domenica 22 aprile 2012
23 Aprile: San Giorgio Megalomartire
lunedì 16 aprile 2012
Iconostasi e Liturgia celeste
Una prospettiva cattolica orientale
per la nuova evangelizzazione
Aula Magna
Pontificio Istituto Orientale
lunedì, 23 aprile 2012, ore 9.00
Scarica il programma: www.pontificio-orientale.com
mercoledì 11 aprile 2012
CELEBRATI IN SAN PIETRO I FUNERALI DEL CARDINALE DAOUD, "ARTEFICE DI UNITÀ"
venerdì 6 aprile 2012
Ai Figli della Risurrezione
Un bellissimo nome dato ai cristiani i quali tengono ancora alla loro fede, a livello teologico-spirituale. La chiesa ogni anno ci da un periodo abbastanza lungo, quaranta giorni, non soltanto per vivere le scritture patristiche e la Parola Divina, ma anche per aiutarci a riflettere,tramite essi, sulla nostra vita quotidiana.
Possiamo chiederci a cosa serve il digiuno?
Il digiuno non è soltanto astenersi dal cibo, dalla carne o dai latticini, ma ha uno scopo molto più profondo, cioè vivere come i vecchi padri, in astinenza ma in abbondanza di preghiere per salvare l’anima tramite il corpo, Poiché per loro non vi sono dolori, il loro corpo è sano e ben nutrito (Sal 73, 4), Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti (1Tim 6, 7-8). Il corpo che è sempre stato il discorso principale dei filosofi e dei teologhi, lo ha salvato nostro Signore tramite la Sua Incarnazione, per cui tutto è un mezzo per la nostra salvezza, per la stessa ragione Gesù ci avverte dicendo: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna.(Mt 10, 28).
La resurrezione non viene data a colui che non si abbassa, che non si china a se stesso in primo luogo e al suo fratello in secondo, perché Dio stesso per la nostra salvezza si è fatto servo (umile), io per la salvezza dell’anima che devo fare?
La risposta è semplicissima:
a. Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. (Mt 10, 16b)
b. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. (Mt 24, 42)
c. Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole (Mt 26, 41)
d. Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo (Lc 21, 36)
E tantissimi altri modi che io possa raggiungere, tramite il mio corpo, la salvezza mia e quella dei miei fratelli perché Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo? Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane ( 1 Cor 10, 16-17).
Umili, uniti nella preghiera tramite il digiuno che ci offre la Chiesa, riusciremo a meritare il nome dato ai Fedeli Cristiani, Figli della Risurrezione come ci ha chiamato il Signore quando disse: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi» (Mt 22, 32), allora dobbiamo meritare la grazia di veder il Nostro Signore come Daniele che ha ricevuto la benedizione e la vera ricompensa come ci racconta: Alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d'oro di Ufaz. Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia splendeva come la folgore, i suoi occhi erano come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi piedi erano come il bronzo splendente e il suono della sua voce era come il rumore d'una moltitudine. Soltanto io, Daniele, vidi la visione; gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore piombò su di loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo, a contemplare quella grande visione. In me non rimase più forza; il mio viso cambiò colore fino a rimanere sfigurato e le forze mi abbandonarono. Poi udii il suono delle sue parole, ma appena le udii caddi assopito con la faccia a terra. Ed ecco, una mano mi toccò e mi fece stare sulle ginocchia e sulle palme delle mani. Poi mi disse: "Daniele, uomo molto amato, cerca di capire le parole che ti rivolgo, e àlzati nel luogo dove stai; perché ora io sono mandato a te". Quando egli mi disse questo, io mi alzai in piedi, tutto tremante. Egli mi disse: "Non temere, Daniele, poiché dal primo giorno che ti mettesti in cuore di capire e d'umiliarti davanti al tuo Dio, le tue parole sono state udite e io sono venuto a motivo delle tue parole (Dan 10, 5-12).
Michel Skaf, alunno P.C.G.
giovedì 5 aprile 2012
I tropari della Vigilia di Natale e del Venerdì Santo nella tradizione bizantina.
