cui tutto il mondo celebra la venuta del nostro Signore, la Sua Incarnazione per la nostra salvezza. 

Per cui, invito tutti noi a riflettere in questi giorni sul nostro cammino, sui nostri atti, sulle nostri intenzioni .... E sopratutto su cosa abbiamo dato al Signore , Colui che  ha dato la sua vita e anche la nostra per curarla e renderla Santa come l'abbiamo ricevuta  a Sua Immagine e Somiglianza.

Che cosa abbiamo offerto al mondo di quello che abbiamo ricevuto gratuitamente?

Ci siamo mai posti questa domanda? Non penso proprio come anche vorrei essere certo, perchè grazie alla Grazia dello Spirito ci sono ancora quelli chi sono pronti a dare la loro vita per la Gloria del Signore, e non per la loro. Cerchiamo di essere tra questi Che non cercano la loro propria Gloria , perché essi nella loro vita cadranno come le  foglie dell'autunno che volano con il primo vento, e dopo la loro morte spariranno come la neve dell'inverno e nessuno li ricorderà. Lo so che cercare il bene altrui è difficile, ma cerchiamo almeno in questi giorni di infrangere  questo specchio di falsità e cerchiamo di fare il nostro meglio per l'altro, rendendosi  disponibili come segno per la Via Della Pace e  dell'Amore fino a sacrificarci per l'altro. È ciò per  cui nostro Signore si è fatto uomo, per insegnarci quello che non abbiamo mai superato nella nostra natura e ci tenta ogni giorno, l'arroganza, la superbia, la ricchezza, il potere... Tutte queste cose che Lui stesso ha vissuto per insegnarci il modo di superarli. Basta leggere ciò Che è stato scritto per imparare. Perchè la nostra natura ama imparare dall'esperienza degli altri per cui usava citare le scritture dicendo è stato scritto ... Ma io vi dico... insegnandoci e  aggiornandoci su tutto quello che serve per poter proseguire nel cammino verso la Santità. 

Badate che ogni volta che Si rivolgeva a noi, c’è lo diceva perchè l’aveva  vissuto, la povertà, l'immigrazione, la fame... Ha condiviso con noi tutto, non soltanto perché è Dio e sa tutto ciò dei nostri cuori ma perchè ha voluto condividere tutto con noi pure l'ingiustizia che l'ha portato alla Croce.
Per cui subendo l'ingiustizia tal volta fa bene ad altri per cui non dobbiamo rivoltarci ma dobbiamo supportarci l'uno l'altro con pazienza e saggezza, tenendo presente la nostra Croce che sarà l'arca della nostra salvezza. Siate sicuri che senza i nostri fratelli non saremmo mai salvati, perchè il Regno dei Cieli non è come il Regno su questa Terra, ove ognuno cerca di sopraffare il suo fratello per arrivare prima, ma per meritare di arrivare là su devi far passare tanti prima di te, non soltanto ma li devi pure indirizzare verso la via giusta, dando l'esempio che ha dato Cristo. Così sapranno che siamo i suoi discepoli. Allora invito per primo me stesso, e dopo voi di riflettere in questi giorni su come ho vissuto e come vivrò in questi giorni, provando il digiuno per motivo molto pratico, alleggerire il corpo per poter ragionare meglio.


“ Guardate gli uccelli del cielo: non seminano,  né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro  celeste li nutre.” (Mt 6,26)


di Michel Skaf, alunno P.C.G.



