Cristo e San Mina, Icona Copta del VI sec.
La forza del Nome di Gesù
Un pomeriggio romano, facendo una passeggiata
per le vie dell’Urbe, cercavo delle bancarelle di fiorai. Da sempre ho un
interesse personale, quasi un amore oserei dire, verso i cactus, queste piante
grasse, belle, sobrie, portate alla vita quasi ascetica tra la sabbia del
deserto, piante austere anche nella loro fioritura: rari e pochissimi fiori ma
di una bellezza unica. La mia ricerca romana mi portò, non tanto tempo fa,
quasi per caso, a trovare un fioraio dai tratti medio orientali. Tra le spine
dei cactus mi accorsi che il fioraio portava tatuata sul dorso della mano
piccola crocetta e li chiesi se era cristiano. Mi disse che era copto ortodosso
e, chiedendogli il nome, mi rispose: Scenute.
In
questi giorni, di fronte al martirio dei cristiani copti in Libia, con delle
accorate parole papa Francesco alzava la sua voce ancora una volta per
annunciare, quasi fosse una professione di fede, quell’ecumenismo del sangue:
“Dicevano solamente: ‘Gesù aiutami’. Sono stati assassinati per il solo fatto
di essere cristiani. Lei, fratello, nel suo discorso ha fatto riferimento a
quello che succede nella terra di Gesù. Il sangue dei nostri fratelli cristiani
è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non
importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo.
Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di testimoniare
Cristo, chiedo di incoraggiarci l’uno con l’altro ad andare avanti con questo
ecumenismo, che sta incoraggiando l’ecumenismo del sangue. I martiri sono di
tutti i cristiani”.
Con il riferimento all’ecumenismo del sangue,
Francesco riproponeva quel cammino dei cristiani delle diverse confessioni, non
ancora attorno all’unico Pane e all’unico Calice, ma già attorno all’unico
Sangue versato per Cristo, per rendere testimonianza dell’unico Signore, Gesù
Cristo. E Francesco ricorda come l’unica parola uscita dalla bocca dei martiri
copti è stata quel “Gesù, aiutami”; quasi una eco della preghiera del cuore, la
preghiera di Gesù, di tanti e tanti cristiani che invocano l’unico Nome in cui
abbiamo la salvezza. La preghiera dei martiri copti, nel momento di rendere
testimonianza della loro fede, in comunione con quell’invocazione del Nome di
Cristo Gesù, quella preghiera che lungo i secoli è stata ed è l’invocazione
quotidiana e continua di tanti uomini e donne cristiani, monaci e monache,
pellegrini, martiri che lo invocano con fede: “Signore Gesù Cristo, Figlio di
Dio, abbi pietà di me, peccatore”. L’invocazione del Nome che nelle labbra dei martiri
copti, di tanti martiri cristiani dei nostri giorni, si riduce all’essenziale,
a Colui che dà loro la forza: “Gesù, aiutami”.
La
Chiesa Copta, che dal II secolo in poi ha dato vita a una letteratura cristiana
importante, a una linfa, una vita cristiana, che si esprime in quella lingua
degli antichi egiziani diventata lingua cristiana, il copto, lingua di milioni
di cristiani in Egitto, copti ortodossi e cattolici, che lungo i secoli fino ai
nostri giorni hanno lodato il Signore. Monaci e monache, padri e madri del
deserto, padri e madri dei martiri, che nel deserto asciutto dell’Egitto hanno
cercato il Solo, l’Unico, nella comunione con gli uomini. Uomini e donne che
lungo il Nilo hanno vissuto e vivono –fino a quando!- nella comunione con il
Signore e con i fratelli. La Chiesa Copta, nata e cresciuta attorno ai monaci e
agli asceti, nella scia di Antonio, Pacomio, Scenute… E nella scia di tanti
martiri fino ai nostri giorni: uomini, donne, bambini, in Egitto, Libia… Uomini
e donne inermi sicuramente, ma fermi unicamente nella forza del Nome di Gesù.
Una
nota di agenzia faceva i nomi dei martiri copti della Libia; c’erano dei Milad,
Youssif, Kirillos, Tawadros, Giorgios, Bishoi e tanti altri fino a 21 i
conosciuti. Nomi legati a dei santi martiri e vescovi della Chiesa Copta delle
origini, nomi della Chiesa Copta oggi, nomi del martirologio del sangue comune
a tutte le Chiese cristiane ieri ed oggi. Papa Francesco, alla fine del suo
intervento a braccio, faceva di nuovo appello all’ecumenismo del sangue. I
martiri come patrimonio, forza e vanto di tutti i cristiani. Leggendo i
sinassari, i martirologi di tutte le Chiese cristiane ci si accorge come i
santi martiri dei primi secoli cristiani sono patrimonio comune a tutte le
Chiese cristiane, senza distinzione di origine e di vicende storiche diverse.
Pure i nuovi martiri, dall’Iraq e la Siria fino all’Egitto e la Libia, all’Asia
e all’Africa, essi, i nuovi martiri, scrivono col sangue il loro nome nel
sinassario, nel martirologio di tutti coloro che invocano il Nome del Signore
Gesù Cristo, vita e salvezza dei martiri.
Stamane, finito il mattutino quaresimale in
Collegio Greco, sono andato a trovare il fioraio Scenute, per dirgli che
condividevo con lui l’ecumenismo del sangue, con le parole di papa Francesco:
“… il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo”.
P. Manuel Nin.
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