Oggi è appeso al legno colui che ha appeso la terra sulle acque
I giorni 24 dicembre, vigilia di Natale, 5 gennaio, vigilia dell'Epifania e il Venerdì Santo, nella tradizione bizantina le piccole ore di prima, terza, sesta e nona diventano Grandi Ore o chiamate anche Ore Regali. La struttura normale di ognuna di queste ore: preghiere iniziali, tre salmi, tropari e preghiere conclusive, viene arricchita con dei salmi scelti per ognuna delle ore e secondo ognuno dei tre giorni sopra citati; con dei tropari propri; e infine con tre letture: una profezia dell'Antico Testamento, un brano delle lettere paoline e una pericope evangelica. La scelta dei salmi e della lettura profetica risponde a una lettura cristologica di questi testi inserita nel mistero della Nascita di Cristo, della sua Manifestazione nel Giordano e della sua Morte sulla croce. All’ora di nona di questi tre giorni e prima delle letture dell'Antico Testamento, troviamo un tropario proprio per ognuno dei tre giorni, un testo che riassume la teologia della festa che si celebra. Tutti e tre tropari accostano con dei testi biblici vetero e neotestamentari il mistero di Dio ineffabile ed eterno, al suo farsi uomo, al suo abbassarsi, a causa del suo amore immenso verso l’uomo. Vorrei soffermarmi a fare una lettura parallela del tropario del 24 dicembre e quello del Venerdì Santo. Alla fine diamo pure il testo del terzo dei tropari sopra accennati, quello del 5 gennaio.
24 dicembre Oggi nasce dalla Vergine colui che tiene in sua mano tutta la creazione (3 volte). È avvolto in povere fasce come un mortale, colui che è per essenza intoccabile. Viene deposto in una mangiatoia, il Dio che in principio ha fissato i cieli.
Si nutre di latte dalle mammelle, colui che nel deserto ha fatto piovere manna per il popolo. Invita i magi lo sposo della Chiesa. Prende i loro doni il Figlio della Vergine.
Adoriamo, o Cristo, la tua nascita (3 volte). Mostraci anche la tua divina teofania.
| Venerdì Santo Oggi è appeso al legno colui che ha appeso la terra sulle acque (3 volte). Oggi il Re degli angeli è cinto di una corona di spine. Oggi è avvolto di una finta porpora colui che avvolge il cielo di nubi.
Riceve uno schiaffo, colui che nel Giordano ha liberato Adamo. È inchiodato con chiodi lo Sposo della Chiesa. È trafitto da una lancia il Figlio della Vergine.
Adoriamo, o Cristo, i tuoi patimenti! (3 volte). Mostraci anche la tua gloriosa risurrezione.
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I due tropari possono dividersi in due gruppi di tre versetti più uno conclusivo. Ambedue iniziano con la parola “oggi”, un termine che dà una forza ed una attualità al testo, che ne fa quasi un’epiclesi sulla Chiesa stessa, facendo presente il mistero che si celebra e si vive. La prima e l’ultima delle strofe dei due tropari vengono ripetute per tre volte. Le immagini che troviamo nell’uno e nell’altro tropario sono volutamente parallele e riprendono aspetti dei due giorni accostandoli fino a complementarsi l’uno con l’altro. Ognuna delle frasi dei due tropari contrappone al suo interno delle immagini cristologicamente molto contrastanti, per sottolineare da una parte le due nature di Cristo, quella divina e quella umana, e dall’altra il mistero della sua Incarnazione: “Oggi nasce dalla Vergine colui che tiene in sua mano tutta la creazione”; “Oggi è appeso al legno colui che ha appeso la terra sulle acque”. Il Dio creatore nasce da una Vergine; il Dio che regge l’universo ed è provvidente verso la sua creazione, è appeso alla croce.
Nella sua Incarnazione il Dio che è intangibile, è toccato, fasciato, cinto da una corona di spine: “È avvolto in povere fasce come un mortale, colui che è per essenza intoccabile”; “Oggi il Re degli angeli è cinto di una corona di spine”. Una mangiatoia (e nell’iconografia la mangiatoia è sempre un sepolcro) contiene colui che è incontenibile anche dai cieli: “Viene deposto in una mangiatoia, il Dio che in principio ha fissato i cieli”. Con il termine “avvolgere” la terza frase del tropario di Venerdì Santo accosta Mt 27 e Is 63: “Oggi è avvolto di una finta porpora colui che avvolge il cielo di nubi”.
