venerdì 31 marzo 2017

L'INNO AKATHISTOS

CHE COS'E'
L'inno Akáthistos è il più antico inno in onore della Madre di Dio (Theotokos) e ha influenzato enormemente l'iconografia bizantina: molte icone, infatti, illustrano i suoi versetti. Quasi tutti i monasteri e le Chiese bizantine e slave riproducono scene dell'Akáthistos sulle pareti degli edifici sacri, sui paramenti, sugli oggetti liturgici, o come cornice alle più celebri icone. Questa composizione ha esercitato anche un profondo influsso sulla nostra tradizione medioevale, grazie alla versione latina che risale all'anno 800.
L'Akáthistos è un inno liturgico del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche, antiche e recenti. Esso non fu composto per una festa mariana, ma probabilmente per celebrare il sublime mistero della Madre di Dio patrona di Costantinopoli nel suo santuario di Blacheme, fatto edificare dall’imperatrice Pulcheria (450­453) quale segno e pegno della celeste protezione della Vergine sulla Città e sull’Impero.

 L'AUTORE 
Non si conosce l''autore dell'Inno Akáthistos, perché rimasto anonimo. Molti studiosi pensano che esso sia opera di Romano il Melode (491­518) che lo compose per ringraziare la Vergine di aver liberato Costantinopoli da un’irruzione di barbari. Altri lo attribuiscono a Basilio di Seleucia, profondo teologo ed elegante scrittore, conoscitore delle tradizioni alessandrina, antiochena e siriaca, uno dei Padri più influenti del Concilio di Calcedonia (451).

IL TITOLO
L'Inno non ha un titolo, perché la parola Akáthistos in greco vuol dire semplicemente "non seduto": nel recitarlo i fedeli devono stare in piedi. "Akathistos" non è, quindi, il titolo originario, ma una disposizione della Chiesa che ingiunge di cantarlo o recitarlo "stando in piedi", così come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio. 

LA COMPOSIZIONE 
Consta di 24 strofe ed è cantato ufficialmente in periodi dell’anno diversi a seconda del tipo di chiesa ortodossa, così come differenti sono le preghiere che inframmezzano l’inno (una versione – slava – è scritta in corsivo) in particolari ricorrenze. Ufficiosamente i fedeli lo recitano molto spesso, anche tutti i giorni, ottenendo indulgenze. Composto per il canto in raffinatissima metrica greca, l’Inno è intraducibile. I 24 quadri sono divisi in due parti di 12 quadri ciascuna: 
1. LITURGICO ­NARRATIVA sezione cristocentrica ( 6 quadri) sezione ecclesiocentrica ( 6 quadri) 2. DOGMATICA sezione cristocentrica (6 quadri) sezione ecclesiocentrica ( 6 quadri) QUADRI DISPARI si ampliano con 12 salutazioni mariane. 

IMPORTANZA LITURGICA
La Chiesa bizantina ha dedicato a quest'Inno una memoria liturgica il 5°sabato di quaresima, "sabato dell'Akáthistos", e ne canta una sezione in ogni precedente sabato di quaresima. Ma monaci, sacerdoti e fedeli lo recitano in molte occasioni, anche ogni giorno, perché, assaporandone la bellezza e la ricchezza spirituale, lo riconoscono come l'espressione più alta della loro dottrina e pietà verso la santissima Madre di Dio. 

