«Quando
digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si
sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in
verità: questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il
capo e lavati la faccia, affinché non appaia agli uomini che tu digiuni,
ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne
darà la ricompensa (Is 58, 3-8).
Inizieremo il nostro
discorso basandoci sul precedente articolo in cui abbiamo parlato del digiuno
come una scelta libero per noi cristiani, e abbiamo presentato il digiuno di
Maria madre di Gesù, come atto previsto anche nella legge islamica ma come un
digiuno obbligatorio, per cui avendo la libertà dei figli di Dio, abbiamo invitato
tutti a digiunare come un atto di ringraziamento.
Ora avendo oltrepassato
la metà della grande Quaresima, vorrei rinvitarvi a riprendere le vostre forze
in mano per godere insieme la bontà e il perdono del Nostro Signore, come le
presenta il testo del Kinonikon della
liturgia dei Presantificati, gustate e
vedete quanto buono il Signore. Un testo patristico, molto profondo
teologicamente ma anche molto ricco per poterlo interpretare in poche parole,
ma in questa frase si nota che il Signore che si rivela per noi, si sacrifica
per i nostri peccati per aiutarci a continuare il cammino quaresimale al fine
di ricompensarci, concedendoci la grazia che ci ridarà la vista, levando il
fango che copre gli occhi delle nostre anime per avere la possibilità di
vederlo vestito di luce come ci lo presenta il dhoxastikon del Sabato Santo, Tu
che porti la Luce come un mantello…
Ieri, Mose ha visto il
Signore, ma era Lui che si è rivelato ad esso vestito di Luce eterna per
rafforzarlo, illuminandogli il cammino e dandogli la speranza nella salvezza.
Oggi siamo tutti invitati a digiunare sforzandoci ad accettarsi l’un l’altro
come siamo, peccatori, deboli e arroganti, aiutandoci l’un l’altro nel cammino
verso il Golgota per crocifiggere i nostri peccati, perdonandoci
vicendevolmente. Là, insieme e con un Unico Grido possiamo dire O Dio sii propizio a me peccatore e abbi
pietà di me, soltanto così possiamo avere la possibilità che ha avuto Mose
sulla montagna di vedere il Signore rivelato ad ognuno di noi.
Tutto ciò avviene
quando ognuno di noi percorre una vita sana nella via retta, raffigurandosi come una candela sulla Via del Signore per
illuminare la strada ai nostri confratelli, che a loro volta fanno lo stesso
seguendo i nostri passi, passi che ognuno di noi è tenuto a seguire dopo aver
partecipato alla Santa Comunione, cioè avendo ricevuto il Cristo in se tramite
la comunione del pane e del vino consacrato, che donano le Energie Divine per raggiungere
il vero scopo, ovverosia essere testimone di Cristo fra la gente. Responsabilità
che tocca ognuno di noi, almeno nei confronti dei nostri concittadini musulmani
sia in Oriente che in Occidente.
Nella stessa Sura, il Corano riporta l’esortazione
del Vangelo per gli digiunanti, invitandogli dicendo: O voi che credete! Quando vi levate per la preghiera, lavatevi il
volto, le mani [e gli avambracci] fino ai gomiti, passate le mani bagnate sulla
testa e lavate i piedi fino alle caviglie . Se siete in stato di impurità,
purificatevi. Se siete malati o in viaggio o uscendo da una latrina o dopo aver
accostato le donne non trovate acqua, fate la lustrazione con terra pulita,
passandola sul volto e sugli avambracci. Ricordate i benefici che Allah vi ha
concessi e il Patto che stringeste con Lui quando diceste: « Abbiamo sentito e
obbediamo ». Temete Allah. Egli conosce quello che è nei cuori. O voi che
credete, siate testimoni sinceri davanti ad Allah secondo giustizia. Non vi
spinga all'iniquità l'odio per un certo popolo. Siate equi: l'equità è consona
alla devozione . Temete Allah. Allah è ben informato su quello che fate. Allah
ha promesso a coloro che credono e compiono il bene, il perdono e un'immensa
ricompensa (Surat Al-Ma'ida, La Tavola Imbandita, vr. 6-9).
Ma non soltanto, il Corano
riporta anche la scena dell’ultima cena, che per noi cristiani è per eccellenza
il segno della Divina Liturgia, in cui s’invoca lo Spirito Santo per la
consacrazione dei Doni, doni che rappresentano l’incarnazione di Cristo, fonte
di vita, tavola imbandita, acqua viva: «Chiunque
beve di quest'acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell'acqua che
io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in
lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna» (Giov. 4,13-14). Leggendo il testo Coranico vediamo anche che
il medesimo punta sulla fede, sui credenti che non dovrebbero aver paura di
chiedere, ma chiedere con fiducia senza nessun dubbio, perché chi mangerà da
questa Tavola Celeste gli si
rafforzerà il cuore, cioè sarà un vero testimone perché è la mano di Dio che gli
appoggia, celebrando con i suoi confratelli perché è un momento di festa. Per
noi cristiani è il momento in cui la Chiesa celebrando la Divina Liturgia,
diventa partecipe alla Liturgia Celeste per celebrare con gli Angeli
l’incarnazione, la morte e la resurrezione del nostro Signore. Quando gli apostoli dissero: «O Gesù, figlio
di Maria, è possibile che il tuo Signore faccia scendere su di noi dal cielo
una tavola imbandita?», disse lui: «Temete Allah se siete credenti» . Dissero:
«Vogliamo mangiare da essa. Così i nostri cuori saranno rassicurati, sapremo
che tu hai detto la verità e ne saremo testimoni ». (Sura Al-Ma'ida, La Tavola
Imbandita, vr.112-113.)
Infine nell’ultimo
versetto coranico, Gesù figlio di Maria
disse: «O Allah nostro Signore, fa' scendere su di noi, dal cielo, una tavola
imbandita che sia una festa per noi- per il primo di noi come per l'ultimo - e
un segno da parte Tua. Provvedi a noi, Tu che sei il migliore dei
sostentatori».(Sura Al-Ma'ida, La Tavola Imbandita, vr.114), vediamo il richiamo
all’Omelia di San Giovanni Crisostomo, che viene letta al momento del saluto
pasquale nella tradizione bizantina, nella quale conferma il Padre della Chiesa
che in qualunque momento arriveremo saremmo pagati lo stesso, Se uno è arrivato all’undicesima ora, non
tema per la sua lentezza: perché il Sovrano è generoso e accoglie l’ultimo come
il primo. Egli concede il riposo a quello dell’undicesima ora, come a chi ha
lavorato sin dalla prima. Dell’ultimo ha misericordia, e onora il primo…la mensa
è ricolma, deliziatevene tutti. Tutti perché siamo tutti figli di Dio,
amico degli uomini e misericordioso chi con la sua morte ci ha liberati.
«Ecco,
vengono i giorni», dice il SIGNORE, «in cui l'aratore s'incontrerà con il
mietitore, e chi pigia l'uva con chi getta il seme; quando i monti stilleranno
mosto e tutti i colli si scioglieranno. Io libererò dall'esilio il mio popolo,
Israele; essi ricostruiranno le città desolate e le abiteranno; pianteranno
vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti. Io
li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io
ho dato loro», dice il SIGNORE, il tuo Dio (Amos, 9, 13-15).
di Michel
Skaf
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