domenica 14 agosto 2011

Transito della Beata Vergine Maria




di San Melitone di Sardi

[1, 1] Melitone, servo di Cristo, vescovo della Chiesa di Sardi, ai venerabili fratelli nel Signore con i quali siamo in pace, salute!

Spesso ricordo di avere scritto a proposito di un certo Leucio che visse con noi assieme agli apostoli, ma poi con un sentimento estraneo ed animo temerario si allontanò dalla via della giustizia e inserì nei suoi scritti molte notizie sulle gesta degli apostoli: molte e diverse cose scrisse sui loro miracoli, ma disse molte cose false sulla loro dottrina asserendo che avevano insegnato diversamente da quanto è in realtà e volendo sostenere quasi con le loro parole le sue pestifere argomentazioni. Né questo gli bastò: con linguaggio empio corruppe la stessa narrazione del transito della beata sempre vergine Maria Madre di Dio tanto che non solo non è permesso leggerla in chiesa, ma non è lecito neppure ascoltarla. A voi dunque che ce lo domandate, alla fraternità vostra, scriveremo così semplicemente quanto abbiamo udito dall’apostolo Giovanni, non credendo ai dogmi strani che pullulano tra gli eretici, ma al Padre nel Figlio al Figlio nel Padre nella Trinità delle persone pur restando indivisa la natura divina, né credendo alla creazione di due nature umane, una buona e l’altra cattiva, ma ad un’unica natura buona creata dal Dio buono, viziata dalla colpa per inganno del serpente e restaurata per la grazia di Cristo.

[2, 1] Quando il Signore e Salvatore Gesù Cristo pendeva dal legno della croce ove era stato affisso con chiodi per la vita di tutto il mondo, vide sua madre diritta presso la croce e Giovanni evangelista da lui prediletto su tutti gli altri apostoli in quanto era il solo corporalmente vergine. A lui egli affidò la cura della santa Maria. A lui disse: “Ecco tua madre!”. Ed a lei: “Ecco tuo figlio!”. [2] Da allora la santa Madre di Dio restò sotto la speciale cura di Giovanni per tutto il tempo della sua ulteriore dimora quaggiù. Quando poi gli apostoli andarono per il mondo a predicare secondo la sorte che era loro toccata, lei restò in casa dei genitori di lui presso il monte degli Ulivi.

[3, 1] Nel secondo anno dunque dopo che Cristo, vinta la morte, era salito in cielo, presa da un ardente desiderio di Cristo, tutta sola nella sua cella, Maria si mise a piangere. Ed ecco un angelo di grande splendore apparve davanti a lei con l’aspetto fulgido e proferì queste parole di saluto: “Salve, benedetta dal Signore! Ricevi la salvezza di colui che, per mezzo dei profeti, mandò la salvezza a Giacobbe. Ecco, disse, un ramo di palma: te l’ho portato dal paradiso del Signore; lo farai portare di qui a tre giorni davanti al tuo feretro, allorché sarai assunta dal corpo. Ecco che tuo figlio ti aspetta con i troni, gli angeli e tutti gli eserciti celesti”.

[2] Maria disse allora all’angelo: “Ti chiedo che siano riuniti qui da me tutti gli apostoli del Signore Gesù Cristo”. L’angelo rispose: “Proprio oggi per opera del mio Signore Gesù Cristo verranno da te tutti gli apostoli”. E Maria a lui: “Ti prego di fare scendere su di me la tua benedizione affinché nell’ora in cui la mia anima esce dal corpo non mi venga incontro alcuna potenza infernale ed affinché io non veda il principe delle tenebre”. E l’angelo a lei: “La potenza infernale non ti nuocerà! Il Signore tuo Dio del quale io sono ministro e ambasciatore, ti ha dato una benedizione eterna. Non credere ch’io ti possa concedere la facoltà di non vedere il principe delle tenebre: egli dipende da colui che tu hai portato nel tuo seno. È in suo potere per tutti i secoli dei secoli”. E, così dicendo, si allontanò con grande splendore, ma quella palma restò sfolgorante di luce.