In tre altri versetti i due tropari continuano ad elencare il mistero dell'economia di Dio nel suo amore verso l’uomo. L’immagine del nutrirsi è applicata a Cristo stesso; colui che nutre adesso è nutrito: “Si nutre di latte dalle mammelle, colui che nel deserto ha fatto piovere manna per il popolo”. Colui che salva e libera l’uomo, ne riceve anche uno schiaffo: “Riceve uno schiaffo, colui che nel Giordano ha liberato Adamo”. I due tropari si servono anche dell'immagine sponsale applicata a Cristo e alla sua Chiesa: “Invita i magi lo sposo della Chiesa”; “È inchiodato con chiodi lo Sposo della Chiesa”. E nel tropario del Venerdì Santo questo riferimento si inserisce nel contesto sponsale ricorrente in tutta la Settimana Santa: Cristo che prende la Chiesa come sposa, nella camera nuziale che è la stessa Croce. Nel terzo versetto della seconda serie troviamo l’immagine di Cristo come “Figlio della Vergine”, in contrasto voluto tra la vera figliolanza di Cristo e la vera verginità di Maria: “Prende i loro doni il Figlio della Vergine”; “È trafitto da una lancia il Figlio della Vergine”.
L’ultimo versetto dei due tropari (ripetuto pure come all’inizio per ben tre volte) è una conclusione quasi dossologica: adorando il mistero della Nascita e quello della Croce di Cristo, la Chiesa ed ognuno dei fedeli chiediamo di vedere quello che ne diventa il compimento: la manifestazione (Epifania) e la risurrezione (Pasqua). Il rapporto stretto tra Natale di Cristo e la sua gloriosa Passione, ce lo danno questi due testi, ed anche la stessa iconografia del 25 dicembre dove troviamo, e in tutte le tradizioni cristiane dall’Oriente all’Occidente, il Bambino neonato, fasciato, messo già in un sepolcro.
P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma.
mercoledì 4 aprile 2012
I primi giorni della Settimana Santa nell’iconografia e nell’innologia bizantina.
Io sono venuto per servire Adamo divenuto povero ….
La Sacra Scrittura, sia l'antico che il nuovo Testamento, parlano del rapporto di Dio col suo popolo, con ogni battezzato, come di un rapporto sponsale; la vita delle diverse Chiese cristiane poi, sia in Oriente che in Occidente ha continuato e sviluppato questa dimensione sponsale nella vita liturgica, monastica, ed anche nell’ecclesiologia. Specialmente nei tre primi giorni della Settimana Santa nella tradizione bizantina, viene messa in luce chiaramente la figura di Cristo Sposo, cioè le nozze di Dio con la Chiesa, con l'umanità. L’icona stessa chiamata dello “Sposo” rappresenta il Cristo sofferente ai piedi della croce, icona anche chiamata “la più grande umiliazione”, quasi a riprendere il testo del capitolo secondo della lettera ai Filippesi. Uno dei tropari dell'ufficiatura di questi tre giorni è il tropario: “Ecco lo Sposo viene nel mezzo della notte, beato quel servo che troverà vigilante, indegno quel servo che troverà negligente! Guarda dunque anima mia, di non lasciarti opprimere dal sonno, per non essere consegnata alla morte e chiusa fuori del Regno! Ma, vegliando, grida: Santo, Santo, Santo tu sei, o Dio; abbi pietà di noi.” Il testo liturgico mette in luce tre aspetti importanti. Il primo è quello dell'attesa dello Sposo; l'attesa del ritrovamento tra il vecchio Adamo, cacciato dal Paradiso simbolicamente all'inizio della Quaresima, diventa adesso molto più pressante con l'uso dell'immagine e del tema evangelico dell'arrivo e dell'incontro con lo Sposo, uno Sposo il cui talamo nuziale è unicamente la sua croce. Il secondo aspetto è l'analogia che il tropario fa tra sonno e morte. L'arrivo dello Sposo per il cristiano è il momento del suo trapasso, della sua morte; lui, lo Sposo, arriverà nella notte - nell'ora in cui il servo non sa, e per questo viene chiesta la vigilanza, il guardare verso di Lui. Il terzo aspetto è quello delle nozze divine e l'assoluta indegnità dell'uomo che solo può entrare nella camera nuziale, il Regno, grazie alla luce che viene da Cristo per mezzo del battesimo. Di fronte allo Sposo nel suo talamo nuziale, cioè Cristo umiliato ed umile ai piedi della croce, il cristiano si scopre dal tutto peccatore, ma pure amato e salvato da questo Dio umile ed umiliato.
