Icona
della Esaltazione della Croce
( collezione privata)
( collezione privata)
Domenica dell'Adorazione della preziosa e vivificante Croce
Nel cuore della
Quaresima, nella sua domenica centrale, la Chiesa offre alla adorazione dei
fedeli la santa e vivificante Croce ornata a festa di fiori. Alla vigilia di
questo giorno, dopo la grande dossologia, la croce viene portata in solenne
processione al centro della chiesa e lì resta per l’intera settimana, durante
la quale essa è venerata con un rito particolare, dopo ogni servizio liturgico.
È da notare che il tema della croce, che predomina nell’innologia di questa
domenica, è sviluppato in termini non di sofferenza, bensì di vittoria e di
gioia. Inoltre i temi musicali (hirmoi) del Canone della domenica sono tratti
dall’ufficio pasquale – “Giorno della Resurrezione” – e il
Canone è una parafrasi di quello di Pasqua. Il significato di tutto questo è
chiaro: siamo ametà Quaresima. Da un lato, lo sforzo fisico e spirituale, se è
stato serio e sostenuto, comincia a farsi sentire, il suo peso si fa più
gravoso, la nostra fatica più evidente. Abbiamo bisogno di aiuto e
d’incoraggiamento. E d’altro lato, dopo aver sostenuto questa fatica e scalato
la montana fino a questo punto, cominciamo a intravedere la fine del nostro
pellegrinaggio, e i bagliori della Pasqua si fanno più intensi. La Quaresima è
la nostra auto-crocifissione, la nostra esperienza per quanto limitata, del
comandamento di Cristo che abbiamo ascoltato nella lettura evangelica di questa
domenica: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda
la sua croce e mi segua” (Marco 8, 34). Ma non possiamo prendere la nostra
croce e seguire Cristo se non abbiamo la sua croce, quella di cui egli si è
caricato per salvarci. È la sua croce, e non la nostra, che ci salva. È la sua
croce che, non soltanto dà un senso alle altre croci, ma dà loro anche forza.
Questo ci è spiegato nel Synaxarion della Domenica della Croce: “In questa
Domenica, la terza di Quaresima, celebriamo la venerazione della croce preziosa
e vivificante, e per questa ragione: poiché durante i quaranta giorni di
digiuno noi in qualche modo crocifiggiamo noi stessi... e diventiamo tristi e
abbattuti e scoraggiati, ecco che ci viene presentata la croce che dà vita, per
ristorarci e rassicurarci, per ricordarci la passione di nostro Signore e per
confortarci... noi siamo come quelli che percorrono un sentiero lungo e aspro e
sono affaticati; vedendo un bell’albero con molte foglie, si siedono alla sua
ombra per un momento e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio.
Così, oggi, in questo tempo di digiuno, di cammino difficile e di sforzo, la
croce che dà vita fu piantata in mezzo a noi dai santi Padri per procurarci
riposo e ristoro, per renderci leggeri e coraggiosi in vista del compito che
resta da fare... O, per dare un altro esempio: quando sta per venire un re,
dapprima appaiono il suo stendardo e i suoi emblemi, poi viene lui in persona,
pieno di allegrezza e di giubilo per la vittoria, riempiendo di gioia tutti i
suoi sudditi; allo stesso modo, nostro Signore Gesù Cristo, che sta per
mostrarci la sua vittoria sulla morte e apparire a noi nella gloria del giorno della
resurrezione, ci invia prima il suo scettro, l’emblema regale, la croce che dà
la vita, che ci riempie di gioia e ci rende pronti a incontrare, per quanto ci
è possibile, il Re stesso e a render gloria alla sua vittoria... Tutto questo
nel bel mezzo della Quaresima, che è come una sorgente amara, a motivo delle
lacrime, a motivo anche degli sforzi e dello scoraggiamento che comporta... Ma
Cristo conforta noi che siamo come in un deserto, finché ci condurrà alla
Gerusalemme spirituale attraverso la sua resurrezione... poiché la croce è
detta l’Albero della Vita, è l’albero che fu piantato nel paradiso; per questo
motivo i nostri Padri l’hanno piantata nel mezzo della santa Quaresima,
ricordandoci ad un tempo la beatitudine di Adamo e come egli ne fu privato,
ricordandoci anche che, comunicando a quest’albero, noi non moriamo più, ma
siamo tenuti in vita...”.
da A. Schmemann, Great
Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974
Apolitikion
Σῶσον Κύριε τὸν λαόν σου καὶ εὐλόγησον τὴν κληρονομίαν σου, νίκας τοῖς Βασιλεῦσι κατὰ βαρβάρων
δωρούμενος καὶ τὸ σὸν φυλάττων διὰ τοῦ Σταυροῦ σου πολίτευμα.
Salva, o Signore,
il tuo popolo e benedici la tua eredità, concedi ai regnanti vittoria sui
barbari e custodisci con la tua Croce il tuo regno.
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