[3] Maria allora si svestì e poi indossò gli abiti migliori, prese la palma avuta dalla mano dell’angelo, uscì verso il monte degli Ulivi e iniziò a pregare: “Se tu non avessi avuto misericordia di me, io non sarei stata degna, Signore, di riceverti; tuttavia ho custodito il tesoro che mi hai affidato. Ti chiedo perciò, re della gloria, che la potenza della Geenna non mi faccia del male. Se al tuo cospetto tremano ogni giorno i cieli e gli angeli, tanto più l’uomo che è fatto di terra e che non ha nulla di buono se non nella misura in cui l’ha ricevuto dalla tua generosità. Tu, Signore, sei il Dio benedetto per sempre nei secoli”. Così dicendo se ne ritornò a casa sua.

[4, 1] Improvvisamente, una domenica all’ora terza del giorno, mentre san Giovanni predicava in Efeso, vi fu un grande terremoto, una nube lo sollevò, lo tolse dagli occhi di tutti e lo portò davanti alla porta della casa ove era Maria. Batté alla porta e subito entrò. Al vederlo, Maria ne ebbe gran gioia e disse: “Figlio mio Giovanni, ti prego di ricordarti delle parole con cui il mio Signore Gesù Cristo mi ha affidato a te. Di qui a tre giorni abbandonerò il corpo e ho udito degli Ebrei che si consultavano dicendo: "Aspettiamo il giorno in cui morirà colei che portò quel seduttore, e poi bruceremo il suo corpo nel fuoco"”.

[2] Chiamò dunque San Giovanni, l’introdusse nella cella gli mostrò il vestito per la sua sepoltura e la palma splendente che aveva ricevuto dall’angelo, raccomandandogli che fosse portata davanti alla sua lettiga durante il trasporto nella tomba.

[5, 1] San Giovanni le rispose: “Da solo, come potrò farti le esequie se non verranno i fratelli e coapostoli del mio Signore Gesù Cristo per rendere onore al tuo corpicino?”.

Ed ecco che improvvisamente, per ordine di Dio, dai luoghi ove predicavano la parola di Dio, tutti gli apostoli furono sollevati in una nube, portati via e deposti davanti alla porta della casa nella quale abitava Maria. Salutandosi l’un l’altro, si stupivano e dicevano: “Per qual motivo il Signore ci ha radunati tutti qui?”.

[6, 1] Allora gli apostoli, pieni di gioia, elevarono tutti insieme la loro preghiera, e appena pronunciarono l’"Amen" giunse il beato Giovanni e disse loro tutto.

Entrati in casa, gli apostoli videro Maria e la salutarono: “Benedetta tu dal Signore che fece il cielo e la terra!”. E lei: “Pace a voi, dilettissimi fratelli! Come siete giunti qui?”. E raccontarono come ognuno era stato sollevato in una nube dallo spirito di Dio e deposto là.

[2] Lei rispose: “Dio non mi ha privato della vostra presenza. Ecco ch’io sto per intraprendere la via di tutta la terra, e non dubito che ora il Signore vi ha condotto qui per darmi sollievo nelle tribolazioni che stanno per colpirmi. Or dunque, ve ne prego, vegliamo tutti insieme ininterrottamente fino al momento in cui il Signore verrà ed io mi separerò dal corpo”.

[7, 1] Le si sedettero intorno, consolandola, e passarono tre giorni lodando Dio. Nel terzo giorno, verso l’ora terza, tutti quelli che si trovavano nella casa furono colpiti da sopore e nessuno poté restare sveglio ad eccezione degli apostoli e di tre vergini che si trovavano là.

[2] Venne improvvisamente il Signore Gesù Cristo con una grande moltitudine di angeli e sul luogo si diffuse un grande splendore, mentre gli angeli cantavano un inno e lodavano il Signore. Allora il Salvatore disse: “Vieni, preziosissima perla, entra nella dimora della vita eterna”.

