sabato 22 maggio 2010

La Pentecoste nella tradizione bizantina



Per mezzo dello Spirito i pescatori diventano sapienti teologi…

La solennità della Pentecoste ci porta a vivere nuovamente il dono gratuito dello Spirito Santo, la nascita della Chiesa, la nascita della nostra vita in Cristo. Una delle opere di Nicola Cabasilas, teologo bizantino del XIV secolo, porta precisamente come titolo La vita in Cristo e non è altro che un commento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima ed eucaristia, ed anche della consacrazione dell’altare, applicati alla vita del credente; per ogni cristiano, la vita in Cristo è la vita nella Chiesa, la vita -il dono dello Spirito- che ci viene dato per mezzo dei sacramenti. In tutte le liturgie orientali si sottolinea, in ognuno dei sacramenti, il ruolo dello Spirito Santo e quindi l’importanza dell’epiclesi, della sua invocazione in vista alla santificazione del pane e del vino, dell’acqua, dell’olio... Ogni ora di preghiera, poi, nella tradizione bizantina, inizia con un’invocazione dello Spirito che è sempre presente, ed ovunque... La Pentecoste come festa liturgica, si celebra cinquanta giorni dopo la Pasqua, ed è una delle feste più antiche del calendario cristiano. Ne parlano Tertulliano ed Origene nel III secolo come feste annuali, e già nel IV secolo fa parte del patrimonio teologico/liturgico delle diverse Chiese: Egeria ne indica la celebrazione a Gerusalemme; poi abbiamo dei testi dei Cappadoci e di altri autori cristiani. Infine Romano il Melode, nel VI sec., ne compone diversi kontakia. Nei testi dell’ufficiatura vediamo ripetutamente il tema del rinnova­mento, del cambiamento adoperato nel cuore degli uomini per mezzo dello Spirito: lo Spirito santo: fa scaturire le profezie, ordina i sacerdoti, ha insegnato la sapienza agli illetterati, ha reso teologi i pescatori, tiene saldo tutto l’armonico ordinamento della Chiesa…. Sempre nei testi del vespro troviamo diverse confessioni trinitarie -la Pentecoste è una festa, una teofania, soprattutto trinitaria; mai la contemplazione di una delle Persone della Santa Trinità non può dimenticare il mistero che in essa, nella Trinità, si cela, si nasconde. Uno dei tropari del vespro diventa una lettura trinitaria molto profonda dell’inno tre volte santo: Santo Dio, che tutto hai creato mediante il Figlio, con la sinergia del santo Spirito; Santo forte, per il quale abbiamo conosciuto il Padre e per il quale lo Spirito Santo è venuto nel mondo; Santo immortale, o Spirito Paraclito, che dal Padre procedi e nel Figlio riposi. Trinità Santa, gloria a te. Nel vespro ancora si trovano due tropari che poi passeranno ad altri momenti della liturgia bizantina: Abbiamo visto la luce vera, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la fede vera, adorando l’indi­visibile Trinità…, testo che passerà alla Divina Liturgia subito dopo la comunione, a sottolineare il collegamento tra la Pentecoste, il dono dello Spirito e l’eucaristi­a. Quindi il tropario: Re celeste, Paraclito, Spirito di verità… che diventa la preghiera iniziale di tutte le ufficia­ture bizantine. Il vespro ha tre letture dell’Antico Testamento: Nm 11,16-17.24-29: lo Spirito mandato sugli anziani del popolo; Gio 2,23-32;3,1-5 -la venuta dello Spirito citato poi a Atti 2,17; Ez 36,24-28 -il rinnovamen­to di tutti i popoli per opera dello Spirito. Il dono dello Spirito che rinnova i discepoli, che rinnova tutta la Chiesa, viene sottolineato anche dal tropario proprio della festa: Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro lo Spirito Santo, e per mezzo loro hai preso nella rete l’uni­ver­so. Amico degli uomini, gloria a te. Per quanto riguarda la liturgia del giorno, accenno alle tre grandi preghiere delle genuflessioni fatte al vespro della domenica, spesso celebrato senza soluzione di continuità alla fine della Divina Liturgia. Si tratta di tre preghiere che hanno quasi la forma di prefazi liturgici dove si evoca il mistero di Dio e tutto quello che Lui ha fatto per la redenzione dell’uomo: Signore immacolato, incorruttibile, infinito, invisibile, inaccessibile, inesprimibile, immutabile... incommensurabile... immortale... Dio Padre del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: il quale per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, prese carne dallo Spirito dalla Vergine Maria... dà al tuo popolo la pienezza del tuo amore... santificaci per la potenza della tua mano... Queste preghiere vengono recitate in ginocchio non tanto in carattere penitenziale, bensì per indicare il momento fortemente epicletico di dono ed accoglienza dello Spirito Santo. La celebrazione della Pentecoste come teofania trinitaria, la celebrazione della Pentecoste come dono dello Spirito oggi alla Chiesa, ad ogni cristiano, ad ognuno di noi. Il dono dello Spirito è un dono a tutto il popolo di Dio; gli Atti degli Apostoli dicono che tutti erano ripieni di Spirito Santo (At 2,4), tutti i battezzati diventiamo pneumatofori. Il dono dello è un dono di unità; gli Atti degli Apostoli sottolineano la unità tra i credenti, la Pentecoste è vista come la controparte della torre di Babele; lo Spirito Santo porta unità, ci fa capaci di parlare ad una sola voce. Il dono dello Spirito è pure un dono di diversità; gli Atti degli Apostoli indicano che le lingue di fuoco scesero sopra ognuno dei presenti; la Pentecoste non abolisce la diversità ma fa che questa diversità, questo essere noi stessi, come siamo e con le nostre particolarità, cessi di essere motivo di separazione. Infine l’icona della Pentecoste è un’icona liturgica; gli apostoli sono radunati come nella celebrazione della liturgia, attorno al trono vuoto, preparato per Cristo. La presenza di Pietro e Paolo nell’icona indica la presenza di tutta la Chiesa radunata dallo Spirito. La Chiesa nasce in una situazione di profonda comunione tra gli apostoli, in un contesto di cui dovrebbe scaturirne anche la comunione per tutta la Chiesa, per tutto il mondo.

P. Manuel Nin, rettore

P.C. G

reco

Απολυτίκιο Πεντηκοστής







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