sabato 27 febbraio 2010

Auguri - Xρόνια πολλά





Rivolgiamo i nostri migliori auguri a
S. Santità Bartolomeo I
Patriarca Ecumenico di Costantinopoli
nel suo 70° compleanno



Εκφράζουμε τις θερμότερες ευχές μας στην Αυτού Αγιότητα τον Οικουμενικό Πατριάρχη Βαρθολομαίο Α'
για τα 70α του γενέθλια








Gli Auguri del Papa al Patriarca Bartolomeo



"Lo Spirito di Dio continui a illuminare e a indicare il nostro comune cammino verso la piena comunione". Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio augurale indirizzato al Patriarca ecumenico Bartolomeo in occasione del settantesimo compleanno.
A Sua Santità Bartolomeo I Arcivescovo di Costantinopoli Patriarca Ecumenico


La gioiosa occasione del suo settantesimo compleanno mi offre la gradita opportunità di rendere grazie a Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo e Datore di ogni buon dono, per le abbondanti benedizioni che ha riversato su di Lei, Santità, e, nello stesso tempo, di trasmetterle i miei affettuosi buoni auguri. Questi auspici ferventi e fraterni sono accompagnati dalle mie preghiere affinché il nostro unico Signore La sostenga con la sua forza e la sua grazia mentre svolge il suo alto ministero di Pastore, Predicatore del Vangelo e Maestro di vita spirituale. Con piacevoli ricordi dei nostri incontri, in particolare della mia visita al Fanar per la festa dell'Apostolo Andrea, fratello di Pietro, scambio con Lei, Santità, un santo abbraccio, esprimendo la mia fiducia fervente nel fatto che lo Spirito di Dio continui a illuminare e a indicare il nostro comune cammino verso la piena comunione voluta da Cristo per tutti i suoi discepoli.

BENEDETTO PP.XVI


da: L'Osservatore Romano - febbraio 2010

Triodion - Grande Quaresima



Seconda Domenica dei Digiuni

Domenica di San Gregorio Palamàs

La seconda domenica di Quaresima si fa memoria di san Gregorio Palamàs. La condanna dei nemici del santo e la difesa dei suoi insegnamenti da parte della Chiesa, nel XVI secolo, furono acclamate come un secondo trionfo dell’Ortodossia e per questo motivo la sua celebrazione annuale fu prescritta per la seconda domenica di Quaresima. Il tema scritturistico è lo sforzo del fedele che va verso il Regno. Ci viene ricordato nella epistola (Ebrei 1, 10 - 2, 3): “...per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno alle cose udite, per non essere sospinti fuori rotta... come potremo noi sottrarci al castigo se trascuriamo una salvezza così grande?”. Nella lettura dell’Evangelo (Marco 1, 1-12), l’immagine di questo sforzo e di questo desiderio ci è data dal paralitico, portato a Cristo attraverso il tetto: “Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati”.

da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974

Difensore dell’Ortodossia

Gregorio Palamas emerse come il più grande teologo bizantino del XIV secolo e come uno tra i più importanti di tutti i secoli. Visse in un periodo decisivo e ne contribuì significativamente prendendo una distinta posizione nell’ambito della spiritualità ortodossa. La sua principale attività spirituale è stata quella di difendere i monaci esicasti del Monte Athos dall’accusa del monaco italiano Barlaam. Gli esicasti non presentavano delle novità: rinnovavano nella loro epoca l’antica tradizione della Chiesa sulla quiete spirituale (l’esichìa). La divina esichìa era unita con la preghiera ininterrotta, coè con la preghiera monologica "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me". A questa preghiera i monaci non assegnavano alcuna forza magica ma, praticandola, evitavano di disperdere la mente nelle realtà del mondo comunicando senza alcuna distrazione, non con la Sostanza di Dio, ma con le sue increate Energie. Tutto ciò ha contribuito a fare in modo che il monaco occidentale Barlaam condannasse gli esicasti come eretici.

Elementi del suo insegnamento

San Gregorio Palamas ricapitola l’intera tradizione patristica. Distingue l’irragiungibile Sostanza divina dalle sue raggiungibili Energie, Azioni ed Effetti. Questa distinzione non è nuova: è stata insegnata precedentemente da San Basilio il Grande, dal vescovo Crisostomo, da San Massimo il Confessore e da molti altri grandi Padri della Chiesa. Contrariamente al Dio dei filosofi scolastici, inaccessibile, inaccostabile e punitore degli uomini, San Gregorio Palamas insegna il Dio dei Santi, pieno d’amore per l’uomo che comunica tramite le sue increate Energie. A tal proposito San Gregorio scrive: "Se non esiste questa distinzione tra l’impartecipabile Sostanza divina e le partecipabili sante increate Energie, s’interromperebbe ogni contatto e comunicazione con Lui". Ovviamente nella vita presente questa capacità di conoscere di Dio, tramite le divine increate Energie, è molto limitata, se paragonata alla conoscenza che avremo nell’altra vita. "Questa limitata conoscenza – scriveva San Gregorio – è identica con il proprio personale impegno e con il grado di perfezione d'ognuno". La strada della Theognosia o della visione di Dio era vista dal nostro Santo come un continuo esercizio ed impegno di purificazione dall’ inquinamento del peccato.

