martedì 31 gennaio 2012

La catechesi di Benedetto XVI al Cammino Neocatecumenale.


Christustotus, caput et corpus…


I Padri della Chiesa -Cirillo di Gerusalemme, Giovanni Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia-, nelle loro catechesi prebattesimali predicate soprattutto durante la Quaresima, introducevano, si potrebbe dire portavano per mano i catecumeni –cioè coloro che si preparavano a ricevere il battesimo nella notte di Pasqua-,li guidavano a scoprire, conoscere e memorizzare la fede cristiana attraverso la professione di fede –il Credo-, e dando loro un modello di preghiera –il Padrenostro. Durante tutto questo periodo di preparazione, nell’attesa del battesimo che, come tutti i sacramenti, è un dono che si riceve, che si accoglie un’unica volta nella grande Chiesa, nel suo grembo che rigenera; i catecumeni erano iniziati alla fede, all’ascolto e alla comprensione della Parola di Dio, e partecipavano soltanto alla prima parte della celebrazione dei Santi Misteri. Dopo il Vangelo infatti –e di questo abbiamo una testimonianza ancora oggi nelle Liturgie Orientali- il diacono congedava i catecumeni, intimava loro di uscire dalla chiesa, mettendoli in qualche modo in attesa –gioiosa attesa!- di partecipare un giorno all’unico sacrificio di Cristo, quello celebrato la notte di Pasqua dal vescovo nella grande ed unica madre Chiesa che nel battesimo li aveva rigenerati in Cristo. Perciò i catecumeni, accolti nella chiesa al canto del versetto paolino “Tutti quelli che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo, alleluia”, non venivano più chiamati “catecumeni” bensì “neofiti” –cioè innestati, inseriti. Dove? In Cristo nell’unica e grande Chiesa; e da quel momento partecipavano pienamente ai Santi Misteri che erano –e sono- non una tappa nel catecumenato bensì la pienezza dell'’appartenenza di tutti i fedeli cristiani alla vita di Cristo nella Chiesa.

Sulla scia dei grandi Padri della Chiesa,delle loro catechesi e delle loro mistagogie, possiamo collocare l’allocuzione –catechesi- di Benedetto XVI ai membri del Cammino Neocatecumenale (CN) dello scorso 20 gennaio; udienza, che lo stesso Papa situa nell’insieme di udienze da lui concesse con scadenza annuale ai fondatori e membri di questo movimento. Si tratta di una lezione di teologia liturgica valida ed utile per il CN e per tutta la Chiesa. Il Papa sin dall’inizio sottolinea il valore dell'impegno missionario e di evangelizzazione del CN, impegno che deve essere fatto sempre –e il Papa lo ricorda per ben due volte- in comunione con tutta la Chiesa e con il Successore di Pietro…; cercando sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari nelle quali siete inseriti… Si direbbe che il vescovo di Roma non dimentichi mai il suo ruolo di principio di comunione con tutti i pastori della Chiesa Cattolica: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo…Benedetto XVI, da buon pastore ancora e giustamente, non si risparmia nel mettere in luce la generosità e lo sforzo missionario del CN, ed anche le difficoltà che spesso trova nel suo impegno evangelizzatore, e nell’incoraggiare i suoi membri, sacerdoti, laici, famiglie intere a continuare nello zelo di annunciare ovunque, anche in luoghi molto lontani dal cristianesimo, il Vangelo, sempre nell’amore a Cristo e alla Chiesa.

Dopo le parole introduttive, il Papa spiega il senso dell'approvazioneper il CN di quelle celebrazioni che non sono strettamente liturgiche , ma fanno parte dell'itinerario di crescita della fede. Benedetto XVI ricorda al CN e a tutta la Chiesa che le celebrazioni liturgiche sono quelle approvate dalla Chiesa nei diversi testi del magistero del vescovo di Roma o dei vari Concili Ecumenici che hanno regolato ed approvato la liturgia della Chiesa. Il Papa mette in evidenza come l’approvazione delle celebrazioni presenti nel “Direttorio Catechetico del CN” vada letta strettamente vincolata al sensusEcclesiae e in sintonia con le esigenze della costruzione del corpus Ecclesiae. Il Papa mostra il suo cuore di pastore della Chiesa che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell'’intero Corpus Ecclesiae. Ancora una volta, lungo il pontificato di Benedetto XVI, vediamo Pietro come fondamento di comunione e di unità nella Chiesa.

