Il 14 Marzo nel Sinassario bizantino si fa memoria del nostro santo padre Benedetto.
La famiglia del Collegio Greco oltre ad avere come patrono Sant’Atanasio il Grande si vanta anche di avere come protettore questo uomo che fu davvero benedetto di nome e di grazia così come lo definisce san Gregorio Magno nel II Libro dei Dialoghi. Fin dai primi anni della sua fanciullezza era già maturo e quasi precorrendo l'età con la gravità dei costumi, non volle mai abbassare l'animo verso i piaceri. Se l'avesse voluto avrebbe potuto largamente godere degli svaghi del mondo, ma egli li disprezzò come fiori seccati e svaniti. Era nato da nobile famiglia nella regione di Norcia. Pensarono di farlo studiare e lo mandarono a Roma dove era più facile attendere agli studi letterari. Lo attendeva però una grande delusione: non vi trovò altro, purtroppo, che giovani sbandati, rovinati per le strade del vizio. Era ancora in tempo. Aveva appena posto un piede sulla soglia del mondo: lo ritrasse immediatamente. Aveva capito che anche una parte di quella scienza mondana sarebbe stata sufficiente a precipitarlo intero negli abissi. Abbandonò quindi con disprezzo gli studi, abbandonò la casa e i beni paterni e partì, alla ricerca di un abito che lo designasse consacrato al Signore. Gli ardeva nel cuore un'unica ansia: quella di piacere soltanto a Lui. Si allontanò quindi così: aveva scelto consapevolmente di essere incolto, ma aveva imparato sapientemente la scienza di Dio.
Piacere soltanto a Lui, questa la proposta che Benedetto nonostante siano passati tanti anni dalla sua morte continua a proporre, non soltanto per chi ha deciso di intraprendere la vita monastica ma ad ogni cristiano che vuole definirsi tale. Basti leggere la sua Santa Regola il filo rosso della quale non è altro che andare alla ricerca di Dio. “Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno”. Con queste parole Benedetto inizia la Santa Regola: mettersi all’ascolto ed offre a tutti il progetto di muovere dal timore di Dio per giungere alla perfezione della carità attraverso la pratica dell’ascolto, dell’umiltà che ben può ritenere la regina tra le virtù. Infatti la carità parte dal cuore di Dio, arriva al cuore dell’uomo, ritorna nel cuore di Dio. Tutti siamo chiamati alla perfezione alla santità. L’uomo prende Dio come fine di tutti i propri atti e, in primo luogo, come fine della sua stessa mente: tale fine si raggiunge mediante gli atti propri di questa mente: la conoscenza e l’amore. La mente «si applica a Dio» quando si sforza di conoscerlo e di amarlo. La santità, la conoscenza e l'amore di Dio si possono caratterizzare con un concetto: la contemplazione. Questa parola, a volte, può fare un po' paura, e molti pensano che si tratti di qualcosa che è riservato a poche anime elette. Questo è un errore perché, in realtà, il cristiano è contemplativo oppure non è veramente cristiano. Infatti se amiamo Dio desideriamo conoscerlo meglio, e più conosciamo Dio, più lo amiamo, questa circolazione, nel senso etimologico della parola è la contemplazione stessa, essa non si limita alle esperienze mistiche straordinarie, ma al tempo passato nell’orazione: include tutto ciò che riguarda il nostro progresso nella conoscenza di Dio. La santità si realizza nella contemplazione della verità divina, che deve essere il fine di ogni nostro desiderio e di ogni nostra azione e che è quaggiù l’anticipazione della beatitudine del cielo. Carissimi auguriamo a tutti che veramente Cristo oltre a essere l’ideale del monaco possa essere l’ideale di ciascuno, che possiamo formare il corpo mistico di Gesù Cristo, lui che è l’ideale sublime della santità, il Divino modello che Dio stesso presentò all’imitazione dei suoi eletti.
San Benedetto interceda per noi presso il trono glorioso della Santissima Trinità. Auguri
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