Απολυτικιο

Ορθοδοξίας ο φωστήρ, Εκκλησίας το στήριγμα και διδάσκαλε, των μοναστών η καλλονή, των θεολόγων υπέρμαχος απροσμάχητος, Γρηγόριε θαυματουργέ, Θεσσαλονίκης το καύχημα, κήρυξ της χάριτος, ικέτευε δια παντός, σωθήναι τας ψυχάς ημών.

venerdì 26 febbraio 2010

La Vera Natura del Digiuno




“Abbiamo atteso, e finalmente le nostre attese sono state soddisfatte”, ha scritto il vescovo Nicola (Velimirovich) di South Canaan, descrivendo il servizio di Pasqua a Gerusalemme. “Quando il patriarca ha cantato ‘Cristo è risorto’, un pesante fardello è caduto dalle nostre anime. Ci siamo sentiti come se anche noi fossimo stati risuscitati dai morti. Tutto in una sola volta, da tutto intorno, lo stesso grido è risuonato come lo scrosciare di molte acque. ‘Cristo è risorto’ cantato dai Greci, dai Russi, dagli Arabi, dai Serbi, dai Copti, dagli Armeni, dagli Etiopi uno dopo l’altro, ognuno nella propria lingua, nella sua melodia... Uscendo dal servizio all’alba, abbiamo iniziato a considerare ogni cosa alla luce della gloria della risurrezione di Cristo, e tutto appariva diverso da quello che era ieri; ogni cosa sembrava migliore, più espressiva, più gloriosa. Solo alla luce della Risurrezione la vita riceve senso”. Questo senso di gioia della Risurrezione, così vividamente descritto dal vescovo Nicola, costituisce il fondamento di ogni culto della Chiesa ortodossa; è la sola e unica base per la nostra vita e speranza cristiana. Eppure, al fine di vivere in pieno la potenza di questa gioia pasquale, ognuno di noi ha bisogno di passare attraverso un periodo di preparazione. “Abbiamo atteso”, dice il vescovo Nicola, “e finalmente le nostre attese sono state soddisfatte”. Senza l’attesa, senza la preparazione in grande attesa, il significato profondo della celebrazione della Pasqua andrà perso. È così che si è venuto a creare un lungo tempo preparatorio di penitenza e di digiuno prima della festa di Pasqua, che si protrae nell’uso ortodosso odierno in più di dieci settimane. Dapprima vengono ventidue giorni (quattro domeniche) di osservanza preliminare; poi sei settimane o quaranta giorni del Grande Digiuno di Quaresima; e, infine, la Santa Settimana; dopo la Pasqua segue un corrispondente periodo di cinquanta giorni di ringraziamento, che si conclude con la Pentecoste. Questo tempo può essere brevemente descritto come il tempo del digiuno. Così come i figli di Israele hanno mangiato il “pane di afflizione” (Deuteronomio 16, 3), in preparazione della Pasqua, così i cristiani si preparano per la celebrazione della Nuova Pasqua osservando un digiuno. Qui è necessaria la massima attenzione, in modo da mantenere un giusto equilibrio tra l’interno e l’esterno. Sul piano esterno il digiuno comporta astinenza corporea da cibo e bevande, e senza tale astinenza esteriore un completo e vero digiuno non può essere mantenuto; ma le regole sul mangiare e sul bere non devono mai essere considerate come fini a sé stesse, per il digiuno ascetico si ha sempre un fine interiore e invisibile. E un giusto equilibrio deve essere sempre mantenuto. L’uomo è una unità di corpo e anima, “una creatura vivente foggiata dalle nature visibile e invisibile”, nelle parole del Triodion; ed il nostro digiuno ascetico dovrebbe pertanto comprendere queste due nature a un tempo. La tendenza ad enfatizzare eccessivamente le norme esterne riguardo al cibo in un modo legalistico, e la tendenza opposta a disprezzare queste regole come obsolete e inutili, sono ambedue egualmente deplorate come un tradimento della vera Ortodossia. In entrambi i casi, un giusto equilibrio tra l’esterno e l’interno è stato compromesso. Uno dei motivi per il declino del digiuno è sicuramente l’atteggiamento eretico nei confronti della natura umana, un falso “spiritualismo”, che respinge o ignora il corpo, vedendo l’uomo solo nei termini del suo razionale cervello. Come risultato, molti cristiani contemporanei hanno perso una vera visione dell’uomo come una integrale unità del visibile e dell’invisibile; essi trascurano il ruolo positivo svolto dal corpo nella vita spirituale, dimenticando l’affermazione di san Paolo: “Il vostro corpo è tempio del Santo Spirito... glorificate Dio con il vostro corpo” (1 Corinzi 6, 19-20). Un altro motivo per il declino del digiuno tra gli Ortodossi è la tesi, comunemente avanzata nel nostro tempo, che le regole tradizionali non sono più possibili oggi. Tali norme presuppongono, così è addotto, una società Cristiana, non pluralistica, organizzata in modo chiuso, che segua un modo di vita agricolo che oggi è sempre più un ricordo del passato. Vi è una dose di verità in questo. Ma è anche necessario dire che il digiuno, come tradizionalmente praticato nella Chiesa, è sempre stato difficile e ha sempre comportato fatica. Molti dei nostri contemporanei sono disposti a digiunare per motivi di salute o di bellezza, al fine di perdere peso; i cristiani non possiamo fare altrettanto per amore del Regno dei cieli? Perché la rinuncia accettata lietamente dalle precedenti generazioni di ortodossi dovrebbe dimostrarsi un tale intollerabile onere per i loro successori oggi? Una volta a san Serafino di Sarov fu chiesto il motivo per cui i miracoli della grazia, così abbondantemente manifesti in passato, non fossero più evidenti ai giorni suoi, e a questo egli rispose: “Solo una cosa manca: una ferma determinazione”.