venerdì 5 dicembre 2014

6 Dicembre memoria del nostro Santo Padre Nicola il Taumaturgo, Arcivescovo di Mira in Licia.




San Nicola visse sotto Diocleziano e Massimiliano (300). Era un uomo molto saggio e con tante doti, divenne Arcivescovo in Licia. Le sue prediche furono molto pungenti per i governatori di allora, per cui fu arrestato dai capi di Licia e si ritrovò in carcere con altri cristiani. Grazie a Costantino e al suo editto sulla libertà religiosa tutti i cristiani furono liberati, e anche Nicola potrà continuare il suo operato. Un fatto molto importante della sua vita è la sua presenza al Concilio di Nicea (325). La tradizione attribuisce a questo grande santo tanti miracoli, sia quand’era in vita che dopo la morte. Infatti si tramanda che mentre egli si trovava a Costantinopoli tre uomini innocenti furono condannati a morte, costoro si misero a pregare il Signore e San Nicola. In quella notte stessa all’imperatore Costantino apparve in sogno San Nicola, il quale lo ammonì e gli intimò di lasciare liberi i condannati perché erano innocenti. Come il Buon Pastore, anche lui si è preso sempre cura del suo gregge, ed anche dopo la sua morte ha continuato a intercedere ancora di più presso il trono della Santissima Trinità, a far scendere tante benedizioni presso i suoi figli, e a chiunque lo invoca come protettore lo custodisce dal maligno e lo sostiene nella fede. Un fenomeno molto misterioso ancora oggi avviene presso la tomba del santo ed è quello che le sue reliquie si riempiono di una patina, chiamata appunto >. Questo fenomeno avviene da sempre, e secondo le varie testimonianze dei biografi del tempo, sappiamo che subito poco dopo la sua morte in Myra presso la sua tomba il suo corpo si riempì pieno di questa “manna”, e tutti furono concordi nell’esaltarne le taumaturgiche virtù. In seguito a ciò è nata una particolare venerazione e devozione sull’ uso di questa “manna”. Ogni anno, precisamente il 9 Maggio, giorno in cui si ricorda la traslazione delle sue reliquie da Myra a Bari, viene prelevata da un foro posto sulla tomba del santo la preziosa manna. Qualcuno non condividerà questi fenomeni e queste devozioni intorno ai santi, ma grazie a ciò il Signore accorda attraverso i santi, che non sono altro che testimoni dell’esistenza e della potenza di Dio, che agisce in coloro che hanno fatto affidamento totale della propria vita a Colui che è la Via la Verità e la Vita, molti si avvicinano a Dio, e una volta aggrappati a Lui chi ci potrà separare?. Affidiamoci alla preghiera di questo grande pontefice, che ha saputo conformarsi alla Croce di Cristo, e poi soprattutto ha saputo difendere la propria fede che gli è stata trasmessa, cosa che oggi non avviene più, anzi si tende a ridicolizzare tutto quello che riguarda la fede, basta vedere l’andamento della nostra società e le varie sentenze di coloro che governano il mondo. Confidando nell’intercessione di San Nicola, affinché tutti possano comprendere che senza Dio nella nostra vita prima o poi si cadrà nel buio e anche se avessimo tutti i tesori e tutte le comodità di questo mondo sempre ci mancherà qualcosa nella nostra vita perché Lui e solo Lui è il bello in noi. A Colui che era che è e che sarà lode onore e gloria nei secoli dei secoli. Amìn.
**Sei divenuto, o Nicola fervidissimo difensore della Chiesa di Cristo, distruggendo con franchezza le empie dottrine delle eresie; e ti sei mostrato a tutti come regola dell’ortodossia, intercedi dunque per tutti coloro che si fanno guidare dai tuoi divini insegnamenti.

Apolitikion


Κανόνα πίστεως και εικόνα πραότητος εγκρατείας διδάσκαλον ανέδειξέ σε τη ποίμνη σου η των πραγμάτων αλήθεια δια τούτω εκτείσω τη ταπεινώσει τα υψηλά τη πτωχεία τα πλούσια. Πάτερ ιεράρχα Νικόλαε, πρέσβευε Χριστώ τω Θεώ σωθήναι τας ψυχάς ημών".

Regola di fede e immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza. Padre Gerarca Nicola, prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

