lunedì 24 dicembre 2012




Era, lo è e lo sarà per sempre il Re dei re
Il Santo Padre Athanasios ci ha detto che Dio,
si fece uomo perché tu uomo diventi Dio.

            In questa frase troviamo il Mistero dell’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo, perché dopo Adamo ed Eva, Dio vegliando dal Suo Regno Celeste il Suo regno terrestre, contemplando la Sua creatura giorno dopo giorno e vedendo fin dove è arrivata e che fine farà, ci ha mandato il Suo Figlio per avvertirci, ed Esso ci ha dato pure la sua vita per la nostra salvezza.
Oggi dove siamo? Che cosa abbiamo cambiato? Cosa ci ha insegnato l’esperienza dei nostri padri?
            Stiamo di nuovo riprendendo la via che hanno sbagliato i nostri padri, la via dell’arroganza, l’attacco alle cose materiali, lontani dalle nostre Chiese, lontani da Dio, in separazione con noi stessi, ci contrariamo con le nostre idee … confusione totale sia al di fuori (nella società), che internamente (ognuno dentro di se). 
La soluzione non sarebbe ritirarsi dal mondo e farci monaci, per esempio, neanche un ritorno irragionevole alle Chiese, ma una vera conversione interna. Una cosa difficilissima da compiere, perché dobbiamo andare contro senso, contro tutte le realtà che ci circondino, ma Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare (1Cor, 10:13).
Per uscirne ci serve la fede, la vera fede in Dio Padre nostro e creatore dei celi e della terra, non una fede cieca che con un soffio di vento (tentazioni) vola e si perde, ma una fede che ha radice, ben coltivata e annaffiata di grazie divine, con amore e pazienza umana. Allora tutti noi siamo responsabili della nostra situazione odierna, perché abbiamo ricevuto le grazie divine dal giorno del nostro battesimo, ma non siamo stati l’uno accanto all’altro, con amore pazienza e fedeltà, per cui abbiamo perso l’esempio e quello che si è incarnato per la nostra salvezza, per darci l’Esempio della vita fraterna, ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui (Col 1: 13-16).
Quindi abbiamo una sola missione nella nostra vita, che è cercare il Regno di Dio ed annunciare la Parola, per poter illuminare le giuste vie verso la Luce Eterna, tramite la nostra vita vivendo secondo l’insegnamento del nostro Padre.
Dobbiamo cercare nel più intimo delle nostre anime, i nostri cuori e i nostri corpi, che ci ha dato il Signore, perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili (Rom 11: 29). Ciascuno di noi deve essere svelto e pronto, cosi può ricevere e dare da quello che ha ricevuto nel suo battesimo, il Dono Personale (la sua missione) mandato dal suo Padre, tramite il battesimo (Battesimo, cresima e comunione), Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune. Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l'interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole (1Cor 12: 7-11).  Siamo invitati a maturare i nostri doni, per poter partecipare realmente alla nostra salvezza, come Dio ci ha dato la possibilità di scegliere tra il bene ed il male, ci ha dato la possibilità di partecipare alla creazione, tramite la procreazione. Ci ha dato la possibilità di insegnare, di creare (tecnologie)… e cosi ci ha reso partecipi attivi su questa terra, sempre per il bene comune.
L’esperienza dei nostri padri ci insegna che non dobbiamo tralasciare i nostri fratelli, dobbiamo rimanere uniti nella fede e Uno nelle tentazioni, come gli apostoli, perché ci ha mandato come pecore in mezzo ai lupi, dunque dobbiamo essere prudenti come i serpenti e umili come gli agnelli.
Vi invito a riflettere in queste ultime ore rimasti  alla nascita del nostro Signore, su come continuare la nostra vita dopo la sua venuta, affinché nella sua secondo venuta saremmo alla sua destra, vestiti di Luce Eterna, perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo, poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole (1Tess 4: 16) condividendo il canto delle schiere angeliche, Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch'egli gradisce! (Lc 2:14) in ginocchio (non soltanto fisicamente, ma spiritualmente, con umiltà e amore) perché ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio (Rm 4: 11).
Mi auguro che questo natale sia per tutti noi, un periodo di conversione interna (con noi stessi) ed esterna (con gli altri) affinché i nostri cuori diventino come il Suo splendore che è simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino, (App 21: 11) come la luce mattutina, quando il sole si alza in un mattino senza nuvole e con il Suo splendore, dopo la pioggia, fa spuntare l'erbetta dalla terra (2Sam 23: 4). 
Desiderate ardentemente l'amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia. Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose (1Cor 14: 1-2).

Michel Skaf, alunno Pontificio Collegio Greco

sabato 15 dicembre 2012

"In memoria dell'archimandrita P. Olivier Raquez osb"





