martedì 1 aprile 2014

Riflessione quaresimale




«Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità: questo è il premio che ne hanno.  Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa (Is 58, 3-8).
Inizieremo il nostro discorso basandoci sul precedente articolo in cui abbiamo parlato del digiuno come una scelta libero per noi cristiani, e abbiamo presentato il digiuno di Maria madre di Gesù, come atto previsto anche nella legge islamica ma come un digiuno obbligatorio, per cui avendo la libertà dei figli di Dio, abbiamo invitato tutti a digiunare come un atto di ringraziamento.
Ora avendo oltrepassato la metà della grande Quaresima, vorrei rinvitarvi a riprendere le vostre forze in mano per godere insieme la bontà e il perdono del Nostro Signore, come  le presenta il testo del Kinonikon della liturgia dei Presantificati, gustate e vedete quanto buono il Signore. Un testo patristico, molto profondo teologicamente ma anche molto ricco per poterlo interpretare in poche parole, ma in questa frase si nota che il Signore che si rivela per noi, si sacrifica per i nostri peccati per aiutarci a continuare il cammino quaresimale al fine di ricompensarci, concedendoci la grazia che ci ridarà la vista, levando il fango che copre gli occhi delle nostre anime per avere la possibilità di vederlo vestito di luce come ci lo presenta il dhoxastikon del Sabato Santo, Tu che porti la Luce come un mantello
Ieri, Mose ha visto il Signore, ma era Lui che si è rivelato ad esso vestito di Luce eterna per rafforzarlo, illuminandogli il cammino e dandogli la speranza nella salvezza. Oggi siamo tutti invitati a digiunare sforzandoci ad accettarsi l’un l’altro come siamo, peccatori, deboli e arroganti, aiutandoci l’un l’altro nel cammino verso il Golgota per crocifiggere i nostri peccati, perdonandoci vicendevolmente. Là, insieme e con un Unico Grido possiamo dire O Dio sii propizio a me peccatore e abbi pietà di me, soltanto così possiamo avere la possibilità che ha avuto Mose sulla montagna di vedere il Signore rivelato ad ognuno di noi.     
Tutto ciò avviene quando ognuno di noi percorre una vita sana nella via retta, raffigurandosi  come una candela sulla Via del Signore per illuminare la strada ai nostri confratelli, che a loro volta fanno lo stesso seguendo i nostri passi, passi che ognuno di noi è tenuto a seguire dopo aver partecipato alla Santa Comunione, cioè avendo ricevuto il Cristo in se tramite la comunione del pane e del vino consacrato, che donano le Energie Divine per raggiungere il vero scopo, ovverosia essere testimone di Cristo fra la gente. Responsabilità che tocca ognuno di noi, almeno nei confronti dei nostri concittadini musulmani sia in Oriente che in Occidente.        
Nella stessa Sura, il Corano riporta l’esortazione del Vangelo per gli digiunanti, invitandogli dicendo: O voi che credete! Quando vi levate per la preghiera, lavatevi il volto, le mani [e gli avambracci] fino ai gomiti, passate le mani bagnate sulla testa e lavate i piedi fino alle caviglie . Se siete in stato di impurità, purificatevi. Se siete malati o in viaggio o uscendo da una latrina o dopo aver accostato le donne non trovate acqua, fate la lustrazione con terra pulita, passandola sul volto e sugli avambracci. Ricordate i benefici che Allah vi ha concessi e il Patto che stringeste con Lui quando diceste: « Abbiamo sentito e obbediamo ». Temete Allah. Egli conosce quello che è nei cuori. O voi che credete, siate testimoni sinceri davanti ad Allah secondo giustizia. Non vi spinga all'iniquità l'odio per un certo popolo. Siate equi: l'equità è consona alla devozione . Temete Allah. Allah è ben informato su quello che fate. Allah ha promesso a coloro che credono e compiono il bene, il perdono e un'immensa ricompensa (Surat Al-Ma'ida, La Tavola Imbandita, vr. 6-9).
Ma non soltanto, il Corano riporta anche la scena dell’ultima cena, che per noi cristiani è per eccellenza il segno della Divina Liturgia, in cui s’invoca lo Spirito Santo per la consacrazione dei Doni, doni che rappresentano l’incarnazione di Cristo, fonte di vita, tavola imbandita, acqua viva: «Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo;  ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna» (Giov. 4,13-14).  Leggendo il testo Coranico vediamo anche che il medesimo punta sulla fede, sui credenti che non dovrebbero aver paura di chiedere, ma chiedere con fiducia senza nessun dubbio, perché chi mangerà da questa Tavola Celeste gli si rafforzerà il cuore, cioè sarà un vero testimone perché è la mano di Dio che gli appoggia, celebrando con i suoi confratelli perché è un momento di festa. Per noi cristiani è il momento in cui la Chiesa celebrando la Divina Liturgia, diventa partecipe alla Liturgia Celeste per celebrare con gli Angeli l’incarnazione, la morte e la resurrezione del nostro Signore. Quando gli apostoli dissero: «O Gesù, figlio di Maria, è possibile che il tuo Signore faccia scendere su di noi dal cielo una tavola imbandita?», disse lui: «Temete Allah se siete credenti» . Dissero: «Vogliamo mangiare da essa. Così i nostri cuori saranno rassicurati, sapremo che tu hai detto la verità e ne saremo testimoni ». (Sura Al-Ma'ida, La Tavola Imbandita, vr.112-113.)
Infine nell’ultimo versetto coranico, Gesù figlio di Maria disse: «O Allah nostro Signore, fa' scendere su di noi, dal cielo, una tavola imbandita che sia una festa per noi- per il primo di noi come per l'ultimo - e un segno da parte Tua. Provvedi a noi, Tu che sei il migliore dei sostentatori».(Sura Al-Ma'ida, La Tavola Imbandita, vr.114), vediamo il richiamo all’Omelia di San Giovanni Crisostomo, che viene letta al momento del saluto pasquale nella tradizione bizantina, nella quale conferma il Padre della Chiesa che in qualunque momento arriveremo saremmo pagati lo stesso, Se uno è arrivato all’undicesima ora, non tema per la sua lentezza: perché il Sovrano è generoso e accoglie l’ultimo come il primo. Egli concede il riposo a quello dell’undicesima ora, come a chi ha lavorato sin dalla prima. Dell’ultimo ha misericordia, e onora il primo…la mensa è ricolma, deliziatevene tutti. Tutti perché siamo tutti figli di Dio, amico degli uomini e misericordioso chi con la sua morte ci ha liberati.
«Ecco, vengono i giorni», dice il SIGNORE, «in cui l'aratore s'incontrerà con il mietitore, e chi pigia l'uva con chi getta il seme; quando i monti stilleranno mosto e tutti i colli si scioglieranno. Io libererò dall'esilio il mio popolo, Israele; essi ricostruiranno le città desolate e le abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti. Io li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro», dice il SIGNORE, il tuo Dio (Amos, 9, 13-15).

di Michel Skaf


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