[8, 1] Maria si prostrò sul pavimento, adorò Dio e disse: “Sia benedetto il nome della tua gloria, Signore Dio mio, che ti sei degnato di scegliere me, tua ancella, e di affidarmi l’arcano tuo mistero. Ricordati di me, Signore della gloria! Tu sai che ti ho amato con tutto il mio cuore ed ho custodito il tesoro affidatomi. Prendi dunque questa tua serva, liberami dal potere delle tenebre, affinché non abbia ad affrontare alcuno scontro con Satana, né mi veda venire incontro gli spiriti tetri”.

[2] Il Salvatore le rispose: “Quando, inviato dal Padre per la salvezza del mondo, ero sospeso sulla croce, venne da me il principe delle tenebre, ma, non avendo potuto trovare in me alcuna traccia delle sue opere, si allontanò vinto e schiacciato. Quando tu lo vedrai, sarà soltanto in forza della legge del genere umano, in forza di quella legge dalla quale hai il destino della morte. Ma non potrà farti del male, giacché io sono con te per aiutarti. Vieni tranquilla! Ti aspetta la schiera celeste per introdurti nel gaudio del paradiso”.

[3] Mentre il Signore così parlava, Maria s’alzò dal pavimento, si pose a giacere sul suo letto e, ringraziando Dio, spirò.

Gli apostoli videro che la sua anima aveva un candore tale, che nessuna lingua mortale ne può degnamente parlare: per la grandezza e il chiarore della luce superava, infatti, il candore della neve, quello di tutti i metalli, e lo splendore dell’argento.

[9, 1] Il Salvatore disse allora: “Su, Pietro, prendi il corpo di Maria e trasportalo alla parte destra della città, verso Oriente, dove troverai una tomba nuova. Ponetelo lì e aspettate fino a quando verrò da voi”.

[2] Detto questo, il Signore affidò a Michele, preposto al paradiso e principe della stirpe ebraica, l’anima della santa Maria. Gabriele li accompagnava. E subito il Salvatore fu accolto in cielo con gli angeli.

[10, 1] Le tre vergini che erano presenti e vegliavano, presero il corpo della beata Maria e lo lavarono, secondo l’uso funebre.

Una volta svestito dei suoi abiti, quel sacro corpo risplendette di un così grande chiarore che si poteva sì toccare per onorarlo, ma a motivo della luce straordinaria che irradiava era impossibile vederne la bellezza. Solo lo splendore del Signore apparve così grande; e mentre quel corpo mondissimo era lavato non si sentiva nulla, in esso non v’era alcunché di sordido.

[2] Quando fu rivestita con gli abiti mortali, quella luce poco alla volta si oscurò. Il corpo della beata Maria era simile ai fiori del giglio e da esso emanava un profumo così soave che era impossibile trovarne un altro uguale.

[11, 1] Gli apostoli posero quel corpo santo sulla lettiga e si domandavano poi l’un l’altro: “Chi porterà questa palma davanti alla lettiga?”. Giovanni disse a Pietro: “Tu, che ci precedi nell’apostolato, devi portare questa palma davanti alla sua lettiga”. Pietro rispose: “Tra di noi, tu solo sei stato scelto vergine dal Signore, ed hai goduto di un favore così grande da potere posare il capo sul suo petto. E mentre era appeso sul patibolo della croce per la nostra salvezza, di sua bocca, l’affidò a te. Sei tu dunque che devi portare questa palma, noi prenderemo il corpo e lo porteremo fino al luogo dove si trova la tomba”.

[2] Dopo di ciò, Pietro s’alzò e disse: “Prendete il corpo!”. Ed iniziò a cantare: “Israele uscì dall’Egitto, alleluia”.