VALORE TEOLOGICO 
L'Akáthistos è una composizione davvero ispirata, che contempla la Vergine­Madre nel progetto storico­salvifico di Dio dalla creazione all'ultimo compimento, unendola indissolubilmente a Cristo ed alla Chiesa, quale Madre del Verbo e Sposa immacolata dello Sposo divino. L'Inno armonizza il dettato cristologico e quello mariano, subordinando sapientemente la Madre al Figlio, la lode mariana alla glorificazione divina. Esso attinge, secondo la metodologia liturgica orientale, i contenuti e la loro espressione sia dalle immagini del creato, che manifestano il Creatore, sia dagli episodi, preannunci e figure dell’Antico Testamento, che hanno preparato l’avvento del Salvatore; ma soprattutto dalla fede professata e celebrata dalla Chiesa: professata nei concili di Nicea (325), Efeso (431) e Calcedonia (451), dai quali direttamente dipende; celebrata soprattutto nel ciclo del Natale orientato alla Pasqua, che esso fedelmente segue e interpreta. L’Akáthistosdunque canta il mistero della Vergine­Madre nel mistero di Cristo e della Chiesa, e l’evento dell’Incarnazione e del Natale nella luce della Pasqua del Redentore e dei redenti. Per questo l’autore lo ha intenzionalmente architettato sui numeri simbolici che rappresentano il Cristo e la Chiesa: il numero 2, che indica le due nature del Figlio — la divina e l’umana — convergenti nell’unica persona del Verbo; e il numero 12, che rivela la Gerusalemme celeste descritta nell’Apocalisse quale Sposa dell’Agnello, risplendente della gloria divina (Ap. 19 e 21). Da questa visione l’inno desume gli efimni: «Ave, Vergine e Sposa» e «Alleluia», presentando già compiuto in Maria ciò che la Chiesa tutta desidera e spera di essere. 

RIPRESO DAL SITO : http://www.latheotokos.it/modules.php?name=News&file=print&sid=210

giovedì 30 marzo 2017

ESTRATTO DAL GRANDE CANONE PENITENZIALE DI SANT'ANDREA DI CRETA



PRIMA ODE
Irmòs
M’ha soccorso il Signore e protetto, m’ha salvato.
Egli è il mio Dio. La sua lode proclamerò.
Dei nostri padri è il Dio, l’esalterò
poiché la sua gloria rende manifesta. (due volte)
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

Tropari
1. Su quale gesto di mia vita
darò inizio al pianto?
Quali note scriverò a preludio
di questo mio lamento?
Nella tua misericordia, o Cristo,
dei miei peccati dammi il perdono.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

2. Anima mia, col tuo corpo vieni
a glorificare il Creatore d’ogni cosa.
La saggezza ritrova e a Dio presenta
lacrime di pentimento.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

10. O mio Creatore, quale vasaio
che docile argilla plasma,
carne e ossa, alito e vita mi donasti.
Signore che mi creasti,
mio Giudice e mio Salvatore,
a te oggi riconducimi.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

12. Peccai, mio Salvatore,
eppure so che l’uomo ami.
Per tenero amore tu ci colpisci
e con ardore di fiamma brucia la tua misericordia.
Le mie lacrime vedi e a me affrettati
come il Padre che tra le braccia
il figlio dissoluto accoglie.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.


13. Fin dalla mia giovinezza
i tuoi comandamenti disprezzai,
o mio Salvatore,
e i giorni di mia vita dipanai
tra passioni e dissoluta incoscienza.
A te il mio grido innalzo:
salvami, prima che morte giunga.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

14. Sulla soglia della tua casa giaccio,
o mio Salvatore.
Anche se vento di deserto sono
non gettarmi nell’inferno
al termine dei miei giorni,
ma prima che morte mi ghermisca
i miei peccati perdona,
o amico degli uomini.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

15. Le ricchezze dell’anima mia
nel vuoto senza fondo dissipai.
Frutti di buon volere non posseggo
e la fame mi attorciglia le viscere.
Io grido: Vieni, Padre di tenerezza
e nella tua misericordia abbracciami.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

18. Agnello di Dio
che del peccato del mondo ti carichi
il greve peso del mio peccato
togli dalle mie spalle
e nel tuo grande amore
avvolgimi nel tuo perdono.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

19. Ai tuoi piedi mi getto, Gesù,
contro il tuo amore ho peccato.
Liberami da questo troppo greve peso
e nella tua misericordia accoglimi.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

20. È tempo di pentimento e a te vengo.
Liberami dal greve peso dei miei peccati e fammi dono,
nel tuo tenero amore, di lacrime di pentimento.

Gloria al Padre e al Figlio e al Santo Spirito ed ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amìn.

