Oggi
Maria diventa il trono terrestre di Dio.
La presenza della Madre di Dio
nelle tradizioni liturgiche dell'Oriente cristiano è importante ed ha un ruolo
che è legato al suo posto nel mistero della salvezza. Con il nome di “theotokion”,
dal titolo “Theotokos” (Madre di Dio) dato a Maria, si indicano nelle liturgie
orientali, specialmente in quella bizantina, quei testi liturgici che parlano
del mistero della maternità divina di Maria, del suo ruolo nel mistero
dell'Incarnazione del Verbo di Dio. In questi testi, che si trovano sia nell’ufficiatura
delle grandi feste sia in quella dei giorni feriali, troviamo sviluppata e
cantata in forma poetica tutta una vera e propria riflessione di carattere
cristologico e mariologico, ambedue strettamente collegate. Iniziando dalla
festa dell'Incontro del Signore il giorno 2 febbraio, vogliamo mettere in
risalto l’immagine e la figura di Maria delineata in questi “theotokia”. Nella
festa odierna la figura della Madre di Dio è presente in quasi tutti i tropari,
in quanto lei ha un ruolo centrale nella festa, a cominciare dalla scena
evangelica di Lc 2,22ss.
In primo luogo troviamo l’immagine di Maria come colei
che porta Cristo; il ruolo di Maria nella festa odierna è quasi incentrato in
questo portare, reggere il Verbo di Dio incarnato, che viene a sua volta
ricevuto e accolto da Simeone: “L’Antico di giorni, divenuto bambino nella
carne, è portato al santuario dalla Madre Vergine… Simeone, accogliendolo con
gioia, diceva: Ora lascia, o Sovrano, che il tuo servo vada in pace secondo la
tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, o Signore”.
Diversi dei tropari della festa del 2 febbraio quindi riprendono il testo di
Daniele 7,9 in
cui si parla del vegliardo, dell'Antico dei giorni, un versetto che i Padri e
la liturgia stessa hanno letto sempre in chiave cristologica: “L’Antico di
giorni, che un tempo sul Sinai ha dato a Mosè la legge, oggi si mostra
bambino…”. Colui che la visione del profeta vede come un vegliardo “Antico dei
giorni” adesso appare “Bambino nuovo” ai due vegliardi nel tempio.
La Vergine Maria è presentata poi come colei da chi il
Verbo di Dio nella sua incarnazione assume la natura umana: “È bambino per me
l’Antico di giorni; il Dio purissimo si sottopone alle purificazioni, per
confermare che è realmente la mia carne quella che dalla Vergine ha assunto… Simeone,
iniziato ai misteri, riconosce Dio stesso, apparso nella carne…”. In tutta
l’ufficiatura della festa, Maria è associata pienamente al mistero
dell'Incarnazione del Verbo di Dio che si fa uomo per riparare la rovina
sopraggiunta dalla caduta di Adamo: “Cristo è apparso, facendosi bambino dalla
Vergine, senza mutamento… Il celeste coro degli angeli celesti, sporgendosi verso
la terra, vede giunto al tempio, portato come bambino da Madre ignara d’uomo, il
primogenito di ogni creatura…”.
Il mistero della Madre di Dio nella festa odierna è
ancora messo in evidenza dal doppio movimento che va dall’accogliere il Verbo
di Dio all’offrirlo all’umanità che ne aspetta la redenzione; Maria è
presentata nella sua verginità (ripetutamente con la frase “ignara di nozze”) e
nella sua divina maternità: “La Madre ignara di nozze, portando al tempio colui
che prima dei secoli dal Padre è rifulso, e alla fine dei tempi, da grembo
verginale, presentava colui che sul monte Sinai aveva dato la Legge, e ora
ubbidiva al comando della Legge, al giusto e anziano sacerdote, che esultò
acclamando: Dio è costui, al Padre coeterno, e Redentore delle anime nostre… La
Madre-di-Dio Maria, recando tra le braccia colui che è portato sui carri dei
cherubini ed è celebrato con canti dai serafini, da lei senza nozze incarnato,
metteva nelle mani del vecchio sacerdote il datore della Legge che compiva
l’ordine della Legge…”. Come conseguenza di questa offerta da parte di Maria,
l’anziano Simeone la canta come carro e trono terrestre che porta Dio: “Comprendendo
il divino vegliardo la gloria che già un tempo si era manifestata al profeta,
vedendo il Verbo tenuto tra le mani dalla Madre, esclamava: O venerabile,
gioisci! Perché, come un trono, tu porti Dio, Sovrano della luce senza tramonto
e della pace… Inchinandosi il vegliardo e abbracciando i piedi dell’ignara di
nozze e Madre-di-Dio, disse: Tu porti il fuoco, o pura: tremo nell’abbracciare
come bambino Dio, Sovrano della luce senza tramonto…”. In diversi tropari della
festa ne consegue allora la lettura cristologica del testo di Is 6,6, con
l’immagine del carbone ardente che purifica coloro che lo toccano: “È purificato
Isaia, ricevendo il carbone ardente del serafino, gridava il vegliardo alla
Madre-di-Dio; e tu con le tue mani, come con molle, mi illumini dandomi colui
che porti, il Sovrano della luce senza tramonto…”.
Infine è nell’ultima delle odi
del mattutino, quando la liturgia canta il cantico della Madre di Dio
(Magnificat) che si riprendono, quasi in modo riassuntivo, i diversi aspetti
del ruolo di Maria nel mistero della nostra salvezza. In primo luogo il mistero
della sua verginità: “Incomprensibile per gli angeli e gli uomini è quanto si
compie in te, o Madre Vergine pura…”. L’incarnazione del Verbo di Dio che la fa
portatrice di Dio per gli uomini: “Tu sei, o Maria, le mistiche molle, perché
hai concepito in seno il Cristo, carbone ardente… Senza mutamento secondo
l’ipòstasi, in te, Genitrice di Dio, si unisce senza seme alla carne, e si fa
bambino il Verbo; e tu, portandolo tra le braccia come trono di cherubini, lo
presenti ora a Dio Padre, e il vecchio Simeone l’accoglie con gioia”. Maria
ancora che partorisce veramente il Verbo di Dio incarnato: “Per i neonati di un
tempo, c’era una coppia di tortore o di piccoli di colomba: compiendo ora la
figura col loro servizio, ecco il divino vegliardo e la casta Anna profetessa
che magnificano, al suo entrare nel tempio, colui che è stato partorito dalla
Vergine ed è unigenito Figlio del Padre”. Infine Maria diventa colei che è
custode ed intercessore per i cristiani, per tutta la Chiesa: “Madre-di-Dio,
speranza di tutti i cristiani, proteggi e custodisci quanti sperano in te, e
su di essi vigila”. In questa festa è tutta la Chiesa che, assieme a Maria
gioisce per il sole di giustizia che da lei sorge per illuminare gli uomini.
P. Manuel Nin, Pontificio
Collegio Greco, Roma
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