L'INNO AKATHISTOS
CHE COS'E'
L'inno Akáthistos è il più antico inno in onore della Madre di Dio (Theotokos) e ha
influenzato enormemente l'iconografia bizantina: molte icone, infatti, illustrano i suoi
versetti. Quasi tutti i monasteri e le Chiese bizantine e slave riproducono scene
dell'Akáthistos sulle pareti degli edifici sacri, sui paramenti, sugli oggetti liturgici, o come
cornice alle più celebri icone. Questa composizione ha esercitato anche un profondo influsso
sulla nostra tradizione medioevale, grazie alla versione latina che risale all'anno 800.
L'Akáthistos è un inno liturgico del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni
innografiche e litaniche, antiche e recenti. Esso non fu composto per una festa mariana, ma
probabilmente per celebrare il sublime mistero della Madre di Dio patrona di Costantinopoli
nel suo santuario di Blacheme, fatto edificare dall’imperatrice Pulcheria (450453) quale
segno e pegno della celeste protezione della Vergine sulla Città e sull’Impero.
L'AUTORE
Non si conosce l''autore dell'Inno Akáthistos, perché rimasto anonimo. Molti studiosi
pensano che esso sia opera di Romano il Melode (491518) che lo compose per ringraziare la
Vergine di aver liberato Costantinopoli da un’irruzione di barbari. Altri lo attribuiscono a
Basilio di Seleucia, profondo teologo ed elegante scrittore, conoscitore delle tradizioni
alessandrina, antiochena e siriaca, uno dei Padri più influenti del Concilio di Calcedonia
(451).
IL TITOLO
L'Inno non ha un titolo, perché la parola Akáthistos in greco vuol dire semplicemente "non
seduto": nel recitarlo i fedeli devono stare in piedi. "Akathistos" non è, quindi, il titolo
originario, ma una disposizione della Chiesa che ingiunge di cantarlo o recitarlo "stando in
piedi", così come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio.
LA COMPOSIZIONE
Consta di 24 strofe ed è cantato ufficialmente in periodi dell’anno diversi a seconda del tipo
di chiesa ortodossa, così come differenti sono le preghiere che inframmezzano l’inno (una
versione – slava – è scritta in corsivo) in particolari ricorrenze. Ufficiosamente i fedeli lo
recitano molto spesso, anche tutti i giorni, ottenendo indulgenze. Composto per il canto in
raffinatissima metrica greca, l’Inno è intraducibile.
I 24 quadri sono divisi in due parti di 12 quadri ciascuna:
1. LITURGICO NARRATIVA
sezione cristocentrica ( 6 quadri)
sezione ecclesiocentrica ( 6 quadri)
2. DOGMATICA
sezione cristocentrica (6 quadri)
sezione ecclesiocentrica ( 6 quadri)
QUADRI DISPARI
si ampliano con 12 salutazioni mariane.
IMPORTANZA LITURGICA
La Chiesa bizantina ha dedicato a quest'Inno una memoria liturgica il 5°sabato di quaresima,
"sabato dell'Akáthistos", e ne canta una sezione in ogni precedente sabato di quaresima. Ma
monaci, sacerdoti e fedeli lo recitano in molte occasioni, anche ogni giorno, perché,
assaporandone la bellezza e la ricchezza spirituale, lo riconoscono come l'espressione più
alta della loro dottrina e pietà verso la santissima Madre di Dio.
VALORE TEOLOGICO
L'Akáthistos è una composizione davvero ispirata, che contempla la VergineMadre nel
progetto storicosalvifico di Dio dalla creazione all'ultimo compimento, unendola
indissolubilmente a Cristo ed alla Chiesa, quale Madre del Verbo e Sposa immacolata dello
Sposo divino.
L'Inno armonizza il dettato cristologico e quello mariano, subordinando sapientemente la
Madre al Figlio, la lode mariana alla glorificazione divina. Esso attinge, secondo la
metodologia liturgica orientale, i contenuti e la loro espressione sia dalle immagini del
creato, che manifestano il Creatore, sia dagli episodi, preannunci e figure dell’Antico
Testamento, che hanno preparato l’avvento del Salvatore; ma soprattutto dalla fede
professata e celebrata dalla Chiesa: professata nei concili di Nicea (325), Efeso (431) e
Calcedonia (451), dai quali direttamente dipende; celebrata soprattutto nel ciclo del Natale
orientato alla Pasqua, che esso fedelmente segue e interpreta.
L’Akáthistosdunque canta il mistero della VergineMadre nel mistero di Cristo e della
Chiesa, e l’evento dell’Incarnazione e del Natale nella luce della Pasqua del Redentore e dei
redenti. Per questo l’autore lo ha intenzionalmente architettato sui numeri simbolici che
rappresentano il Cristo e la Chiesa: il numero 2, che indica le due nature del Figlio — la
divina e l’umana — convergenti nell’unica persona del Verbo; e il numero 12, che rivela la
Gerusalemme celeste descritta nell’Apocalisse quale Sposa dell’Agnello, risplendente della
gloria divina (Ap. 19 e 21). Da questa visione l’inno desume gli efimni: «Ave, Vergine e
Sposa» e «Alleluia», presentando già compiuto in Maria ciò che la Chiesa tutta desidera e
spera di essere.
RIPRESO DAL SITO : http://www.latheotokos.it/modules.php?name=News&file=print&sid=210