Trinità sovraessenziale, nell’Unità t’adoro,
liberami dal greve peso del mio peccato
e fammi dono, nella tua misericordia,
di lacrime di pentimento.



SECONDA ODE
Irmòs
Ascolta la mia voce, o cielo, parlerò,
canterò di Cristo
che dalla Vergine prese carne
per venire a noi.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

Tropari
1. Ascolta, cielo, la mia voce.
Ascoltami, o terra;
Dio a sé mi riconduce,
lo voglio celebrare.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

2. Nella tua compassione, Dio mio,
rivolgi a me gli occhi del tuo amore,
ricevi la mia confessione di fuoco.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

3. Più d’ogni altro peccatore
contro te solo peccai, Signore.
E tuttavia nella tua compassione accoglimi,
poiché tua creatura sono,
mio Salvatore.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

4. La bruttura delle passioni
dissimulai sotto l’ardore del piacere,
e la bellezza devastai dell’anima mia.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

5. La tempesta delle passioni m’assale.
Tendimi la mano, Signore,
come un giorno a Pietro sulle onde.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

6. La tunica della mia carne gettai nel fango
e la tua immagine e somiglianza
imbrattai, mio Salvatore.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

7. A brandelli feci la mia tunica di bellezza
dal mio stesso creatore tessuta
e ora nudo mi ritrovo.
Con sfilacciati stracci
la volli sostituire,
opera del serpente seduttore,
e ora di vergogna sono ricoperto.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.
8. Pure io le lacrime della prostituta
o Compassionevole ti offro.
Nella tua misericordia perdonami, tu che salvi.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

11. M’ha il peccato rivestito
di tuniche di pelle.
Dopo avermi di dosso strappato
la tunica tessuta da Dio.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

13. La mia vita a idolatriche passioni abbandonata
m’ha rivestito di un mantello insanguinato.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

17. Solo per l’apparente bellezza ebbi occhi,
e il santuario interiore trascurai costruito da Dio.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

18. Le passioni in me travolsero
la bellezza della primitiva immagine.
Ma tu la dramma perduta
cerchi e ritrovi, o mio Salvatore.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

19. Come la prostituta grido a te: ho peccato,
contro te solo ho peccato.
Le mie lacrime accogli, mio Salvatore,
come il profumo accettasti della peccatrice.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

20. "Perdonami" a te grido come il pubblicano.
Perdonami, Salvatore, poiché tra i figli di Adamo
come me nessuno ha peccato.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

24. Non chiudermi la porta, Signore,
al mio pentimento aprila.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

25. Al mio spirito gemente presta ascolto
e al mio cuore che languisce;
accogli le mie lacrime
e salvami, mio Salvatore.
Misericordia di me, o Dio, misericordia di me.

26. L’uomo ami
e salvezza di tutti tu vuoi.
Nella tua bontà chiamami,
nella tua bontà accoglimi,
delle mie colpe mi pento.

Gloria al Padre e al Figlio e al Santo Spirito ed ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amìn.
Glorifichiamo insieme al Figlio il Padre,
e lo Spirito Santissimo,
pari a loro in potenza.

Il testo integrale del Grande Canone e il suo commento sono reperibili in O. Clément, Il canto delle lacrime. Saggio sul pentimento, Àncora, Milano 2002.

lunedì 27 marzo 2017

ESTRATTO DAL TESTO DI GIOVANNI CLIMACO "La scala del Paradiso"


