Il conflitto in Siria, la
difficile situazione dei circa 300mila fedeli greco-cattolici melkiti presenti
in Siria, la nomina del nuovo vescovo greco-melkita di Homs: sono fra gli
argomenti all’ordine del giorno dell’Assemblea del Sinodo della Chiesa greco cattolica
melkita, che si è aperta oggi a Beirut, in Libano. Alla guida dell’assise, il
Patriarca greco melkita di Antiochia e di tutto l’Oriente, Gregorio III Laham,
che presiede un’assemblea di circa 30 presuli provenienti dal Medio Oriente ma
anche dall’America, dall’Australia e dall’Europa. L’Assemblea sarà chiamata a
una nomina molto delicata, quella del nuovo vescovo di Homs (attualmente sede
vacante), la città al centro del violento conflitto fra truppe regolari e
ribelli dell’Esercito Siriano di Liberazione. Secondo fonti di Fides, i presuli
del Sinodo greco-melkita sono fortemente preoccupati per la sorte dei fedeli
cattolici in Siria, stretti al centro del conflitto. Nella discussione del
Sinodo, si cercherà anche di esplorare vie di riconciliazione non violente,
alternative alla forza militare, che costituiscono il profondo desiderio dei
fedeli cristiani in Siria e in tutto il Medio Oriente. I vescovi e i
rappresentanti del Sinodo hanno accolto l’appello lanciato dal Patriarca Laham
e stanno vivendo, nel mese di giugno, un periodo di digiuno, astinenza e
preghiera per la pace in Siria, fino alla festa dei Santi Pietro e Paolo.
(R.P.)
martedì 19 giugno 2012
Libano: al Sinodo greco-melkita, conflitto in Siria e nomima del vescovo di Homs
martedì 12 giugno 2012
SIRIA - Un cristiano ucciso a Qusayr, dove due preti confermano l’ultimatum ai cristiani
Qusayr (Agenzia Fides) – Il cristiano
Maurice Bitar è stato ucciso a Qusayr, la cittadina nei pressi di Homs dove la
popolazione cristiana presente – circa mille persone sui 10mila che vi
risiedevano prima dell’inizio della violenza – è stata costretta a fuggire dopo
l’ultimatum lanciato da una fazione armata, nelle forze di opposizione, guidata
dal generale Abdel Salam Harba (vedi Fides 9/6/2012). Come anticipato da Fides,
alcuni cristiani, dopo l’avvertimento, hanno scelto di restare comunque a
Qusayr, esponendosi a forti rischi. Maurice Bitar è stato ucciso da un
cecchino, con altri tre uomini, mentre era uscito di casa per comperare del
pane per la sua famiglia. Gli abitanti cristiani di Qusayr, riferiscono fonti
locali di Fides, subiscono vessazioni come il divieto di circolare per strada e
l’obbligo di “cedere il passo” se incontrano un musulmano, “come ai tempi del
califfato ottomano”, nota la fonte di Fides. L’opposizione armata, infatti,
come confermano numerosi osservatori in Siria e all’estero, si sta gradualmente
radicalizzando verso una ideologia sunnita estremista, di marca salafita. Sono
numerose le bande e i gruppi militari che operano in modo del tutto
indipendente, al di fuori del coordinamento dell’Esercito Siriano di
Liberazione. L’ultimatum lanciato dalla fazione di Abdel Salam Harba, ad
esempio, non è stato ratificato da altri gruppi: in un comunicato inviato a
Fides, il coordinamento dello stesso Esercito Siriano di Liberazione, di stanza
a Qusayr, si dice “scioccato per la notizia” e rigetta tale ultimatum,
affermando di non esserne responsabile e di non condividerlo in alcun modo. Due
sacerdoti cattolici fuggiti nei giorni scorsi da Qusayr, raggiunti dall’Agenzia
Fides, confermano, invece, di aver sentito “con i loro orecchi” l’ultimatum,
ripetuto anche dai minareti delle moschee, e di aver lasciato la città con
numerose famiglie di profughi.Secondo fonti di Fides, “la situazione nella zona
è insostenibile ed esposta a totale illegalità “. I cristiani si confrontano
con un dura realtà: o unirsi all’opposizione, arruolando i loro giovani, o
essere vittime di vessazioni, discriminazioni, violenze. La sorte dei cristiani
di Qusary, conclude la fonte, potrebbe ben presto toccare ai 10mila fedeli che
popolano altri villaggi nell’area, come Dmeineh, Rableh e Hamra. (PA) (Agenzia
Fides 12/6/2012)
sabato 9 giugno 2012
Siria: il Patriarca Gregorios III chiede un mese di digiuno e di preghiera per la pace.
Di fronte ai massacri e ai sanguinosi
eventi vissuti negli ultimi tempi in Siria, Gregorios III Laham, Patriarca
greco-cattolico melchita di Damasco, ha lanciato un accorato appello a tutti i
fedeli perchè vivano un periodo di preghiera, astinenza e digiuno per la pace.
