lunedì 7 giugno 2010

Visita di Benedetto XVI a Cipro



Un ruolo di pacificazione tra cattolici ed ortodossi

Vogliamo dichiarare di comune accordo la nostra sincera e ferma disposizione, in obbedienza alla volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, ad intensificare la ricerca della piena unità fra tutti i cristiani". Questo affermavano Benedetto XVI e il primate della Chiesa ortodossa autocefala di Cipro Chrysostomos II nella dichiarazione comune che concludeva la visita dell'arcivescovo a Roma (12-19 giugno 2007). In particolare essi esprimevano il desiderio delle fraterne relazioni nell'isola fra cattolici e ortodossi e il progresso del dialogo teologico generale cattolico-ortodosso. "Desideriamo - aggiungevano - che i fedeli cattolici e ortodossi di Cipro vivano fraternamente e nella piena solidarietà fondata sulla comune fede nel Cristo risorto. Vogliamo inoltre sostenere e promuovere il dialogo teologico, che attraverso la competente commissione internazionale si appresta ad affrontare le questioni più ardue che hanno segnato la storia della divisione. È necessario raggiungere un sostanziale accordo per la piena comunione nella fede, nella vita sacramentale e nell'esercizio del ministero pastorale". Questo orientamento anima e sorregge le relazioni fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Cipro. Ed è in questa atmosfera di positivo impegno che si inserisce la visita che il Papa farà all'arcivescovo Chrysostomos nel contesto del suo viaggio apostolico a Cipro, dal 4 al 6 giugno. La Chiesa di Cipro è una delle 14 Chiese autocefale ortodosse. Essa è di origine apostolica. Annovera fra i suoi fondatori san Barnaba, san Paolo e san Marco. Nel loro viaggio i tre, partiti da Gerusalemme, giunsero a Salamina di Cipro e, attraversata tutta l'isola raggiunsero Paphos, capitale di quella che al tempo era una provincia dell'impero romano. Qui Paolo convertì il governatore, il proconsole Sergio Paolo (cfr. Atti, 13, 6-12). Nell'area archeologica di Paphos si trova la chiesa Aghia Kiriaki Chrysopolitissa, dove giungerà il Papa nel pomeriggio del 4 giugno e lì avrà luogo una celebrazione ecumenica. Segno indicativo delle buone relazioni che intercorrono fra i cristiani a Cipro, è il fatto che quel luogo di culto è stato posto dalla Chiesa ortodossa a disposizione dei cattolici e degli anglicani del luogo e dei pellegrini provenienti dall'estero. Nel IV secolo il cristianesimo aveva raggiunto tutta l'isola. Sant'Epifanio, nato verso il 315, vescovo di Salamina, è stato un paladino del credo niceno e ha lasciato opere come il Panarion e l'Ancoratus (L'ancora della fede), per combattere movimenti settari e devianti e per insegnare la retta fede. Vescovi ciprioti sono stati presenti al I concilio ecumenico di Nicea (325) e la Chiesa di Cipro è stata dichiarata autocefala dal III concilio ecumenico di Efeso (431). L'isola ebbe una vicenda storica travagliata e, per il posto strategico militare e commerciale, ebbe diversi occupanti - arabi, franchi, veneziani, turchi, inglesi - che lasciarono profonde tracce anche nella vita culturale e religiosa (Klitos Ioannides, The Church of Cyprus, Nicosia 1999). Nel secolo VII incominciarono le incursioni arabe. Tra il 688 e il 695 l'imperatore Giustiniano II fece evacuare la popolazione cristiana sistemandola nei pressi dello stretto dei Dardanelli, in una città di nuova fondazione denominata Nea Justiniana, dove ebbe la residenza anche l'arcivescovo di Cipro. Da qui prese origine la consuetudine di aggiungere al titolo del primate di Cipro il nome di quella città fino ai nostri giorni. Sua Beatitudine Chrysostomos, a cui farà visita il Papa, ha il titolo di "arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro".Con la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi (1453) vi fu nell'isola una consistente immigrazione di personaggi costantinopolitani - commercianti, studiosi, artisti - che diedero all'isola un grande impulso creativo e artistico. Inoltre i susseguenti rapporti con il rinascimento italiano e le relazioni con Venezia provocarono a Cipro un movimento culturale fecondo creando anche un proprio stile iconografico. Lo studioso Athanasios Papageorghiou (Icons of Cyprus, Nicosia 1992) lo indica come "periodo di formazione e di evoluzione della scuola postbizantina della pittura a Cipro". Egli parla di una vera e propria "scuola