mercoledì 4 aprile 2012



I primi giorni della Settimana Santa nell’iconografia e nell’innologia bizantina.

Io sono venuto per servire Adamo divenuto povero ….

La Sacra Scrittura, sia l'antico che il nuovo Testamento, parlano del rapporto di Dio col suo popolo, con ogni battezzato, come di un rapporto sponsale; la vita delle diverse Chiese cristiane poi, sia in Oriente che in Occidente ha continuato e sviluppato questa dimensione sponsale nella vita liturgica, monastica, ed anche nell’ecclesiologia. Specialmente nei tre primi giorni della Settimana Santa nella tradizione bizantina, viene messa in luce chiaramente la figura di Cristo Sposo, cioè le nozze di Dio con la Chiesa, con l'umanità. L’icona stessa chiamata dello “Sposo” rappresenta il Cristo sofferente ai piedi della croce, icona anche chiamata “la più grande umiliazione”, quasi a riprendere il testo del capitolo secondo della lettera ai Filippesi. Uno dei tropari dell'ufficiatura di questi tre giorni è il tropario: “Ecco lo Sposo viene nel mezzo della notte, beato quel servo che troverà vigilante, indegno quel servo che troverà negligente! Guarda dunque anima mia, di non lasciarti opprimere dal sonno, per non essere consegnata alla morte e chiusa fuori del Regno! Ma, vegliando, grida: Santo, Santo, Santo tu sei, o Dio; abbi pietà di noi.” Il testo liturgico mette in luce tre aspetti importanti. Il primo è quello dell'attesa dello Sposo; l'attesa del ritrovamento tra il vecchio Adamo, cacciato dal Paradiso simbolicamente all'inizio della Quaresima, diventa adesso molto più pressante con l'uso dell'immagine e del tema evangelico dell'arri­vo e dell'incontro con lo Sposo, uno Sposo il cui talamo nuziale è unicamente la sua croce. Il secondo aspetto è l'analogia che il tropario fa tra sonno e morte. L'arrivo dello Sposo per il cristiano è il momento del suo trapasso, della sua morte; lui, lo Sposo, arriverà nella notte - nell'ora in cui il servo non sa, e per questo viene chiesta la vigilanza, il guardare verso di Lui. Il terzo aspetto è quello delle nozze divine e l'assoluta indegnità dell'uomo che solo può entrare nella camera nuziale, il Regno, grazie alla luce che viene da Cristo per mezzo del battesimo. Di fronte allo Sposo nel suo talamo nuziale, cioè Cristo umiliato ed umile ai piedi della croce, il cristiano si scopre dal tutto peccatore, ma pure amato e salvato da questo Dio umile ed umiliato.

Collegato alla dimensione sponsale di Cristo, alcuni dei tropari dei primi giorni della settimana santa sottolineano ancora una volta la povertà e l’annientamento di Cristo per mezzo della sua incarnazione: “Sono venuto per servire Adamo divenuto povero, della cui forma volontariamente mi sono rivestito, io, il Creatore, ricco per la divinità; sono venuto per immolarmi in suo riscatto, io, impassibile per la divinità… Il primo tra voi sia dunque servo di tutti, chi governa come chi è governato, e l'eletto come l'ultimo. Io sono infatti venuto per servire Adamo divenuto povero, e dare la mia vita in riscatto di molti…”. I testi ancora mettono in evidenza come Cristo sposo, fattosi povero, diventa il vero servo nella Chiesa e ne diventa modello per tutti i cristiani: “Tutti vi riconosceranno per miei discepoli se osserverete i miei comandamenti, dice il Salvatore agli amici, andando verso la passione. Abbiate pace in voi e con tutti, e nutrite pensieri umili per essere innalzati... Il vostro potere sui fratelli sia il contrario di quello delle genti, perché non è mia eredità la tirannide, ma la libera volontà. Chi dunque tra voi vuole essere l'eletto, sia l'ultimo di tutti… Guardate a me, hai detto, Signore, ai tuoi discepoli, e non pensate cose alte, ma lasciatevi attrarre da quelle umili; bevete il calice che io bevo, per essere con me glorificati nel regno del Padre mio”.

Facendo una rilettura della parabola delle dieci vergini, proclamata nel vangelo del vespro del martedì santo, i tropari della liturgia bizantina esortano alla vigilanza, all’attesa e alla custodia dell'olio nelle lampade del proprio cuore: “Gettiamo lontano da noi l'indolenza, e con le lampade accese andiamo incontro tra gli inni al Cristo, sposo immortale… Abbondi nei vasi della nostra anima l'olio della condivisione: se non ci illudiamo di poterlo ancora acquistare al tempo delle ricompense… Quanti avete ricevuto da Dio eguale potenza di grazia, moltiplicate il talento con l'aiuto di Cristo che ve lo ha dato, salmeggiando: Benedite, opere del Signore, il Signore”. L’ingresso delle vergini sagge nel talamo nuziale è tipo dell'ingresso nel talamo della misericordia del Signore: “Sonnecchiando per l'indolenza dell'anima, o Cristo sposo, non ho la lampada accesa, la lampada delle virtù, e sono simile alle vergini stolte, perché vago qua e là mentre è tempo di operare. Non chiudermi, o Sovrano, le viscere della tua misericordia, ma svegliami, scuotendomi da questo sonno tenebroso, e fammi entrare insieme alle vergini sagge nel tuo talamo, dove echeggia un puro suono di gente in festa…”.

L’immagine del Cristo come sposo viene messa in rilievo nei tropari della settimana santa accostandola al tema del ritorno del Signore, ed anche richiamando le diverse volte che nei vangeli il Signore si serve dell'’immagine nuziale nel suo rapporto con gli uomini: “Quando verrai nella gloria con le potenze angeliche e ti siederai sul trono del giudizio, o Gesú, non allontanarmi da te, o pastore buono. Tu riconosci infatti le vie della parte destra, mentre quelle a sinistra sono distorte… annoverami tra le pecore che stanno alla tua destra… O Sposo splendido di bellezza al di sopra di tutti gli uomini! Tu che ci hai convocati per il banchetto spirituale delle tue nozze, spogliami, con la partecipazione ai tuoi patimenti, dell'aspetto cencioso che mi danno le mie colpe e, ornandomi con la veste di gloria della tua bellezza, rendimi splendido commensale nel tuo regno, o compassionevole..”.

Tutti i tre primi giorni della settimana santa si concludono col canto di un tropario che riprendendo il tema sponsale di questi giorni, gli dà già una chiara dimensione anche battesimale collegata con la Pasqua: “Vedo il tuo talamo adorno, o mio Salvatore, e non ho la veste per entrare. Fa' risplendere la veste dell'anima mia, o tu che doni la luce, e salvami!”.

P. Manuel Nin

Pontificio Collegio Greco Roma

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