Ognuno viva di preghiere nella propria condizione.
193. Osserviamo che il nostro Re, Iddio sommamente buono, si comporta come i re della terra che sono soliti elargire ai loro soldati i loro benefici direttamente e talora indirettamente, attraverso persone fidate o attraverso i loro domestici. Dio lo fa elargendo i suoi doni secondo l'abito di umiltà di cui siamo rivestiti. Inoltre Egli ha in abominazione chi prega accettando i pensieri impuri che gli passano per la mente, voltandogli le spalle come un cortigiano che stando alla presenza del re terreno si rigirasse per parlare con i nemici del suo signore. Hai un'arma per scacciare da te il cane che ti si avvicina sfrontatamente, dagli addosso ogni volta che ti tenta, non cedergli mai. Domanda con animo compunto, cerca il Signore nell'ubbidienza, picchia alla porta senza mai perderti d'animo, perché sta scritto: «Chi domanda riceve, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto».
Guardati dal pregare troppo per una donna, come talora si dà il caso; correresti il rischio di essere depredato dagli astuti tuoi avversari. Non passare in rassegna i consuntivi della tua attività pertinente al corpo per non diventare insidiatore dite stesso. In tempo di preghiera non è davvero il caso di esaminare come vanno condotte le attività pur necessarie e anche spirituali, che ti sottrarrebbero quel che più vale. Non cadrà mai chi si sia appoggiato sempre al bastone dell'orazione. Seppure dovesse inciampare non cadrebbe, o non resterebbe a terra; poiché la preghiera ha un potere pio ma assoluto sul cuore di Dio. E di tale utilità per noi, che i demoni ce la vogliono impedire al momento della sinassi. Segno di tale utilità è anche il frutto che matura in noi con la sconfitta del nostro avversario, come canta il Salmista: «Io conobbi davvero quanto bene mi volessi dal fatto che in tempo di guerra non permettesti che il nemico ridesse alle mie spalle; perciò gridai a Te con tutto il cuore, corpo-anima-spirito, perché dove si trovano uniti due di questi minimi elementi là c'è Dio in mezzo ad essi».
Non tutti hanno le medesime doti, né secondo il corpo né secondo lo spirito. Per alcuni va bene la preghiera più breve, per altri è buona quella più lunga della salmodia. C'è chi confessa d'essere ancora prigioniero del suo corpo, e c'è chi dice di lottare nell'ignoranza dello spirito; ma se tu invocherai comunque il nostro Re contro i suoi nemici che ti assalgono da ogni parte, abbi fiducia; non dovrai poi far gran fatica nel respingerli, perché essi stessi spontaneamente si allontaneranno ben presto: gli empi infatti non vorranno assistere alla vittoria che su di essi sicuramente riporterai per via della preghiera; anzi se la daranno a gambe come fustigati dalla sferza della tua fervorosa orazione. Tu raccogli tutte le tue forze, e Dio penserà a insegnarti come pregare.
Non possiamo imparare a ben pregare in altra scuola che in quella della stessa orazione che ha per maestro lo Stesso Dio [...] Dio, che «insegna all'uomo la scienza», è il solo che possa insegnare la preghiera; ed elargendola a chi prega, benedice gli anni del giusto.

Ἰωάννης τῆς Κλίμακος
Estratto dal testo "La scala del Paradiso", Ed. Città Nuova, pg. 1137D-1140C.

