L'evangelista Luca in un manoscritto bizantino del X secolo
San Luca Evangelista, autore del
terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli, è chiamato "lo scrittore della
mansuetudine del Cristo". Paolo lo chiama "caro medico",
compagno dei suoi viaggi missionari, confortatore della sua prigionia. Il suo
Vangelo, che pone in luce l'universalità della salvezza e la predilezione di
Cristo verso i poveri, offre testimonianze originali come il vangelo
dell'infanzia, le parabole della misericordia e annotazioni che ne riflettono
la sensibilità verso i malati e i sofferenti. Nel libro degli Atti delinea la
figura ideale della Chiesa, perseverante nell'insegnamento degli Apostoli,
nella comunione di carità, nella frazione del pane e nelle preghiere. Secondo
la tradizione Luca nacque ad Antiochia da famiglia pagana e fu medico di
professione, poi si convertì alla fede in Cristo. Divenuto compagno carissimo
di san Paolo Apostolo, sistemò con cura nel Vangelo tutte le opere e gli
insegnamenti di Gesù, divenendo scriba della mansuetudine di Cristo, e narrando
negli Atti degli Apostoli gli inizi della vita della Chiesa fino al primo
soggiorno di Paolo a Roma. Ma che c’entra Teofilo? E chi lo conosce? Da sempre
ci pare un po’ abusivo questo personaggio ignoto, che vediamo riverito e lodato
all’inizio del Vangelo di Luca e dei suoi Atti degli Apostoli. La risposta si
trova nella formazione ellenistica dell’autore. Con la dedica fatta a Teofilo,
che doveva essere un cristiano eminente, egli segue l’uso degli scrittori
classici, che appunto erano soliti dedicare le loro opere a personaggi insigni.
Luca, infatti, ha studiato, è medico e tra gli evangelisti è l’unico non ebreo.
Forse viene da Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia). Un convertito, un
ex pagano, cui Paolo di Tarso si associa nell’apostolato, chiamandolo
"compagno di lavoro" (Filemone 24) e indicandolo nella Lettera ai
Colossesi come "caro medico" (4,14). Il medico segue Paolo
dappertutto, anche in prigionia: due volte. E durante la seconda, mentre in un
duro carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che ormai tutti lo
hanno abbandonato. Meno uno. "Solo Luca è con me" (2 Timoteo 4,11). E
questa è l’ultima notizia certa dell’evangelista.
Luca scrive il suo vangelo per i
cristiani venuti dal paganesimo. Non ha mai visto Gesù e si basa sui testimoni
diretti, tra cui probabilmente alcune donne, che furono le prime a rispondere
all'annuncio. C’è un’ampia presenza femminile nel suo vangelo, cominciando
naturalmente dalla Madre di Gesù: Luca è attento alle sue parole, ai suoi
gesti, ai suoi silenzi. Di Gesù egli sottolinea l’invitta misericordia e quella
forza che uscendo da lui "sanava tutti": Gesù medico universale,
chino su tutte le sofferenze, Gesù onnipotente e “mansueto” come lo credeva
Dante nelle parole di Luca.Gli Atti degli Apostoli raccontano il primo espandersi
della Chiesa cristiana fuori di Palestina, con i problemi e i traumi di questa
universalizzazione. Nella seconda parte è dominante l’attività apostolica di
Paolo, dall’Asia all’Europa; qui Luca si mostra attraente narratore quando
descrive il viaggio, la tempesta, il naufragio, le buone accoglienze e le
persecuzioni, i tumulti e le dispute, gli arresti dal porto di Cesarea
Marittima fino a Roma e alle sue carceri. Secondo un’antica leggenda, Luca
sarebbe stato anche pittore e, in particolare, autore di numerosi ritratti
della Madonna. Altre leggende dicono che, dopo la morte di Paolo, egli sarebbe
andato a predicare fuori Roma e si parla di molti luoghi. Di troppi. In realtà,
nulla sappiamo di lui dopo le parole di Paolo a Timoteo dal carcere. Ma il Vangelo
di Luca continua a essere annunciato insieme a quelli di Matteo, Marco e
Giovanni in tutto il mondo. E con esso anche gli Atti degli Apostoli.
Απολυτίκιον
Αγίου Λουκά
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