venerdì 6 aprile 2012


Ai Figli della Risurrezione

Un bellissimo nome dato ai cristiani i quali tengono ancora alla loro fede, a livello teologico-spirituale. La chiesa ogni anno ci da un periodo abbastanza lungo, quaranta giorni, non soltanto per vivere le scritture patristiche e la Parola Divina, ma anche per aiutarci a riflettere,tramite essi, sulla nostra vita quotidiana.

Possiamo chiederci a cosa serve il digiuno?

Il digiuno non è soltanto astenersi dal cibo, dalla carne o dai latticini, ma ha uno scopo molto più profondo, cioè vivere come i vecchi padri, in astinenza ma in abbondanza di preghiere per salvare l’anima tramite il corpo, Poiché per loro non vi sono dolori, il loro corpo è sano e ben nutrito (Sal 73, 4), Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti (1Tim 6, 7-8). Il corpo che è sempre stato il discorso principale dei filosofi e dei teologhi, lo ha salvato nostro Signore tramite la Sua Incarnazione, per cui tutto è un mezzo per la nostra salvezza, per la stessa ragione Gesù ci avverte dicendo: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna.(Mt 10, 28).

La resurrezione non viene data a colui che non si abbassa, che non si china a se stesso in primo luogo e al suo fratello in secondo, perché Dio stesso per la nostra salvezza si è fatto servo (umile), io per la salvezza dell’anima che devo fare?

La risposta è semplicissima:

a. Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. (Mt 10, 16b)

b. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. (Mt 24, 42)

c. Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole (Mt 26, 41)

d. Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo (Lc 21, 36)

E tantissimi altri modi che io possa raggiungere, tramite il mio corpo, la salvezza mia e quella dei miei fratelli perché Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo? Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane ( 1 Cor 10, 16-17).

Umili, uniti nella preghiera tramite il digiuno che ci offre la Chiesa, riusciremo a meritare il nome dato ai Fedeli Cristiani, Figli della Risurrezione come ci ha chiamato il Signore quando disse: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi» (Mt 22, 32), allora dobbiamo meritare la grazia di veder il Nostro Signore come Daniele che ha ricevuto la benedizione e la vera ricompensa come ci racconta: Alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d'oro di Ufaz. Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia splendeva come la folgore, i suoi occhi erano come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi piedi erano come il bronzo splendente e il suono della sua voce era come il rumore d'una moltitudine. Soltanto io, Daniele, vidi la visione; gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore piombò su di loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo, a contemplare quella grande visione. In me non rimase più forza; il mio viso cambiò colore fino a rimanere sfigurato e le forze mi abbandonarono. Poi udii il suono delle sue parole, ma appena le udii caddi assopito con la faccia a terra. Ed ecco, una mano mi toccò e mi fece stare sulle ginocchia e sulle palme delle mani. Poi mi disse: "Daniele, uomo molto amato, cerca di capire le parole che ti rivolgo, e àlzati nel luogo dove stai; perché ora io sono mandato a te". Quando egli mi disse questo, io mi alzai in piedi, tutto tremante. Egli mi disse: "Non temere, Daniele, poiché dal primo giorno che ti mettesti in cuore di capire e d'umiliarti davanti al tuo Dio, le tue parole sono state udite e io sono venuto a motivo delle tue parole (Dan 10, 5-12).

Michel Skaf, alunno P.C.G.

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