domenica 26 marzo 2017


L’Annunciazione secondo Efrem il Siro


Come un seme

nel nostro giardino

di Manuel Nin

La festa dell’Annunciazione della Madre di Dio è una delle poche che troviamo lungo la quaresima nelle tradizioni liturgiche orientali. Al suo sviluppo contribuì anche l’omiletica siriaca. Efrem la commenta nel secondo inno sulla natività del Signore, un testo dove il poeta canta il mistero dell’incarnazione del Signore e dell’annuncio fatto da Gabriele a Maria. Già nella prima strofa la parola di Efrem è una lode, unita a quella delle schiere celesti, per il mistero che redime il genere umano: «Del tempo illustre segnato per la redenzione mi rendo anch’io partecipe nell’amore e mi allieto. Voglio lodarlo con canti puri, rendere gloria a quel bimbo che ci ha redenti». Le profezie veterotestamentarie sono applicate a Cristo stesso che si manifesta come re, sacerdote e agnello, con riferimenti molto evidenti di carattere sacramentale al battesimo, al perdono dei peccati e all’eucaristia: «La cetra dei profeti che l’annunciarono, l’issopo dei sacerdoti che lo amarono, il diadema dei re sono di quel Signore dei vergini, la cui madre è anch’essa vergine. Poiché è re, ha dato a tutti la regalità; poiché è sacerdote, ha dato a tutti il perdono; poiché è l’agnello, distribuisce a tutti il cibo». Diverse volte Efrem fa riferimento alla vera divinità e vera umanità di Cristo con l’immagine della paternità divina e la maternità umana: «Degna di memoria la madre che l’ha generato, degno di benedizioni il seno che l’ha portato, come pure Giuseppe, per grazia chiamato padre del Figlio vero, il cui Padre è glorificato».
Poi Maria stessa canta il mistero dell’incarnazione del Verbo: «Mi ha fatto gioire perché io l’ho concepito; mi ha magnificato poiché io l’ho generato. Nel suo paradiso vivente io sto per entrare e dargli lode nel luogo dove Eva fallì. Di me si è compiaciuto, al punto da essergli madre, poiché l’ha voluto, e da essermi figlio, poiché gli è piaciuto». E in un’altra strofa la lode della madre diviene anche quella della Chiesa: «Con la bocca dei miei martiri io rendo grazie per aver accolto il bimbo, figlio dell’invisibile uscito alla visibilità. Su una cima eccelsa mi sollevi con i miei santi, per rendere gloria a colui che si chinò e si fece piccolo nella mangiatoia». Efrem presenta poi il tema dell’annuncio fatto dagli angeli agli uomini con l’immagine dell’unica sorgente che è Cristo stesso e delle dodici sorgenti, gli apostoli, che vi attingono: «Voci celesti ti hanno annunciato ai terrestri. Sorgente nuova che i celesti hanno aperto per i terrestri assetati di vita. O fonte non gustata da Adamo! Dodici sorgenti parlanti essa ha aperto, che hanno riempito di vita il mondo».
Il poeta accosta poi le immagini di Cristo nuovo Adamo nato dalla vergine al primo Adamo fatto dalla terra vergine. Nella seconda parte dell’inno Efrem introduce il tema dell’annunciazione e si sofferma sull’atteggiamento di preghiera con cui Maria accoglie l’annuncio di Gabriele: «Cosa faceva colei che era casta nel momento in cui Gabriele, il messaggero, volando discese presso di lei? Lo vide nel momento della preghiera, perché anche Daniele aveva visto Gabriele durante la preghiera. Preghiera e buona novella, sua parente, è giusto che esultino vicendevolmente, come Maria ed Elisabetta sua parente». Segue una serie di esempi biblici del rapporto tra preghiera e annuncio di salvezza: la fine del diluvio, la preghiera di Abramo, la preghiera del centurione. Quindi anche quella che è la più grande delle notizie trova Maria orante: «Tutte le buone notizie giungono al porto della preghiera. La notizia delle notizie, causa di tutte le gioie, trovò Maria in preghiera». E quasi per pudore presenta l’arcangelo come un vegliardo il cui aspetto non doveva turbare Maria: «Gabriele, come un vecchio nobile e grave entrò e la salutò, affinché lei non tremasse, affinché la giovane modesta, alla vista di un volto giovane, non si rabbuiasse».Infine Efrem, con immagini molto belle, presenta i tre personaggi — Daniele, Elisabetta e Maria — cui Gabriele viene mandato: «A due casti vegliardi e alla vergine, solo a essi fu mandato Gabriele con le buone notizie.
Uno generò la rivelazione della parola di Dio, l’altra la voce del deserto e la vergine il Verbo dell’altissimo». E l’inno si conclude con il tema della kènosis del Verbo di Dio che «restrinse se stesso fino a riempire il piccolo grembo di Maria. Poi come un seme nel nostro giardino e un piccolo raggio per la nostra pupilla, sorse, si diffuse e riempì il mondo».

