Varsavia (AsiaNews/Agenzie) - Ieri tutto
il mondo dei media era polarizzato dal processo alle Pussy Riot. Ma la vera
notizia è giunta dalla capitale polacca dove il patriarca russo-ortodosso
Kirill e l'arcivescovo Jozef Michalik, presidente della Conferenza dei vescovi
polacchi, hanno firmato uno storico messaggio comune in cui chiedono ai loro
fedeli di cancellare secoli di violenze e pregiudizi e collaborare per una
società arricchita dalla testimonianza cristiana. Il Messaggio di
riconciliazione è stato posto sotto la protezione della Madre di Dio. Nella
speciale cerimonia fra i due leader, il patriarca Kirill ha donato un'icona
della Madre di Dio di Smolensk; i vescovi polacchi hanno donato a lui un'icona
della Madonna di Czestochowa. La riconciliazione, si afferma, è frutto di
"un sincero dialogo, nella speranza che esso ci aiuterà a guarire le
ferite del passato e superare i reciproci pregiudizi". Il Messaggio
ricorda "l'ostilità e la
lotta", "la divisione e lo scisma", fino alla "dolorosa
esperienza dell'ateismo imposto alle nostre nazioni". In passato la
Polonia è stata spesso invasa dai russi; all'inizio della Seconda guerra
mondiale è stata invasa insieme dai russi e dalla Germania. Dopo la guerra è
passata sotto il controllo sovietico, che ha esercitato un soffocante controllo
su entrambe le comunità. Lo stalinismo ha perfino utilizzato gli ortodossi per
combattere i cattolici. Il documento ricorda le sofferenze di tutti i cristiani
sotto i "regimi atei" (nazismo e comunismo), che hanno
"combattuto tutte le forme di religione e lanciato una guerra particolare
e crudele contro il cristianesimo e le nostre Chiese. Milioni di persone
innocenti sono state trucidate, come ci ricordano i numerosi luoghi di
esecuzione e tombe sul suolo russo e polacco".
Il patriarca e l'arcivescovo chiedono
alle loro comunità di esercitare il perdono, ma affermano che "perdonare
non vuol dire dimenticare. La memoria rappresenta un'importante parte della
nostra identità. Abbiamo anche il dovere della memoria davanti alle vittime del
passato, che sono state torturate fino alla morte e hanno dato la loro vita
credendo in Dio e per la loro patria sulla terra. Perdonare significa
abbandonare vendetta e odio, partecipare nella costruzione dell'armonia e della
fraternità fra i popoli, i nostri popoli e nazioni, come la base per un futuro
pacifico".
Proprio in nome di un futuro di pace, le
due comunità si impegnano nell'evangelizzazione "cercando oggi, nell'era
dell'indifferenza religiosa e del secolarismo, di compiere ogni sforzo affinché
la vita sociale e la cultura delle nostre nazioni non venga privata dei valori
morali principali".
Oltre a predicare la Parola di Dio, ad
affermare la distinzione fra Stato e Chiesa, a sostenere la tolleranza, le due
Chiese vogliono anche impegnarsi in "nuove sfide. Sotto il pretesto del
rispetto per i principi della laicità, o la protezione della libertà di scelta,
i principi morali basati sui comandamenti di Dio vengono emarginati.
Rivendicando l'aborto, l'eutanasia, le unioni dello stesso sesso, presentate
come una forma di matrimonio, [tute scelte] imposte da stili di vita
consumisti, si negano i valori tradizionali e si esclude dalla sfera pubblica i
simboli religiosi".
Con accenni che ricordano l'insegnamento
di Benedetto XVI, il documento ricorda che "spesso facciamo fronte a
manifestazioni ostili verso Cristo, il suo Vangelo e la croce, come pure a
tentativi di emarginare la Chiesa dalla vita pubblica. Una laicità falsamente
concepita prende la forma di un fondamentalismo che di fatto è una forma di
ateismo".
"Noi crediamo - continua il
documento - che non solo il terrorismo e il conflitto armato, ma anche l'aborto
e l'eutanasia sono gravi peccati contro la vita e un danno alla civiltà
contemporanea".
Dopo aver sottolineato il valore della
famiglia come il "buon fondamento di tutta la società", il patriarca
e l'arcivescovo concludono affidando alla protezione della Madre di Dio
"la grande opera di riconciliazione e avvicinamento delle nostre Chiese e
popoli".
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- 18 agosto 2012
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