tra liturgia e vita
di Manuel Nin
Una "lezione" viene da Oriente. E dai sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali. Quella di recuperare, attraverso il particolare culto reso allo Spirito Santo, il rapporto tra liturgia e vita. Rapporto segnato anche dall'accoglienza della Parola "stagionata dal silenzio" e dalla riaffermazione dell'importanza dell'omelia, quale "estensione del catecumenato". È quanto ha messo in evidenza il cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Leonardo Sandri, che, nel pomeriggio di giovedì 10, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, ha presieduto un incontro di preghiera che ha preceduto e si è unito quasi senza soluzione di continuità con la grande veglia in piazza San Pietro con Benedetto XVI.
All'incontro erano presenti numerosi vescovi e sacerdoti orientali cattolici venuti a Roma per la conclusione dell'Anno sacerdotale. Inoltre, tutti i rettori con i seminaristi e sacerdoti studenti dei diversi collegi orientali di Roma - armeno, etiopico, greco, romeno, ucraino, russo, maronita, Giovanni Damasceno, Sant'Efrem - l'archimandrita esarca di Grottaferrata, l'abate dei mechitaristi di Venezia, i diversi procuratori patriarcali e degli ordini religiosi orientali, sono stati ricevuti dal cardinale prefetto, dal sottosegretario, monsignor Maurizio Malvestiti, e dai collaboratori ecclesiastici e laici del dicastero.
La preghiera si è strutturata in modo che potessero parteciparvi le diverse tradizioni liturgiche orientali presenti a Roma e anche i membri delle diocesi latine dipendenti dalla Congregazione per le Chiese Orientali. Le preghiere iniziali e il tropario della Pentecoste sono stati cantati in greco e in arabo, seguiti da diversi tropari cantati in romeno, ucraino e paleoslavo. La lettura di Atti 2, 1-4 ha situato nel contesto della Pentecoste l'incontro. Successivamente, l'omelia del cardinale Sandri ha messo in luce proprio come il dono dello Spirito Santo debba segnare il cammino delle diverse Chiese orientali. Il porporato ha voluto ribadire la profonda stima della Chiesa di Roma per il patrimonio spirituale dell'Oriente cristiano, e ha poi proposto come esempio sacerdotale due figure: quella di san Giovanni Crisostomo, pastore e predicatore, insistendo appunto nell'importanza catechetica e mistagogica dell'omelia nella celebrazione liturgica, che deve essere concepita come unità di vita e di dottrina e di spiritualità; e quella del religioso melchita salvatoriano libanese Beshara Abou-Mourad, parroco dedicatosi corpo e anima al servizio del suo gregge, tanto da essere definito "il santo curato d'Ars d'Oriente". E ha elevato la preghiera di suffragio per il vescovo Luigi Padovese, ucciso pochi giorni fa in Turchia. "È proverbiale - ha detto il porporato - che dal sacerdote orientale si esiga di celebrare bene la liturgia. L'affermazione contiene una grande verità: il vostro affidamento allo Spirito di Cristo, operante massimamente nella Divina Liturgia". E, infatti, "il sacerdote di Cristo è un uomo dello Spirito, uomo della divina Parola e della divina liturgia". Fin da presbitero in Antiochia, san Giovanni Damasceno - ha proseguito - "predica opportune et inopportune; ma parla dopo aver taciuto per lunghi anni come monaco. Sfida l'imperatore e l'imperatrice, mettendo a repentaglio la vita. E ricorda alla Chiesa di tutti i tempi che il sacerdozio è costantemente posto alla "prova della parola"". Per questo anche oggi "la divina liturgia di San Giovanni Crisostomo disarma il fedele e lo dispone all'unione mistica, a tal punto che egli non sa più se si trova già in cielo o ancora sulla terra". L'omelia, ha rilevato il cardinale Sandri, "appare talora mortificata proprio nel rito bizantino a causa della lunga liturgia". Tuttavia, proprio essa "dà il suo contributo all'accoglienza della Parola, che diventa efficace perché "stagionata dal silenzio" e dalla rete mistica della ripetizione ad infinitum. Così risulta, ad esempio, nelle omelie di san Cirillo, Giovanni di Gerusalemme e del Crisostomo, insuperabili monumenti di teologia e oratoria. Potrebbe forse tornare a essere, secondo l'intuizione orientale, una estensione del catecumenato, alla sequela dei Padri, senza tensione tra ecclesiologia battesimale ed eucaristica? L'Oriente ha la responsabilità di fare questa proposta "antica e nuova" ai sacerdoti: coniugare vita e dottrina alla prova dell'omelia e della liturgia. Se "questa lezione orientale" verrà accolta, grande sarà il profitto per l'intero popolo di Dio". È poi risuonato il convincente invito a confermare la "sequela sacerdotale di Cristo casto, povero e obbediente". Al canto del Salmo 22 sono seguite le preghiere dei collegi San Giovanni Damasceno e Sant'Efrem. Quest'ultimo ha cantato il Padrenostro in lingua siriaca. Infine, il cardinale Sandri ha impartito la benedizione e si è cantata in latino l'antifona Salve Regina. Il Collegio Armeno ha concluso con un canto liturgico di san Nerses. Dopo la celebrazione liturgica, i presenti sono stati invitati dal cardinale prefetto nella sede della Congregazione per le Chiese Orientali. Gli studenti del Collegio Armeno hanno eseguito alcuni canti della propria tradizione liturgica, e dopo il saluto del cardinale Sandri gli studenti del Collegio Etiopico hanno proposto una suggestiva danza religiosa.
L'Osservatore Romano - 13 giugno 2010
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