(L'Osservatore Romano 25 Marzo 2015)

martedì 21 marzo 2017

                                          

La Quaresima nella tradizione Bizantina
PER NON RENDERE INUTILE IL DIGIUNO
di Manuel Nin
"Digiunando dai cibi, anima mia, senza purificarti dalle passioni, invano ti rallegri per l'astinenza, perché se essa non diviene per te occasione di correzione, sei in odio a Dio come menzognera e ti rendi simile ai perfidi demoni che non si cibano mai. Non rendere dunque inutile il digiuno peccando, ma rimani irremovibile sotto gli impulsi sregolati, facendo conto di stare presso il Salvatore crocifisso, o meglio di essere crocifissa insieme a Colui che per te è stato crocifisso, gridando a lui:  ricordati di me Signore, quando verrai nel tuo regno". Questo tropario della terza settimana della pre-quaresima nella tradizione bizantina, riassume in modo incisivo quello che è il periodo quaresimale di qualsiasi tradizione cristiana:  il digiuno e l'astinenza sono vani se non corrispondono a una vera conversione del cuore.
Nella tradizione bizantina il periodo di dieci settimane che precede la Pasqua viene chiamato Triodion - nome che indica le tre odi bibliche cantate nell'ufficiatura mattutina - e comprende la pre-quaresima e la quaresima. Il periodo pre-quaresimale è comune a tutte le tradizioni liturgiche cristiane, dal Triodion bizantino, al Digiuno dei niniviti siriaco, al Digiuno di Giona dei copti, alla Settuagesima nell'antica tradizione latina.
La quaresima bizantina vera e propria comprende quaranta giorni - dal lunedì della prima settimana al venerdì prima della domenica delle Palme - e svolge le settimane dal lunedì alla domenica, presentando il cammino settimanale verso la domenica a modello della stessa quaresima verso la Pasqua. Inoltre fa una chiara distinzione tra il sabato e la domenica e gli altri giorni:  nei primi si celebra la Divina liturgia (domenica con l'anafora di san Basilio, sabato con quella di san Giovanni Crisostomo), mentre nei giorni feriali solo l'ufficiatura delle ore, con l'aggiunta durante il vespro del mercoledì e del venerdì della liturgia dei Presantificati, cioè la comunione con il Corpo e il Sangue del Signore consacrati la domenica precedente.
La quaresima bizantina è un periodo molto ricco nella scelta dei testi biblici:  salmi, letture; nell'innografia e nelle letture dei padri. I testi innografici si soffermano soprattutto sul tema dell'anima umana, dominata dal peccato, che trova per mezzo della quaresima la possibilità della salvezza. Nelle quattro domeniche della pre-quaresima troviamo i grandi temi che segneranno il percorso quaresimale:  l'umiltà (domenica del pubblicano e del fariseo); il ritorno a Dio misericordioso (domenica del figlio prodigo); il giudizio finale (domenica di carnevale), il perdono (domenica dei latticini). In quest'ultima domenica viene commemorata l'espulsione di Adamo dal paradiso:  Adamo, creato da Dio per vivere in comunione con lui nel paradiso, a causa del peccato ne è stato cacciato, ma nella quaresima comincia il cammino di ritorno che culminerà quando Cristo stesso, nel mistero pasquale, scende negli inferi e gli dà la sua mano per levarlo dalla morte e riportarlo in paradiso, che viene quasi personificato nella preghiera della Chiesa. Alla fine del vespro della quarta domenica si celebra il rito del perdono con cui si inizia la quaresima.
La quaresima dura quaranta giorni, con cinque domeniche. In ciascuna di esse vediamo un doppio aspetto:  da una parte le letture bibliche che preparano al battesimo, dall'altra gli aspetti storici o agiografici. Nella domenica dell'ortodossia la vocazione di Filippo e Natanaele è modello della vocazione di ogni essere umano e si celebra il trionfo dell'ortodossia sull'iconoclasmo e il ristabilimento della venerazione delle icone. Nella domenica di san Gregorio Palamas si ricorda la fede del paralitico guarito da Cristo. La domenica dell'esaltazione della santa Croce è dedicata alla venerazione della Croce vittoriosa di Cristo, portata solennemente al centro della chiesa e venerata dai fedeli per tutta la settimana come segno di vittoria e di gioia, non di sofferenza. Nella domenica di san Giovanni Climaco, modello di ascesi, si celebra la guarigione dell'indemoniato, e in quella di santa Maria Egiziaca, modello di pentimento, l'annuncio della risurrezione. Il sabato della quinta settimana si canta l'inno Akathistos, ufficiatura dedicata alla Madre di Dio.
La sesta e ultima settimana di quaresima, chiamata delle Palme, ha come centro la figura di Lazzaro, l'amico del Signore, dal momento della malattia, fino alla morte e alla sua risurrezione. I testi liturgici ci fanno avvicinare a quello che si manifesterà pienamente nei giorni della Settimana santa, cioè la filantropia di Dio manifestata in Cristo, il suo amore reale e concreto per l'uomo. Tutta la settimana viene inquadrata nella contemplazione dell'incontro ormai vicino tra Gesù e la morte, quella dell'amico per primo, quella propria la settimana dopo. I testi liturgici riescono a coinvolgerci in questo cammino di Gesù verso Betania, verso Gerusalemme.
Nella liturgia bizantina non siamo mai spettatori, ma sempre partecipanti e concelebranti, presenti nella liturgia e nell'evento di salvezza che la liturgia celebra. Col vespro del sabato di Lazzaro  si  conclude  il  periodo  quaresimale.Lungo l'intera quaresima, la tradizione bizantina recita alla fine di tutte le ore dell'ufficiatura la preghiera attribuita a sant'Efrem il Siro, che riassume il cammino di conversione di ogni cristiano:  "Signore e sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, d'indolenza, di superbia, di vaniloquio. Dà a me, tuo servitore, uno spirito di sapienza, di umiltà, di pazienza e di amore. Sì, Signore e re, dammi di vedere i miei peccati e di non condannare mio fratello, perché tu sei benedetto nei secoli".
(l'Osservatore Romano 25 febbraio 2009)

