La Quaresima nella tradizione Bizantina
PER NON RENDERE INUTILE IL DIGIUNO
di Manuel Nin
di Manuel Nin
"Digiunando
dai cibi, anima mia, senza purificarti dalle passioni, invano ti rallegri per
l'astinenza, perché se essa non diviene per te occasione di correzione, sei in
odio a Dio come menzognera e ti rendi simile ai perfidi demoni che non si
cibano mai. Non rendere dunque inutile il digiuno peccando, ma rimani
irremovibile sotto gli impulsi sregolati, facendo conto di stare presso il
Salvatore crocifisso, o meglio di essere crocifissa insieme a Colui che per te
è stato crocifisso, gridando a lui: ricordati di me Signore, quando
verrai nel tuo regno". Questo tropario della terza settimana della
pre-quaresima nella tradizione bizantina, riassume in modo incisivo quello che
è il periodo quaresimale di qualsiasi tradizione cristiana: il digiuno e l'astinenza
sono vani se non corrispondono a una vera conversione del cuore.
Nella
tradizione bizantina il periodo di dieci settimane che precede la Pasqua viene
chiamato Triodion - nome che indica le tre odi bibliche cantate
nell'ufficiatura mattutina - e comprende la pre-quaresima e la quaresima. Il
periodo pre-quaresimale è comune a tutte le tradizioni liturgiche cristiane,
dal Triodion bizantino, al Digiuno dei niniviti siriaco, al Digiuno di Giona
dei copti, alla Settuagesima nell'antica tradizione latina.
La quaresima bizantina vera e propria comprende quaranta giorni - dal lunedì della prima settimana al venerdì prima della domenica delle Palme - e svolge le settimane dal lunedì alla domenica, presentando il cammino settimanale verso la domenica a modello della stessa quaresima verso la Pasqua. Inoltre fa una chiara distinzione tra il sabato e la domenica e gli altri giorni: nei primi si celebra la Divina liturgia (domenica con l'anafora di san Basilio, sabato con quella di san Giovanni Crisostomo), mentre nei giorni feriali solo l'ufficiatura delle ore, con l'aggiunta durante il vespro del mercoledì e del venerdì della liturgia dei Presantificati, cioè la comunione con il Corpo e il Sangue del Signore consacrati la domenica precedente.
La quaresima bizantina vera e propria comprende quaranta giorni - dal lunedì della prima settimana al venerdì prima della domenica delle Palme - e svolge le settimane dal lunedì alla domenica, presentando il cammino settimanale verso la domenica a modello della stessa quaresima verso la Pasqua. Inoltre fa una chiara distinzione tra il sabato e la domenica e gli altri giorni: nei primi si celebra la Divina liturgia (domenica con l'anafora di san Basilio, sabato con quella di san Giovanni Crisostomo), mentre nei giorni feriali solo l'ufficiatura delle ore, con l'aggiunta durante il vespro del mercoledì e del venerdì della liturgia dei Presantificati, cioè la comunione con il Corpo e il Sangue del Signore consacrati la domenica precedente.
La quaresima bizantina è un periodo molto
ricco nella scelta dei testi biblici: salmi, letture; nell'innografia e
nelle letture dei padri. I testi innografici si soffermano soprattutto sul tema
dell'anima umana, dominata dal peccato, che trova per mezzo della quaresima la
possibilità della salvezza. Nelle quattro domeniche della pre-quaresima
troviamo i grandi temi che segneranno il percorso quaresimale: l'umiltà
(domenica del pubblicano e del fariseo); il ritorno a Dio misericordioso
(domenica del figlio prodigo); il giudizio finale (domenica di carnevale), il
perdono (domenica dei latticini). In quest'ultima domenica viene commemorata
l'espulsione di Adamo dal paradiso: Adamo, creato da Dio per vivere in
comunione con lui nel paradiso, a causa del peccato ne è stato cacciato, ma
nella quaresima comincia il cammino di ritorno che culminerà quando Cristo
stesso, nel mistero pasquale, scende negli inferi e gli dà la sua mano per
levarlo dalla morte e riportarlo in paradiso, che viene quasi personificato
nella preghiera della Chiesa. Alla fine del vespro della quarta domenica
si celebra il rito del perdono con cui si inizia la quaresima.
La quaresima dura quaranta giorni, con
cinque domeniche. In ciascuna di esse vediamo un doppio aspetto: da una
parte le letture bibliche che preparano al battesimo, dall'altra gli aspetti
storici o agiografici. Nella domenica dell'ortodossia la vocazione di Filippo e
Natanaele è modello della vocazione di ogni essere umano e si celebra il
trionfo dell'ortodossia sull'iconoclasmo e il ristabilimento della venerazione
delle icone. Nella domenica di san Gregorio Palamas si ricorda la fede del
paralitico guarito da Cristo. La domenica dell'esaltazione della santa Croce è
dedicata alla venerazione della Croce vittoriosa di Cristo, portata
solennemente al centro della chiesa e venerata dai fedeli per tutta la
settimana come segno di vittoria e di gioia, non di sofferenza. Nella domenica
di san Giovanni Climaco, modello di ascesi, si celebra la guarigione
dell'indemoniato, e in quella di santa Maria Egiziaca, modello di pentimento,
l'annuncio della risurrezione. Il sabato della quinta settimana si canta l'inno
Akathistos, ufficiatura dedicata alla Madre di Dio.
La sesta e ultima settimana di quaresima, chiamata delle Palme, ha come
centro la figura di Lazzaro, l'amico del Signore, dal momento della malattia,
fino alla morte e alla sua risurrezione. I testi liturgici ci fanno avvicinare
a quello che si manifesterà pienamente nei giorni della Settimana santa, cioè
la filantropia di Dio manifestata in Cristo, il suo amore reale e concreto per
l'uomo. Tutta la settimana viene inquadrata nella contemplazione dell'incontro
ormai vicino tra Gesù e la morte, quella dell'amico per primo, quella propria
la settimana dopo. I testi liturgici riescono a coinvolgerci in questo cammino
di Gesù verso Betania, verso Gerusalemme.
Nella liturgia bizantina non siamo mai
spettatori, ma sempre partecipanti e concelebranti, presenti nella liturgia e
nell'evento di salvezza che la liturgia celebra. Col vespro del sabato di
Lazzaro si conclude il periodo quaresimale.Lungo
l'intera quaresima, la tradizione bizantina recita alla fine di tutte le ore
dell'ufficiatura la preghiera attribuita a sant'Efrem il Siro, che riassume il
cammino di conversione di ogni cristiano: "Signore e sovrano della
mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, d'indolenza, di superbia, di
vaniloquio. Dà a me, tuo servitore, uno spirito di sapienza, di umiltà, di pazienza
e di amore. Sì, Signore e re, dammi di vedere i miei peccati e di non
condannare mio fratello, perché tu sei benedetto nei secoli".
(l'Osservatore Romano 25 febbraio 2009)
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