Tutti gli altri apostoli portavano con lui il corpo della beata Maria, mentre Giovanni portava la palma davanti alla lettiga. Tutti gli apostoli cantavano con soavissima voce.

[12, 1] Ed ecco un nuovo miracolo; sulla lettiga apparve una grande nube simile al grande nimbo che suole accompagnare lo splendore della luna; sulle nubi c’era un esercito di angeli dal quale partiva un cantico soave, e sulla terra risuonava un suono dolcissimo. Dalla città uscì allora una folla di circa quindicimila persone che, piene di ammirazione, dicevano: “Che significa questo suono così soave?”.

[2] Uno rispose loro: “Maria è uscita dal corpo e i discepoli di Gesù cantano lodi attorno a lei”. Guardarono e videro la lettiga circondata da una gloria straordinaria e gli apostoli che cantavano a gran voce.

[3] Ma uno che aveva la carica di principe dei sacerdoti ebrei, pieno di furore e d’ira, disse agli altri: “Ecco il tabernacolo di colui che ha messo lo scompiglio tra di noi e in tutta la nostra stirpe! Che gloria è questa che ha ricevuto?”. E, avvicinatosi, voleva rovesciare la lettiga e buttare a terra il corpo. Ma ecco che, a qualche cubito da lui, le sue mani restarono secche e attaccate alla lettiga. Mentre gli apostoli tenevano la lettiga alzata, una parte di quell’uomo pendeva e l’altra parte era attaccata alla lettiga: gli apostoli camminavano salmodiando e lui si contorceva dal dolore.

Gli angeli che erano sulle nubi colpirono il popolo di cecità.

[13, 1] Quel principe allora gridò: “Ti prego, san Pietro, non disprezzarmi, te ne supplico, proprio ora che mi trovo in così estremo bisogno e soffro terribili tormenti. Ricorda che, quando nel pretorio l’ancella ostiaria ti riconobbe e disse a tutti gli altri di ingiuriarti, io ho parlato bene di te”.

Pietro rispose: “Non ti posso fare altro che questo: se credi di tutto cuore nel Signore Gesù Cristo, che costei ha portato nel suo utero e dopo il parto rimase vergine, la clemenza del Signore, che con larga pietà salva gli indegni, ti darà la salvezza”.

[2] Quello rispose: “Forse che non crediamo? Ma che dobbiamo fare? Il nemico del genere umano ha accecato i nostri cuori e la confusione ha velato il nostro volto affinché non riconosciamo la grandezza di Dio, soprattutto perché abbiamo maledetto Cristo, gridando: "Il suo sangue venga su di noi e sui nostri figli"”.

Pietro allora disse: “Questa maledizione nuocerà a colui che è rimasto infedele, ma a coloro che si rivolgono a Dio, non è negata la misericordia”. Quello rispose: “Credo a tutto ciò che mi dici! Ti prego soltanto di avere pietà di me affinché io non muoia”.

[14, 1] Allora Pietro fece fermare la lettiga e gli disse: “Se crederai con tutto il cuore nel Signore Gesù Cristo, le tue mani si staccheranno dalla lettiga”. Ciò detto, subito le sue mani si staccarono e prese a stare diritto sui suoi piedi, ma le sue braccia erano rigide e il tormento non si era allontanato da lui.

[2] Pietro gli disse: “Avvicinati al corpo, bacia la lettiga e dì: "Credo in Dio e nel Figlio di Dio, Gesù Cristo, che costei ha portato, credo in tutto ciò che mi ha detto Pietro, apostolo di Dio"”. Avvicinatosi, baciò la lettiga e subito disparve da lui ogni dolore e le sue mani furono guarite.

[3] Allora iniziò a benedire Dio abbondantemente e a prendere testimonianze dai libri di Mosè per lodare Cristo, tanto che gli stessi apostoli ne rimasero stupiti e piangevano dalla gioia, lodando il nome del Signore.

