sabato 16 novembre 2013

È forse questo il digiuno di cui mi compiaccio, il giorno in cui l'uomo si umilia?




Nella tradizione delle Chiese Orientali sia quella Ortodossa che quella Cattolica di rito Bizantino, il quindici di novembre, iniziano il digiuno natalizio per prepararsi l’anima e il corpo alla nascita del Signore nostro salvatore Gesù Cristo, come espressamente ci  lo dice l’Ikos del quindici novembre: «…con anima e corpo liberi…», allora il digiuno è l’Arma che ogni cristiano è tenuto a viverla per poter liberarsi dalla servitù delle passioni per poter ospitare il Cristo nato, e per poter partorire la Parola predicando nel suo nome, seguendolo sempre come esempio di vita per la salvezza personale e comune.
Ognuno di noi è invitato per digiunare per se stesso e per la comunità, come ce lo fa vedere e rivivere l’Antico testamento, quando uno della comunità cadeva in disgrazia, l’intera comunità digiunava con lui e per lui. Questo segno ci insegna l’unità che Cristo ci ha chiamato a viverla tra di noi come figli nati alla sua immagine e somiglianza, «Poiché io sono il SIGNORE, il vostro Dio; santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo» (Lev. 11,44).
L’uomo nella sua vita fa tutto per se, per la sua ricchezza culturale e materiale, ma il digiuno lo fa a Dio, in cui innalza la sua preghiera a Dio altissimo chiedendo perdono, grazia, guarigione come anche potrebbe chiedere ringraziamento per quello che ha o per quello che ha avuto. Il digiuno ha tantissimi interpretazioni pratiche, può essere digiuno di parola, in cui l’uomo vive il periodo del digiuno in silenzio fisico cercando di ottenere quello interno per poter incontrare il Signore. Potrebbe essere un digiuno del cibo, digiuno delle brutte parole, delle offese…
Una chiamata al digiuno prefestivo per cogliere la possibilità di incontrare il Signore con purezza vestendoci di Luce. Una teologia profonda adottata non soltanto dai Cristiani ma anche dai fratelli Musulmani, dove nella Sura di Mariam (Maria madre di Issa «Gesù») dopo aver partorito Issa, promette il suo Signore di digiunare per ringraziarlo in primo luogo per la nascita del suo figlio e in secondo luogo per il dono dell’acqua e dei datteri che le ha dati per poter allattare il bambino. Ma non soltanto cosi, Issa figlio di Maria ha parlato nella culla come esprimono i versetti seguenti pronunciando la parola di Dio Padre, Dicendo: «Sono il Servo di Dio che mi ha dato la Parola e mi ha reso Profeta, e mi ha reso benedetto dovunque vado, mi ha raccomandato la preghiera e gli atti di carità fino alla mia morte, … e che la pace sia su di me il giorno della mia nascita, della mia morte e della mia resurrezione» (Surat Mariam versetti 30-33).
Quello che possiamo estrarre di quei versetti sono, la fedeltà di Mariam al suo Dio che ha portato Issa nel suo grembo con fiducia nel Signore e ha partorito la Sua Parola, che è Issa, ma come Issa nel Corano è un essere umano e non è Dio, questi versetti sono una esortazione a noi essere umani su questa terra, corruttibili, peccatori… questa esortazione è di rinascere con la nascita del Signore, puri con doni e grazie per poter proclamare la sua Parola, facendo atti di carità con umiltà pregando al Signore che ci dia la grazia di poter continuare il cammino verso la santità personale e comune, soltanto cosi uniti possiamo vedere Cristo nato in Noi e per Noi.
Il Tipikon (Codice Liturgico) richiede la lettura dei quattro vangeli dal lunedì dopo la domenica delle Palme al mercoledì sera, senza leggere i testi della passione che verranno letti il Giovedì Santo, la stessa cosa la vediamo nella Sharia che obbliga la lettura del Corano durante il digiuno di Ramadan, il mese in cui l’Angelo Gabriele ha dettato il Corano a Mahometo, il mese in cui i musulmani si dedicano alla preghiera e la lettura del corano e pure a fare degli innumerevoli atti di carità. Tantissimi di noi ora diranno e dopo il digiuno fanno e fanno e fanno. Io dico pure lo stesso. Ma noi cosa facciamo?
Forse pure tanti di noi dicono, ma lo fanno perche è obbligatorio, bene. La chiesa ci ha lasciato la libertà perché siamo nati liberi, Dio ci ha dato la libertà di scegliere il bene del male, allora vi esorto a scegliere la strada giusta, e vi invito a cominciare questo digiuno come primo digiuno serio mai fatto, e facciamolo con fiducia nella sua misericordia e umiltà nei nostri atti ringraziando il Signore per tutto quello che ci ha dato, chiedendolo perdono e illuminazione per poter scegliere e camminare nella via giusta verso la santità.
 «Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi ogni tipo di giogo? Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne? Allora la tua luce spunterà come l'aurora, la tua guarigione germoglierà prontamente; la tua giustizia ti precederà, la gloria del SIGNORE sarà la tua retroguardia. Allora chiamerai e il SIGNORE ti risponderà; griderai, ed egli dirà: "Eccomi!" Se tu togli di mezzo a te il giogo, il dito accusatore e il parlare con menzogna; se tu supplisci ai bisogni dell'affamato, e sazi l'afflitto,la tua luce spunterà nelle tenebre,e la tua notte oscura sarà come il mezzogiorno; il SIGNORE ti guiderà sempre,ti sazierà nei luoghi aridi, darà vigore alle tue ossa; tu sarai come un giardino ben annaffiato, come una sorgente la cui acqua non manca mai». (Lev. 58, 6-11)


di Michel Skaf, alunno P.C.G.

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