La Chiesa intende accompagnare la difficile situazione nel Paese, perché “il
Dio possa ristabilire la pace, l’amore fraterno e la solidarietà reciproca in
Siria, in tutte le sue regioni e tra tutti i suoi cittadini”, recita il
messaggio, inviato all’agenzia Fides. Messaggio nel quale il Patriarca afferma:
“Nella tradizione orientale della Chiesa, dopo la Pentecoste, nel mese di
giugno si osserva il ‘digiuno dei Dodici Apostoli’, tra i quali Pietro e Paolo,
che la Chiesa in Oriente e Occidente commemora il 29 giugno. Questo digiuno
comincia quest'anno il 4 giugno e termina il 28 giugno. Ora, dopo l'escalation
di violenza, in particolare la diffusa serie di omicidi e rapimenti a scopo di
estorsione che ha colpito un gran numero di membri della Chiesa greco-melchita
cattolica e gli altri, specialmente in Homs, chiediamo a tutti i figli della
nostra Eparchia patriarcale di Damasco di digiunare e offrire speciali
preghiere ogni giorno, a casa e in chiesa”. Il Patriarca spiega: “Questa è la
nostra risposta agli eventi dolorosi che hanno causato il pianto e la
sofferenza, diffondendo immagini terrificanti e provocando odio e vendetta”. La
speciale iniziativa, informa il Patriarca, è rivolta a tutti, clero, religiosi,
fedeli laici, famiglie, che potranno rivolgere a Dio speciali intenzioni di
preghiera: “per tutti i cristiani, che siano confermati nella vera fede vera e
possano essere uniti nella Chiesa; per i leader e i membri del Parlamento, che
possano essere illuminati e seguire vie di comprensione, compassione e
cooperazione; per tutti gli abitanti della Siria, che i loro cuori possono
essere confermati nella comprensione e nella pace. (R.P.)
www.new.va
mercoledì 6 giugno 2012
“La desolazione di Homs e la guerra di informazione”
Damasco (Agenzia Fides)
– “La pace in Siria potrebbe essere salvata se tutti dicessero la verità. Dopo
un anno di conflitto, la realtà sul terreno è lontana dal quadro che impone la
disinformazione nei mass media occidentali”: lo dice una testimonianza inviata
a Fides dal Vescovo francese Philip Tournyol Clos, Archimandrita
greco-cattolico melchita, che ha visitato nei giorni scorsi la Siria, recandosi
in diverse città, come Damasco, Aleppo e Homs. A Homs, definita “città martire”, “le forze di
opposizione hanno occupato due quartieri, Diwan Al Bustan e Hamidieh, dove vi
sono tutte le chiese e vescovadi”, racconta a Fides l’Archimandrita. “Lo
spettacolo per noi – continua – è la desolazione assoluta: la chiesa di Mar
Elian è semi distrutta e quella di Nostra Signora della Pace è ancora occupato
dai ribelli. Le case dei cristiani sono gravemente danneggiate dagli scontri e
completamente svuotate dai loro abitanti, fuggiti senza prendere nulla. Il quartiere
di Hamidieh è ancora rifugio inespugnabile di gruppi armati indipendenti l'uno
dall'altro, dotati di armi pesanti e finanziati da Qatar e Arabia Saudita.
Tutti i cristiani (138.000) sono fuggiti a Damasco e in Libano, altri si sono
rifugiati nelle campagne circostanti. Un sacerdote è stato ucciso e un altro è
stato ferito da tre proiettili nell'addome. Ancora un paio vivono lì, ma i
cinque vescovi hanno dovuto rifugiarsi a Damasco e in Libano”. Il leader cristiano continua: “Nella capitale
si temono autobombe e attentati di attentatori suicidi islamisti, attratti dal
desiderio del paradiso, che cullano il sogno della fine del regime alawita.
Attualmente si sta tentando di destabilizzare il paese tramite l’opera
sanguinosa di avventurieri che non sono siriani. Anche l'ex ambasciatore di
Francia, Eric Chevallier, ha segnalato tali informazioni, che sono state sempre
rifiutate, mentre molte informazioni continuano a essere falsificate per
alimentare la guerra contro la Siria”, denuncia il Vescovo a Fides. A Damasco
nelle scorse settimane vi sono stati terribili attentati che si sono conclusi
con un bilancio: di 130 morti (di cui 34 cristiani), 400 feriti e molte case
danneggiate. “La costernazione era generale, il dolore indescrivibile”, nota
l’Archimandrita, ricordando che “il popolo siriano è un popolo semplice e
giocoso”. Sui cristiani il Vescovo dice: “I cristiani vivono in pace,
condividendo la sofferenze di tutti, ma sono pronti ad ammettere di non essersi
mai sentiti così liberi in passato e a ricordare il pieno riconoscimento dei
loro diritti, datogli dal presente governo”. Mons. Philip Tournyol Clos
racconta la chiave di lettura di leader cristiani e musulmani siriani, che
affermano: “I nemici della Siria hanno arruolato i Fratelli Musulmani al fine di
distruggere le relazioni fraterne che esistevano tradizionalmente tra musulmani
e cristiani Eppure, ad oggi, non ci riescono: hanno provocato una reazione
contraria e le due comunità sono unite più di prima”. I soldati siriani
infatti, continuano a trovarsi di fronte combattenti stranieri, mercenari
libici, libanesi, militanti dei paesi del Golfo, afgani, turchi. “I militanti
sunniti salafiti – dice il Vescovo – continuano a compiere crimini sui civili,
o a reclutare combattenti con la forza. Gli estremisti fanatici sunniti stanno
combattendo orgogliosamente una guerra santa, soprattutto contro gli alawiti.
Quando i terroristi vogliono controllare l'identità religiosa di un sospetto,
gli chiedono di citare le genealogie risalenti a Mosè. E chiedono di recitare
una preghiera che gli alawiti hanno rimosso. Gli alawiti non hanno alcuna
possibilità di uscirne vivi”. (PA)
da: www.orientecristiano.com
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