[15, 1] Poi Pietro gli disse: “Prendi questa palma dalla mano del nostro fratello Giovanni, entra in città e troverai una grande folla di persone accecate: annunzia loro le grandezze di Dio. Poni questa palma sugli occhi di quanti crederanno nel Signore Gesù Cristo e riacquisteranno la vista, mentre coloro che non crederanno resteranno ciechi”.

[2] Quello fece così e trovò una grande folla di persone accecate che piangeva dicendo: “Guai a noi! Siamo stati assimilati ai Sodomiti colpiti dalla cecità. Altro non ci resta che perire”.

All’udire le parole del principe che era stato guarito, credettero nel Signore Gesù Cristo e, all’imposizione della palma sui loro occhi, riacquistarono la vista. Ma cinque perseverarono nella durezza del loro cuore e morirono. Il principe dei sacerdoti si recò dagli apostoli, restituì la palma e riferì tutte le cose che erano accadute.

[16, 1] Gli apostoli che trasportavano Maria giunsero nella valle di Giosafat, nel luogo che era stato loro indicato dal Signore. La posero in una tomba nuova e chiusero il sepolcro. Poi si sedettero all’ingresso della tomba, come aveva ordinato loro il Signore.

Improvvisamente apparve il Signore Gesù Cristo con una grande moltitudine di angeli tutti risplendenti di grande fulgore, e disse agli apostoli: “Pace a voi!”. Essi risposero: “La tua misericordia sia sopra di noi, Signore, avendo noi sperato in te”.

[2] Allora il Salvatore disse loro: “Prima di salire al Padre mio, a voi che mi avete seguito nella rigenerazione ho promesso che, quando il Figlio dell’uomo siederà sul trono della sua maestà, voi siederete su dodici troni per giudicare le dodici tribù di Israele. Per ordine del Padre mio, tra le tribù di Israele scelsi di abitare in questa. Che volete ora ch’io le faccia?”.

[3] Pietro e gli altri apostoli risposero: "Tu, Signore, ti sei scelto questa ancella come camera nuziale immacolata e noi come tuoi servi nel tuo ministero. Tu, con il Padre e lo Spirito santo, costituenti una sola e uguale divinità ed una infinita potestà, sapevi tutto prima dei secoli. Se dunque con la potenza della tua grazia fosse possibile, a noi tuoi servi parrebbe giusto che come tu, superata la morte, regni nella gloria, così risuscitassi il corpicino di tua madre e la conducessi lieta in cielo”.

[17, 1] Disse allora il Salvatore: “Sia secondo il vostro giudizio!”. Ordinò dunque all’arcangelo Michele di trasportare l’anima della santa Maria. L’arcangelo Michele fece rotolare la pietra dall’ingresso della tomba, ed il Signore disse: “Sorgi, amica mia e mia intima! Tu che non hai accettato la dissoluzione del coito, non passerai attraverso la corruzione del corpo nel sepolcro”.

[2] Maria, risorta immediatamente dal sepolcro, benediceva il Signore e distesa ai piedi del Signore l’adorava dicendo: “Non ti posso degnamente ringraziare, Signore, per gli immensi benefici che tu ti sei degnato di concedere a me tua ancella. Il tuo nome, redentore del mondo, Dio di Israele, sia benedetto nei secoli.

[18, 1] Il Signore la baciò, poi si allontanò affidando la sua anima agli angeli affinché la portassero in paradiso.

Disse agli apostoli: “Pace a voi! Come sono sempre stato con voi, così ancora lo sarò fino alla fine del mondo”. Ciò detto, sollevato da una nube, il Signore entrò in cielo e con lui erano gli angeli che portavano la beata Maria nel paradiso di Dio.

Gli apostoli, presi dalle nubi, ritornarono ognuno nel settore che gli era toccato in sorte per la predicazione, narrando la grandezza di Dio e lodando il Signore nostro Gesù Cristo, che vive e regna con il Padre e lo Spirito santo in unione perfetta, in un’unica sostanza divina, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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