Collegato alla dimensione sponsale di Cristo, alcuni dei tropari dei primi giorni della settimana santa sottolineano ancora una volta la povertà e l’annientamento di Cristo per mezzo della sua incarnazione: “Sono venuto per servire Adamo divenuto povero, della cui forma volontariamente mi sono rivestito, io, il Creatore, ricco per la divinità; sono venuto per immolarmi in suo riscatto, io, impassibile per la divinità… Il primo tra voi sia dunque servo di tutti, chi governa come chi è governato, e l'eletto come l'ultimo. Io sono infatti venuto per servire Adamo divenuto povero, e dare la mia vita in riscatto di molti…”. I testi ancora mettono in evidenza come Cristo sposo, fattosi povero, diventa il vero servo nella Chiesa e ne diventa modello per tutti i cristiani: “Tutti vi riconosceranno per miei discepoli se osserverete i miei comandamenti, dice il Salvatore agli amici, andando verso la passione. Abbiate pace in voi e con tutti, e nutrite pensieri umili per essere innalzati... Il vostro potere sui fratelli sia il contrario di quello delle genti, perché non è mia eredità la tirannide, ma la libera volontà. Chi dunque tra voi vuole essere l'eletto, sia l'ultimo di tutti… Guardate a me, hai detto, Signore, ai tuoi discepoli, e non pensate cose alte, ma lasciatevi attrarre da quelle umili; bevete il calice che io bevo, per essere con me glorificati nel regno del Padre mio”.
Facendo una rilettura della parabola delle dieci vergini, proclamata nel vangelo del vespro del martedì santo, i tropari della liturgia bizantina esortano alla vigilanza, all’attesa e alla custodia dell'olio nelle lampade del proprio cuore: “Gettiamo lontano da noi l'indolenza, e con le lampade accese andiamo incontro tra gli inni al Cristo, sposo immortale… Abbondi nei vasi della nostra anima l'olio della condivisione: se non ci illudiamo di poterlo ancora acquistare al tempo delle ricompense… Quanti avete ricevuto da Dio eguale potenza di grazia, moltiplicate il talento con l'aiuto di Cristo che ve lo ha dato, salmeggiando: Benedite, opere del Signore, il Signore”. L’ingresso delle vergini sagge nel talamo nuziale è tipo dell'ingresso nel talamo della misericordia del Signore: “Sonnecchiando per l'indolenza dell'anima, o Cristo sposo, non ho la lampada accesa, la lampada delle virtù, e sono simile alle vergini stolte, perché vago qua e là mentre è tempo di operare. Non chiudermi, o Sovrano, le viscere della tua misericordia, ma svegliami, scuotendomi da questo sonno tenebroso, e fammi entrare insieme alle vergini sagge nel tuo talamo, dove echeggia un puro suono di gente in festa…”.
L’immagine del Cristo come sposo viene messa in rilievo nei tropari della settimana santa accostandola al tema del ritorno del Signore, ed anche richiamando le diverse volte che nei vangeli il Signore si serve dell'’immagine nuziale nel suo rapporto con gli uomini: “Quando verrai nella gloria con le potenze angeliche e ti siederai sul trono del giudizio, o Gesú, non allontanarmi da te, o pastore buono. Tu riconosci infatti le vie della parte destra, mentre quelle a sinistra sono distorte… annoverami tra le pecore che stanno alla tua destra… O Sposo splendido di bellezza al di sopra di tutti gli uomini! Tu che ci hai convocati per il banchetto spirituale delle tue nozze, spogliami, con la partecipazione ai tuoi patimenti, dell'aspetto cencioso che mi danno le mie colpe e, ornandomi con la veste di gloria della tua bellezza, rendimi splendido commensale nel tuo regno, o compassionevole..”.
Tutti i tre primi giorni della settimana santa si concludono col canto di un tropario che riprendendo il tema sponsale di questi giorni, gli dà già una chiara dimensione anche battesimale collegata con la Pasqua: “Vedo il tuo talamo adorno, o mio Salvatore, e non ho la veste per entrare. Fa' risplendere la veste dell'anima mia, o tu che doni la luce, e salvami!”.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco Roma