lunedì 7 giugno 2010

Un fratello e un padre per i Cristiani in Turchia

Iskenderun, 7. "Non abbiate paura!". Di vivere la fede e di annunciare con umiltà il Vangelo. Seguendo l'esempio tracciato da monsignor Luigi Padovese che fino alla fine ha accolto tutti, divenendo, per tutti, "fratello e padre" e lavorando alla costruzione di una Chiesa che ha voluto e vuole essere "porta e non muro". È un invito rivolto ai cristiani di Turchia, quello che nel pomeriggio di oggi ha accompagnato l'ultimo commosso saluto al vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca ucciso il 3 giugno scorso nella sua abitazione di Iskenderun. Un appello a non cedere allo sconforto. A lanciarlo l'arcivescovo di Izmir, Ruggero Franceschini, che ha tenuto l'omelia del rito funebre nella cattedrale di Iskenderun affollata da cristiani giunti da tutta la Turchia. A presiedere il rito il nunzio apostolico, arcivescovo Antonio Lucibello, che ha dato lettura del messaggio di condoglianze inviato dal Papa (di cui abbiamo dato conto nell'edizione di domenica 6, ndr) e ha citato le parole con cui il Santo Padre ieri a Cipro ha ricordato il lavoro svolto da monsignor Padovese nella preparazione dell'Instrumentum Laboris dell'assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi. Concelebranti tutti gli ordinari cattolici del Paese. Presenti rappresentanti delle Chiese sorelle. Come anche le autorità locali, che nei giorni scorsi, insieme a rappresentanti delle istituzioni statali, avevano già espresso il proprio cordoglio per la morte di una "persona perbene", di un uomo impegnato nel dialogo tra le culture e nella collaborazione per il bene comune. "La memoria di padre Luigi non avrebbe bisogno di essere esaltata con un elenco di opere buone", ha premesso nell'omelia monsignor Franceschini. Che, tuttavia, "per amore di verità e di giustizia", ha voluto ricordare alcune iniziative. Come la distribuzione di generi alimentari a oltre 70 famiglie in difficoltà - di cui solo una cristiana - la condivisione del cibo con gli amici musulmani durante le reciproche feste, gli aiuti alla popolazione durante le recenti alluvioni. E l'organizzazione, fin dal 1990, di simposi e convegni culturali per approfondire lo studio e la conoscenza di una terra "dove la Chiesa ha mosso i primi passi, celebrato i primi concili, e dove si è data una prima determinante struttura teologica". Franceschini, che dal 1993 al 2004 ha guidato la comunità cattolica di Iskenderun, ha così ricordato "l'amico che tutti abbiamo perso". Sottolineando come "a noi cristiani, in modo particolare, questa sua morte ricorda come la fedeltà al Vangelo, in certe situazioni, possa essere pagata con il sangue". E ha citato un passaggio di una delle sua ultime lettere scritte ai cristiani del Vicariato apostolico di Anatolia: "Vivere con voi e in mezzo a voi per me è stata una grazia". A questa stessa comunità, smarrita e addolorata, si è rivolto Franceschini richiamando la celebre espressione di Giovanni Paolo ii: "Non abbiate paura!". Di qui l'invito: "Non perdetevi di coraggio, siate lieti, come gli apostoli, di vivere nella sofferenza e nella prova, senza venir meno alla vostra fede, che è il motivo della nostra speranza, che è il fondamento della nostra gioia". Monsignor Padovese sarà tumulato nella sua città natale, Milano, dove lunedì 14, alle ore 10, in Duomo, si terrà un nuovo rito funebre presieduto dal cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi.


L'Osservatore Romano - 7-8 giugno 2010

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