giovedì 8 gennaio 2015

Dalla mangiatoia al Giordano



Una raccolta di omelie siriache anonime risalenti al VI secolo contiene tre discorsi, due più lunghi e uno più breve, sulla festa dell’Epifania. Il secondo di questi testi, partendo della vicinanza tra il Natale e l’Epifania — «Da una festa all’altra, il Signore conduce il suo gregge spirituale» — racchiude quasi una raccolta di bellissime immagini parallele delle due feste. In primo luogo l’autore propone entrambe le ricorrenze come nascite e come manifestazioni del Verbo di Dio incarnato: «Nella prima festa, la creazione ha ricevuto il Creatore dal seno della Vergine, e nella festa odierna la sposa riceve lo sposo dal seno del battesimo. Nella prima nascita, è stato generato dalla Vergine, e nella festa odierna è stato generato dal battesimo». Il battesimo di Cristo quindi viene messo in parallelo alla sua nascita da Maria.
E il testo prosegue con delle immagini che costituiscono una vera e propria captatio benevolentiae dell’uditorio: «Al posto delle braccia della Vergine, ecco i flutti del Giordano lo abbracciano; al posto delle ginocchia, oggi lo portano le onde del fiume; al posto dei panni, le acque lo avvolgono. Oggi lui apre il battistero per santificare i nuovi nati». Per l’autore dell’omelia, nel Natale Cristo si presenta piccolo, debole neonato, mentre nella festa odierna si presenta come uomo maturo: «Dalla grotta dove è nato, oggi il Giordano riceve il Signore onnipotente; dalla mangiatoia che lo ha ricevuto neonato, oggi il Giordano lo riceve nella forza dell’età adulta». E troviamo anche un bel parallelo tra i personaggi presenti sia a Natale, Giuseppe e gli angeli che lo vedono neonato, che al Battesimo, Giovanni e la voce del Padre che lo manifestano Signore e Figlio di Dio: «Quando è nato (il Signore), c’era Giuseppe che aveva cura della sua piccolezza, qua Giovanni figlio di Zaccaria sta alla sua presenza con timore. Lì, gli angeli glorificavano la sua nascita; qua il Padre che dal cielo dice: “Costui è mio Figlio”». E ancora vediamo altri personaggi che nel parallelo presentato dall’autore mettono in risalto la vera umanità di Cristo nella sua nascita, e la vera divinità manifestata nel suo battesimo: «Lì, Anna la profetessa annunciava la salvezza ai figli di Gerusalemme; qua lo Spirito Santo che lo dichiara al mondo come “Figlio dell’Altissimo”. Lì i pastori cercavano il luogo della sua nascita; qua la moltitudine che si domanda: chi è costui davanti al quale Giovanni si fa piccolo?». L’autore introduce poi il tema della santificazione delle acque adoperata da Cristo nel suo battesimo, in vista del battesimo dei cristiani stessi. E il testo dell’omelia riecheggia quasi il testo liturgico della consacrazione dell’acqua che il giorno dell’Epifania si celebra nelle liturgie orientali: «Oggi nel Giordano appare l’Unigenito di Dio; oggi il Santo è venuto a santificare per noi le acque del perdono; oggi è venuto a preparare il grembo in vista a una rinascita della creazione che ne ha bisogno. Le acque, grazie al battesimo del nostro Salvatore, hanno ricevuto il dono di purificare corpo e anima». L’omelia prosegue con il rapporto tra il battesimo e il mistero stesso della redenzione. Cristo viene al battesimo per essere tra gli uomini, in mezzo a loro: «Il Santo è venuto al battesimo senza averne bisogno; è venuto al Giordano, per essere in mezzo alla folla dei peccatori. Dio in mezzo agli uomini e non lontano da loro; il Giusto tra i peccatori; l’Altissimo in mezzo agli orgogliosi e non separato da loro». Il testo prosegue elencando tutta una serie di fatti voluti dal Signore, presentati quasi in forma liturgica, parallela al testo della benedizione delle acque: «Tutto quello che (il Signore) vuole, lo ha fatto in cielo e in terra: ha abitato in mezzo alle assemblee celesti; è disceso per abitare nel seno della Vergine e nato uomo; neonato, bambino, adolescente, sottomesso ai genitori, sceso nelle acque per santificare i peccatori, camminato sulle acque che lo sorreggono. Il raggio dell’essenza del Padre oggi è sceso nel grembo delle acque». E l’autore enumera, quasi contrapponendoli, una lunga serie di fatti che portano alla lode e alla meraviglia di fronte a loro: «Di che cosa meravigliarsi? Del fatto che il Dio onnipotente nasca piccolo bambino, o del fatto che il Figlio dell’Altissimo sia annoverato tra i peccatori? Del fatto che abbia rivestito le membra (umane) nel seno della Vergine, o che oggi le onde del Giordano l’abbiano avvolto? Del fatto che i panni l’abbiano avvolto, oppure che oggi sia sceso nudo nelle acque?». L’Epifania quindi come manifestazione della piena divinità di Cristo, corroborata dalla voce del Padre: «Fino a oggi lui appariva schiavo della legge; oggi si manifesta come colui che scrisse la legge; oggi la voce del Padre lo proclama non schiavo ma libero, oggi si manifesta Figlio del Re». L’autore, infine, paragona la discesa di Cristo nelle acque del Giordano al lavoro di una fonderia del ferro: «Lui è venuto a installare una fonderia nelle acque, per mescolare lì e fondere lo Spirito col fuoco, e impegnarsi a togliere la ruggine dei vecchi utensili, e rifondere in essi l’immagine che si era insudiciata. E per rinnovare quest’immagine Gesù mette la fornace nelle acque, e mescola lo Spirito e il fuoco nel seno delle acque; il fuoco per purificare, lo Spirito per rafforzare»


di P. Manel Nin. 



Nessun commento:

Posta un commento