In un articolo scritto nel 1896 per la rivista "Vestnik Evropy", Vladimir Solov'ev fa un'audace rilettura storica del bizantinismo. Il testo integrale è contenuto nell'ultimo numero della rivista "La Nuova Europa" (3/2013).
di Vladimir
Solov'ëv
La Roma pagana cadde
perché la sua idea di Stato assoluto divinizzato era inconciliabile con la
verità rivelatasi nel cristianesimo, secondo la quale il potere supremo dello
Stato è solamente una delega del potere autenticamente assoluto, divino-umano,
di Cristo. La seconda Roma, Bisanzio, cadde perché, pur avendo accolto in
teoria l'idea del regno cristiano, di fatto lo rifiutò, si fossilizzò nella
costante e sistematica contraddizione tra le sue leggi, la sua amministrazione
e le esigenze di un principio morale superiore. L'antica Roma divinizzò
se stessa e cadde. Bisanzio, pur essendosi sottomessa nelle idee al principio
superiore, si ritenne salvata per il fatto di aver rivestito la propria vita
pagana con un manto esteriore di dogmi e ritualità cristiane, e cadde anch'essa.
Questa caduta diede un forte impulso alla coscienza storica di un popolo che,
assieme al battesimo, aveva ricevuto dai greci anche il concetto di regno
cristiano. Nella coscienza nazionale russa, così come si è espressa nel
pensiero e negli scritti dei nostri uomini di cultura, dopo la caduta di
Costantinopoli sorse la ferma convinzione che il ruolo del regno cristiano
fosse passato ormai alla Russia, che essa fosse la terza e ultima Roma. Se si
trattasse solo della prima Roma, indagare i motivi della sua caduta non sarebbe
così difficile. Roma cadde perché il suo principio fondante era falso e non
poté reggere all'impatto con la verità suprema. Ma che dire della Bisanzio
ortodossa? Il suo principio fondante era vero e il suo scontro con i turchi
musulmani non fu lo scontro con la verità suprema. O forse Bisanzio crollò
soltanto a causa della forza materiale? Ma un'ipotesi del genere, a parte che è
inammissibile dal punto di vista cristiano, è altresì contraria alla ragione e
all'esperienza storica, che abbondano di prove evidenti secondo cui la forza
materiale da sola è impotente. Non fu per la superiore forza materiale che gli
antenati classici dei greci bizantini distrussero i regni d'Oriente, e non fu
per la superiorità quantitativa che le armate d'Aragona e Castiglia respinsero
definitivamente la presenza musulmana in Occidente, proprio nel momento in cui
questa poneva fine all'Impero d'Oriente. Ci fu una causa interiore, spirituale
nella caduta di Bisanzio, e dato che non consisteva in un falso oggetto di
fede, giacché ciò in cui credevano i bizantini era vero, significa che la causa
della loro rovina va individuata nel carattere falso della loro fede in quanto
tale, ossia nel loro falso atteggiamento verso il cristianesimo: essi
interpretavano e applicavano un'idea vera in modo sbagliato. La fede per loro
era solo un oggetto di riconoscimento intellettuale e di venerazione
ritualistica, ma non era il principio motore della vita. Orgogliosi della loro
retta fede e della loro pietà, non vollero capire la semplice ed evidente
verità che la retta fede e la pietà autentiche esigono che noi conformiamo in
qualche modo la nostra vita a ciò in cui crediamo e che veneriamo; non vollero
capire che l'autentica superiorità del regno cristiano rispetto agli altri esiste
solo nella misura in cui questo regno si edifica e si amministra secondo lo
spirito di Cristo.
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