del vescovo Kallistos Ware



Orario delle Celebrazioni della Grande Quaresima

Pontificio Collegio Greco
Chiesa di Sant'Atanasio dei Greci
Via del babuino - Roma


Ogni Mercoledì ore 19:00 - Liturgia dei Doni Presantificati


Ogni Venerdì ore 19:00 - Inno Akathistos


Ogni Sabato ore 19:00 - Ufficiatura del Vespro


Ogni Domenica ore 10:30 - Divina Liturgia di San Basilio

lunedì 22 febbraio 2010

Grande Apodipnon: Μεθ' ἡμῶν ὁ Θεός...- Perché Dio è con noi....

Si tratta di un testo preso da Is 8,9 secondo la versione biblica della Settanta, introdotto e concluso dallo stico: “Dio è con noi, sappia telo, o genti, e siate vinte. Perché Dio è con noi”. Ad ogni versetto del testo il coro risponde: Perché Dio è con noi. Si tratta di un testo biblico che tutta la tradizione patristica e liturgica di Oriente e di Occidente ha letto e commentato in chiave cristologica, soprattutto i versetti centrali del testo: “Perché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato… angelo del gran consiglio… Dio forte, principe di pace”. La tradizione bizantina lo canta nella Quaresima all’ufficiatura del grande apodipnon come professione di fede in Colui che guida la Chiesa, ogni cristiano come angelo del gran consiglio e Dio forte…, verso la redenzione nella Pasqua dello stesso Cristo Signore.







Μεθ' ἡμῶν ὁ Θεός, γνῶτε ἔθνη καὶ ἡττᾶσθε


τι μεθ' μν Θεός.

πακούσατε ως σχάτου τς γς,

τι μεθ' μν Θεός.

σχυκότες ττσθε.

τι μεθ' μν Θεός.

Ἐὰν γρ πάλιν σχύσητε, κα πάλιν ττηθήσεσθε.

τι μεθ' μν Θεός.

Κα ν ν βουλν βουλεύσησθε, διασκεδάσει Κύριος.

τι μεθ' μν Θεός,

Κα λόγον, ν ἐὰν λαλήσητε, ο μ μμείν ν μν,

τι μεθ' μν Θεός.

Τν δ φόβον μν ο μ φοβηθμεν, ουδ' ο μ ταραχθμεν.

τι μεθ' μν Θεός.

Κύριον δ τν Θεν μν, ατν γιάσωμεν, κα ατς σται μν φόβος.

τι μεθ' μν Θεός.

Κα ἐὰν π' ατ πεποιθς σται μοι ες γιασμόν.

τι μεθ' μν Θεός.

Κα πεποιθς σομαι π' ατ, κα σωθήσομαι δι' ατο.

τι μεθ' μν Θεός.

δο γ κα τ παιδία, μοι δωκεν Θεός,

τι μεθ' μν Θεός.

λας πορευόμενος ν σκότει, δε φς μέγα.

τι μεθ' μν Θεός.

Ο κατοικοντες ν χώρ, κα σκι θανάτου, φς λάμψει φ' μς.

τι μεθ΄ μν Θεός.

τι Παιδίον γεννήθη μν, Υἱός, κα δόθη μν,

τι μεθ' μν Θεός.

Ο ρχ γενήθη π το μου ατο.

τι μεθ' μν Θεός.

Κα τς ερήνης ατο οκ στιν ριον,

τι μεθ' μν Θεός.

Κα καλεται τ νομα ατο, Μεγάλης Βουλς γγελος.

τι μεθ' μν Θεός.

Θαυμαστς σύμβουλος.

τι μεθ' μν Θεός.

Θες σχυρός, ξουσιαστής, ρχων ερήνης.

τι μεθ' μν Θεός.

Πατρ το μέλλοντος αἰῶνος.

τι μεθ' μν Θεός.

Δόξα...

τι μεθ' μν Θεός.

Κα νν...

τι μεθ' μν Θεός.


Μεθ' ἡμῶν ὁ Θεός, γνῶτε ἔθνη καὶ ἡττᾶσθε