cipriota". La grande quantità di testimonianze artistiche che si incontrano in tutta l'isola e nei suoi musei documentano questa creatività locale come confluenza di apporti diversi. La vita culturale nel Paese è fortemente segnata dalla attiva presenza cristiana cipriota.La Chiesa ortodossa di Cipro è composta da 700.000 fedeli circa, pari al 94 per cento della popolazione. Vi sono anche tre comunità cristiane minoritarie: armena, latina e maronita. I cattolici, latini maroniti, sono pari all'uno per cento della popolazione. Negli ultimi anni vi è una crescente immigrazione, particolarmente di filippini. I cattolici mantengono buoni rapporti con la Chiesa ortodossa, maggioritaria in modo determinante nel Paese. Ed è tra i pochi Paesi a maggioranza ortodossa a cui un Papa fa visita, dopo quella storica in Romania compiuta da Giovanni Paolo II. E qui a Cipro è la prima volta in assoluto che un Papa mette piede, come ha sottolineato il nunzio apostolico, l'arcivescovo Antonio Franco, presentando alla stampa il programma del viaggio. Nella stessa circostanza il rappresentante dell'arcivescovo ortodosso di Cipro ha rilevato che la visita è veramente storica e che essa "segnerà profondamente la storia di Cipro verso gli orizzonti di pace, di convivenza e infine di riconciliazione". La Chiesa ortodossa autocefala è presieduta dall'arcivescovo Chrysostomos che risiede a Nicosia ed è composta da altre 8 diocesi (Paphos, Kition, Kirinèia, Lemessos, Morphos, Costanza, Kykkos e Tilliria, Tamassos e Oreini), i cui metropoliti, assieme ad altri 8 corepiscopi, compongono il Santo Sinodo. La Chiesa di Cipro partecipa attivamente alle iniziative ecumeniche in Medio Oriente, nelle commissioni interortodosse, nell'ambito di consiglio ecumenico delle Chiese. Con la Chiesa cattolica ha mantenuto, con perseveranza, contatti positivi e calorosi, come ha mostrato l'accoglienza generosa e fraterna verso la commissione mista internazionale che ha avuto il suo ultimo incontro proprio a Paphos, dal 16 al 23 ottobre 2009, per trattare il tema, cruciale fra cattolici e ortodossi, del "ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa nel primo millennio". Forse memore di una sparuta manifestazione contro il dialogo ortodosso-cattolico, che aveva avuto luogo in occasione di quell'incontro della commissione mista, il santo Sinodo nella riunione del 16 maggio 2010 ha divulgato una lettera enciclica per richiamare l'importanza della visita del Papa di Roma e il dovere di accoglierlo con rispetto. Ha anche invitato a superare recriminazioni per il passato. "Pensiamo - affermano i membri del Sinodo - che non possiamo rimanere legati al passato, specialmente in un mondo in cui i cristiani rischiano di diventare minoranza. La preghiera del Cristo "che siano una cosa sola" è indirizzata anche a noi". Riferendosi allo stato di divisione dell'isola a causa dell'occupazione turca della parte nord la lettera afferma: "Ci incontreremo con il Papa ed esporremo il tema del sacrilegio delle nostre Chiese e del divieto delle autorità occupanti di occuparci della conservazione e funzionamento di tali chiese". In occasione della visita a Roma dell'arcivescovo Chrysostomos si era già toccato il tema nella stessa dichiarazione comune: "Nel nostro incontro - è scritto infatti nella dichiarazione comune - abbiamo considerato le contingenze storiche in cui vivono le nostre Chiese. In particolare abbiamo esaminato la situazione di divisione e di tensioni che caratterizzano da oltre un trentennio l'isola di Cipro, con i tragici problemi quotidiani che intaccano anche la vita delle nostre Comunità e delle singole famiglie. Le nostre Chiese intendono svolgere un ruolo di pacificazione nella giustizia e nella solidarietà". La Chiesa di Cipro vive vicina e con grande attenzione verso il suo popolo, preoccupata dei problemi di emigrazione, di crisi del lavoro, di secolarizzazione e in positivo della necessità di formazione catechetica per l'intera comunità e teologica specialmente per il clero per una pastorale adeguata ai tempi e nella linea della propria tradizione. Il contatto ecumenico, anche per quest'aspetto offre un aiuto importante. La visita fraterna e solidale del Papa rafforzerà i legami con la Chiesa cattolica e la comune responsabilità cristiana nel mondo di oggi.

di Mons. Eleuterio F. Fortino

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