Quanto detto prima, sul ruolo e l’impegno nell’annuncio del Vangelo del CN e sull’approvazione delle celebrazioni non strettamente liturgiche previste dal Direttorio Catechetico, offre a Benedetto XVI l’occasione per parlare del valore della liturgia. In fondo il Papa si intrattiene col CN parlando della liturgia, cioè di quella realtà della vita ecclesiale che precisamente non ha nessuna necessità di specifica approvazione perché già esaminata ed approvata dalla Sede romana e dallo stesso Vaticano II. Il Papa non pretende di “spiegare” cos’è la liturgia, bensì ne vuol mettere in luce il “valore”, cioè quello che essa ha di centrale e di valido nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Volendo fissare dei principi chiari nel suo ragionamento, Benedetto XVI inizia la sua riflessione da SacrosantumConcilium 7: la liturgia… opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa…Mette al centro della sua catechesi l’anno liturgico che non soltanto ricorda ma celebra, fa presente ed attuale con una forza veramente epicletica tutto il mistero di Cristo per e nella Chiesa: La Passione, Morte e Risurrezione di Gesù non sono solo avvenimenti storici; raggiungono e penetrano la storia, ma la trascendono e rimangono sempre presenti nel cuore di Cristo. Nell’azione liturgica della Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo Risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso Mistero pasquale, per la nostra salvezza; ci attira in questo atto di dono di Sé che nel suo cuore è sempre presente e ci fa partecipare a questa presenza del Mistero pasquale.La Chiesa, quindi, celebrando il mistero di Cristo ne diventa il suo corpo; e Benedetto XVI corrobora la sua riflessione citando Sant’Agostino: Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della Liturgia… è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo –“Christustotus caput et corpus”.

Fedele alla tradizione catechetica e mistagogica dei Padri della Chiesa, Papa Benedetto situa l’eucaristia come culmine della vita cristiana; essa è la piena comunione con Cristo attraverso il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, e con la Chiesa che a sua volta ne è anche corpo e suo custode. Le Chiese Orientali, fedeli all’antica tradizione cristiana, celebrano sempre i sacramenti dell'iniziazione cristiana tutti e tre insieme: battesimo-cresima-eucaristia. Il culmine del cammino catecumenale che finisce col battesimo nella notte di Pasqua è la partecipazione –nella piena comunione della Chiesa- ai Santi e Divini Misteri. Il Papa, citando gli statuti del CN che contemplano anche l’eucaristia come una sorta di catecumenato post battesimale, situa questa particolare visione dell'eucaristia soprattutto in vista di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata. È come se il Papa volesse in fondo ricondurre l’eucaristia da una visione e un contesto di catecumenato verso quel contesto di mistagogia vera e propria che le è specifico. In tal modo intende ricondurre anche l’eucaristia celebrata dal CN o da qualsiasi altro gruppo o movimento ecclesiale, al contesto ecclesiale fuori dal quale la celebrazione stessa dei Divini Misteri si vedrebbe privata dal suo fondamento cristologico ed ecclesiologico: …ogni celebrazione eucaristica è un’azione dell’unico Cristo insieme con la sua unica Chiesa e perciò essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono a questa sua Chiesa. Questo carattere pubblico della Santa Eucaristia si esprime nel fatto che ogni celebrazione della Santa Messa è ultimamente diretta dal Vescovo come membro del Collegio Episcopale, responsabile per una determinata Chiesa locale. Benedetto XVI ancora una volta ribadisce il ruolo –unico ed insostituibile- del vescovo come custode e liturgo della Chiesa. La liturgia non appartiene –magari adattata, modificata, fatta a propria misura- a nessuno, si tratti di persone o gruppi o movimenti, ma appartiene alla Chiesa stessa avendo come garante colui che per l’imposizione delle mani ha ricevuto la pienezza del dono dello Spirito Santo, per pascere il gregge, per essere colui che “veglia dall’alto” –questo è il senso vero e proprio del termine episkopos. Oserei dire che la liturgia, in qualsiasi Chiesa cristiana d’Oriente e d’Occidente vada rispettata ed accolta quasi come i Santi Doni che si ricevono come tali, come doni, non come qualcosa che ognuno si prende o di cui si serve a propria misura e piacimento.

Concludendo la sua catechesi, il Papa ricorda al CN – e a tutti i membri della Chiesa- la necessaria fedeltà ai libri liturgici che sono lo strumento che regola la celebrazione liturgica, evita qualsiasi arbitrarietà e soggettivismo e che in fondo è al servizio della comunione ecclesiale che ne deriva. Il necessario inserimento nella piena vita ecclesiale viene ancora sottolineato dal Papa: Al tempo stesso, la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il neocatecumenato, la sua forma ordinaria.Infine Benedetto XVI ribadisce, infine, il filo conduttore di tutto il suo intervento: Ma anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo.

La teologia, la liturgia, la comunione ecclesiale. Ecco tre argomenti che stanno a cuore a Papa Benedetto. Nel testo del 20 gennaio sono trattati da teologo? Sì, ma soprattutto da mistagogo che sa portare per mano i fedeli alla vera comprensione dei misteri, nella piena comunione con Cristo nella Chiesa.

P. Manuel Nin Pontificio Collegio Greco Roma

Nessun commento:

Posta un commento