Quando nell’anno 2000 si preparò un volume raccolta di scritti di P. Olivier Raquez apparve ai curatori quasi naturale intitolare il volume “Roma Orientalis”. Questo titolo rifletteva in qualche modo l’anima di P. Olivier, monaco benedettino del monastero di Sint Andries di Brugge in Belgio, deceduto il 14 dicembre del 2012 nel suo monastero di professione. Nato a Bruxelles nel 1923, fu ordinato sacerdote nel 1949. Arrivato al Pontificio Collegio Greco di Roma nel 1954, ne fu padre spirituale fino al 1963; vice-rettore dal 1963 al 1967, pro-rettore dal 1967 al 1969, quindi rettore dal 1969 al 1995. In questo anno fu nominato rettore del Pontificio Collegio Pio Romeno, in un momento in cui codesto collegio iniziava un cammino di ripresa dopo il quarantennio del regime comunista; rimase in carica fino al 2005, anno in cui rientrò al suo monastero in Belgio.
         Oltre al suo ruolo come rettore dei due collegi sopra indicati, P. Olivier tenne corsi di liturgie orientali presso diverse università romane, convinto che la formazione teologica, liturgica e spirituale dei seminaristi delle Chiese Orientali Cattoliche mandati a Roma fosse fondamentale per la crescita di queste realtà ecclesiali. Nei suoi corsi coinvolgeva gli studenti con la sua umana simpatia e soprattutto a partire dalla sua esperienza decennale nella vita liturgica bizantina al Collegio Greco. Sia dalla cattedra universitaria come docente, che dal solea della chiesa di Sant’Atanasio dei Greci a Roma come celebrante della liturgia e come predicatore, col suo sguardo vivace in su, come sospeso tra il cielo e la terra, sembrava voler cogliere dall’alto quello che poi riusciva a trasmettere dal profondo del suo cuore a coloro che lo ascoltavano. Il suo amore e la sua conoscenza dell'Oriente cristiano riusciva a trasmetterlo anche attraverso tanti articoli divulgativi sulle feste e le celebrazioni diverse dell'anno liturgico bizantino. Quando negli anni ’80, all’inizio del mio soggiorno romano, scendevo settimanalmente dall’Aventino fino a via del Babuino per partecipare alle liturgie del Collegio Greco, mi ritrovavo nella chiesa di Sant’Atanasio il suo sguardo vivace quasi sornione che si avvicinava e chiedeva: “hai la letteratura necessaria…?” Domanda che rifletteva anche la sua profonda convinzione della utilità e quindi necessità di buone edizioni e traduzioni dei libri liturgici bizantini per aiutare seminaristi, sacerdoti e fedeli nelle celebrazioni e soprattutto nella vita vera e propria della liturgia che si celebra. Convinzione che sfociò in due opere complementari di cui P. Oliviero fu l’anima e il motore che ne spinse la pubblicazione: l’edizione greca dell'Anthologhion in quattro volumi pubblicata a Roma tra il 1967 ed il 1980, e la loro traduzione italiana pubblicata sempre a Roma nel 2000, di cui P. Oliviero curò la “guida”, il sussidio teorico e pratico per la celebrazione dell'’ufficio divino nelle Chiese di tradizione bizantina.
         Consultore per decenni della Congregazione per le Chiese Orientali, collaborò nella stesura di importanti documenti di questo dicastero, e mise al servizio della Sede Apostolica la sua conoscenza ed il suo amore per l’Oriente cristiano. Nel suo prologo al volume “Roma Orientalis”, il cardinale Aquile Silvestrini definiva P. Olivier come “uomo di lunga fedeltà alla missione affidatagli, che testimonia in modo particolare i suoi doni non comuni di pedagogo e una rara capacità di adattamento”. Oserei aggiungere adattamento alle situazioni e alle persone; i seminaristi, ormai sacerdoti, provenienti dalle diverse Chiese Orientali Cattoliche che per decenni passarono per il Collegio Greco o il Collegio Romeno, così lo ricordano come padre, amico, pedagogo e che lo diventava per ognuno di loro, adattando quello che era, quello che sapeva e quello che viveva alla persona concreta che aveva davanti, facendolo sentire quindi fratello e figlio. Amò e servì con dedizione e direi con passione le Chiese Orientali Cattoliche di vecchia data, dal Libano alla Siria e la Terra Santa, passando dalla Grecia fino alle due eparchie italo albanesi dell'Italia meridionale; e seppe entusiasmarsi, ormai non più giovane, ma sempre gioviale e vivace, alla rinascita delle Chiese Orientali Cattoliche dell'Europa centrale ed orientale, specialmente della Chiesa Greco cattolica Romena, dopo il crollo dei regimi comunisti. Sempre fermo sulle colonne su cui ha poggiato fino alla fine: la fede cristiana, la formazione umana ed intellettuale, l’accoglienza fraterna, l’amicizia leale.
         Nel 2007 P. Mihai Fratila, allora rettore del Collegio Romeno, ed oggi vescovo greco cattolico in Romania, curò l’edizione di una miscellanea offerta a P. Olivier e che porta come titolo “Vivere il regno di Dio al servizio degli altri”, e concludeva la sua presentazione con queste parole a lui riferite: “Il suo prezioso servizio alla Chiesa, sotto il segno della vita «sparsa per gli altri», lascia il gusto della presenza di Dio, unico meridiano inalterabile per contare la gratitudine dei suoi servitori e la prossimità del Regno nella loro vita”.
Eterna la tua memoria, fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine. Amin.

P. Manuel Nin
Rettore, Pontificio Collegio Greco


Deceduto il Rev .Archimandrita Olivier Raquez





Carissimi vescovi, sacerdoti, diaconi ed amici del Pontificio Collegio Greco: Ieri, venerdì 14 dicembre è deceduto nel suo monastero di SintAndries in Belgio il Rv P. Olivier Raquez. Sin dal 1952 fù spirituale, vice rettore, pro rettore ed infine rettore del nostro Pontificio Collegio Greco dal 1969 al 1995, anno in cui venne nominato rettore del Collegio Pio Romeno sino al 2005. In questo momento, nella tristezza della sua dipartita, ringrazio il Signore per l’esempio che in P. Olivier ci ha dato di uomo di Dio, padre ed amico.

Lo raccomando alla preghiera di tutti, affinché il Signore gli conceda il riposo e lo accolga nel luogo della luce.


Archimandrita Manel Nin O.S.B.