giovedì 16 marzo 2017

Sant’Atanasio dei Greci
chiesa cattolica di rito greco bizantino
Via del Babuino, Roma

Grande Quaresima 2017

1° marzo, mercoledì
Liturgia dei Presantificati
19.00
3 marzo, venerdì
Ufficio dell’Akathistos (1a stasi)
19.00
4 marzo, sabato
Vespro
19,00
5 marzo, 1a dom. di Quaresima
Divina Liturgia di S. Basilio e processione con le icone
10,30
8 marzo, mercoledì
Liturgia dei Presantificati
19,00
10 marzo, venerdì
Ufficio dell’Akathistos (2a stasi)
19,00
11 marzo, sabato
Vespro
19,00
12 marzo, 2a dom. di Quaresima
Divina liturgia di S. Basilio
10,30
14 marzo, martedì S. Benedetto
Liturgia dei Presantificati
19,00
15 marzo, mercoledì
Liturgia dei Presantificati
19,00
17 marzo, venerdì
Ufficio dell’Akathistos (3a stasi)
19,00
18 marzo, sabato
Vespro
19,00
19 marzo 3a dom. di Quaresima
Divina Liturgia di S. Basilio e adorazione della Ss.ma Croce
10,30
22 marzo, mercoledì
Liturgia dei Presantificati
19,00
24 marzo, venerdì
Vespro Annunciazione e Ufficio dell’Akathistos (4a stasi)
18,30
26 marzo, 4a dom. di Quaresima
Divina liturgia di S. Basilio
10,30
29 marzo, mercoledì
Liturgia dei Presantificati
19,00
31 marzo, venerdì
Ufficio dell’Akathistos (intero)
18,30
1° aprile, sabato
Vespro
19,00
2 aprile, 5a dom. di Quaresima
Divina liturgia di S. Basilio
10,30
5 aprile, mercoledì
Liturgia dei Presantificati
19,00
7 aprile, venerdì
Liturgia dei Presantificati e kalimera di Lazzaro
19,00
8 aprile, sabato
Vespro
19,00
9 aprile, dom. delle Palme
Divina liturgia di S. Giovanni Crisostomo e benedizione delle Palme
10,30