martedì 2 dicembre 2014

San Saba, l’uomo santificato



Uomo di comunione con Dio e con i fratelli

            Il beato papa Paolo VI tra il 1964 e 1965 compì due gesti profetici nel rapporto con le Chiese ortodosse di tradizione bizantina: la restituzione (potremmo dire la traslatio) delle reliquie di sant’Andrea apostolo a Patrasso e del monaco san Saba al monastero che porta il suo nome nel deserto presso Betlemme. Nel 2004 san Giovanni Paolo II restituiva alla sede patriarcale di Costantinopoli, nelle mani del patriarca ecumenico Bartolomeo I, le reliquie di san Gregorio di Nazianzo e san Giovanni Crisostomo. Gli Apostoli e i Padri venerati nelle loro reliquie che diventano testimoni, martiri del cammino verso la piena comunione tra le Chiese cristiane di Oriente ed Occidente.
            La figura del monaco san Saba (+532) è molto venerata in Oriente ed è una delle personalità più importanti nello sviluppo del monachesimo nella Palestina. Nato in Cappadocia verso il 439, inizia nella Palestina un percorso di vita monastica che va dal cenobitismo all’eremitismo. Verso il 478 fonda la Grande Laura, centro monastico destinato a svolgere un ruolo importante nello sviluppo del monachesimo della regione e nella fedeltà alla confessione cristologica calcedoniana. Saba muore il 5 dicembre del 532, data della sua festa nel calendario bizantino. I testi dell’ufficiatura della festa mettono in risalto alcuni aspetti della vita di san Saba, aspettiche diventano quasi l’icona del monaco e di ogni cristiano. La vita di Saba come monaco e padre di monaci si fa presente nei testi liturgici con due immagini che lo cantano come abitante e come colonizzatore del deserto: “Hai fatto del deserto una città dove si vive se­condosapienza, o splendore dei padri, Saba, padre no­stro di mente divina, e lo hai reso paradiso spirituale, co­per­to di fiori divini: la molti­tu­dine dei monaci…”. La vita di san Saba come monaco e padre di monaci, ne fa un uomo di comunione col cielo e con le schiere celesti e quindi uomo di intercessione: “Saba di mente divina, simile agli angeli, compagno dei santi, consorte dei profeti, coe­rede dei martiri e degli apostoli, ora che abiti la luce senza tramonto… sup­plica Cristo… perché siano donate alla Chiesa la con­cordia, la pace e la grandemisericordia”.La stessa vita di Saba come monaco ne fa anche un uomo di comunione con i monaci, con gli uomini. Per loro diventa modello ed esempio: “Saba beatissimo, lampada inestinguibile della con­ti­nenza, tersissimo luminare dei monaci, ri­splen­dente per i fulgori della carità, torre inconcussa della pa­zien­za… te­so­ro di guarigioni, vero colonizzatore del deserto… torcia che sorge sul mare del mondo, per guidare i popoli al porto divino… gui­da dei monaci… implora Cristo, per­ché siano donate alla Chiesa la concordia, la pace e la grande misericordia”. Questi due aspetti saranno, nella tradizione monastica cristiana due pilastri dell’essere e vivere come monaco: la comunione con Dio e con gli uomini.
            Nei testi liturgici della festa, la vita monastica è presentata quasi come una nuova nascita, e riprendendo Genesi 1,26 come una nuova creazione. Uno dei tropari infatti canta Saba come monaco / uomo nuovo, integro nell’immagine e ricreato nella somiglianza di Dio, pervenuto alla contemplazione della Trinità: “Custodita illesa in te l’immagine di Dio, ma reso l’intelletto signore delle passioni…,mediante l’ascesihai rag­giunto per quanto possibile la somi­glianza: poiché, fa­cendo coraggiosamente violenza alla natura, ha assoggettato la carne allo spirito. Sei così divenuto eccelso fra i monaci, colonizzatore del deserto, allenatore di quelli che com­pio­no bene la corsa… E ora nei cieli, venuti meno ormai gli specchi, contempli puramentela santa Trinità…”.
            Altri testi presentano Saba, e ogni monaco, con l’immagine del carbone ardente, acceso dallo Spirito Santo e quindi diventato teoforo, ricettacolo del dono di Dio: “Ti sei mostrato al mondo quale carbone divinamente splen­dente, per essere stato a contatto col fuoco, o Saba, teoforo dello Spirito, facendo risplendere le anime di quan­ti con fede a te si accostano… gui­dan­­doli alla luce senza tramonto…”. Saba è quindi portatore di Dio e pienamente configurato con Cristo che raggiunge, con l’immagine della scala di Giacobbe, nella salita della vita ascetica: “La tua vita è stata chiaramente una scala che raggiunge il cielo, o uomo di mente divina: e con essa ti sei sollevato alle altezze, e hai ottenuto di unirti al Cristo sovrano, o bea­tissimo, con l’intelletto risplen­dente per i fulgori che da lui promanano; illuminato dai suoi bagliori, hai ricevuto lo stesso splendore degli angeli…”.Il dono delle lacrime nella compunzione, diventa fonte di fertilità per il deserto; questo è uno degli aspetti che troviamo presenti nei testi di tradizione monastica; ed il tropario della festa di san Saba ne è un bel esempio: “Con lo scorrere delle tue lacrime, hai reso fertile la sterilità del deserto; e con gemiti dal pro­fondo, hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra…”.
            San Saba abitante e colonizzatore del deserto, configurato col Cristo, intercessore presso Cristo. Icona di san Sabache la tradizione bizantina ci disegna nell’innografia liturgica con delle immagini –servitore, compagno, consorte- che indicano la piena parresia con le realtà del cielo: “Noi, folle di monaci, ti onoriamo come guida, padre nostro Saba, perché grazie a te abbiamo imparato a cam­minare per la via veramente retta. Beato sei tu che hai servito Cristo, diventato com­pagno degli angeli, consorte dei santi e dei giusti…”.


P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma