martedì 30 ottobre 2012





A Te mio preziosissimo amore,  a chi l’ha cercata l’anima mia, a chi ho presentato la mia anima dedicandola fino alla morte senza nessuna condizione, a Te scrivo con tutti i dolori Chiesa mia.

Inizio con un grido di dolore dal più profondo del cuore, grido che raggiunge l’alto dei  cieli,  cieli che piangono  piovendo in abbondanza, sperando che questa  acqua serva come  lavacro dei cuori e dei corpi.

E all’improvviso

Non trovo nessuno che partecipa alla Tua festa, quando il tuo Sposo è presente, perché i presenti sono presenti assenti. Contemplo la Tua bellezza o Sposa dello Sposo e lo vedo sfuocato, perché hai perso  tanto tempo guardando alla Tua bellezza esteriore. Hai perso la Tua ricchezza come Sposa, che attira i partecipanti alla celebrazione e sei diventata un museo che contiene i più bei pezzi d’arte, attiri gli occhi per un certo tempo ma distrai le anime fino all’eternità.

Che Sposa sei diventata?
Una Sposa fatta di pietre morte? O una Sposa fatta di pietre addormentate che sperano  nella resurrezione?

Te lo dico senza esitazione e senza paura: sei in tutti e due i casi morta, perché se non troverai il modo di fare tornare i partecipanti allo Sposo per la celebrazione, per la loro salvezza, per prendere la Sua benedizione per poter fruire amore eterno verso tutti, là avrai compiuto la Tua missione e avrai il diritto di essere il Corpo Misterioso di Cristo, obbedendo allo Sposo non come un tiranno, ma con umiltà e amore come eri nei primi tempi, celebravi nei tempi della persecuzione con i figli tuoi senza paura, ma con estrema passione per incontrarlo sotto qualunque condizione, fino al martirio, come segno d’amore eterno per il tuo Amore, Sposo e salvatore nostro Signore Gesù Cristo.
Allora mia cara amata da Dio, come sei tu che intercedi chiedendo tutte le grazie celesti nella presenza dello Spirito Santo, su di noi abitanti di questa terra, fa che i credenti celebrano la presenza del Tuo Sposo con amore e passione e non preoccuparti della tua bellezza esteriore,  rivestiti del Mantello di Luce come vestito da Sposa e sii fiera della Tua ricchezza interna, che è la Tua vera bellezza.

Perché la bellezza non è quella del corpo ma quella dell’anima

Ti scrivo piangendo del mio dolore ma spero di tutto il mio cuore che tutti i credenti ti piangono non di dolore ma per la mancanza e per amore. Spero che Tu sii La Sposa che ci porta allo Sposo e ci salviamo da una lacrima. Che questa lacrime sia un fiume come il Jordano per un nuovo battesimo per il lavaggio delle anime, e per poter portare l’abito di luce per ospitare nei nostri cuori Lo Sposo nel tempo che verrà. E cosi potremmo aspettarlo con coscienze chiara e cuori pronti in ogni minuto per elevarci con Lui.
Siamo in questi giorni, portati dalle onde delle tentazioni e dei peccati di questo mondo materiale, che ci manda dove non vogliamo andare, per cui ci serve il Tuo grido: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo» (Mar. 1:15).
E cosi concludo la mia lettera a Te, o Chiesa mia amata da Dio, perché hai da scegliere tra le due strade perché Tu sei il Regno di Dio sulla Terra e la porta del Suo Regno Celeste, allora sii attenta ai tuoi passi e che siano ben stabili, perche ti stiamo seguendo, allora o andremmo in inferno se terrai ancora la tua attenzione alla Tua bellezza esterna, o arriveremmo al Regno per godere la Pace Eterna tra le mani del nostro creatore se Tu terrai il Tuo vestito di Luce che ci illumina ;la Vera Strada verso il Regno Celeste.
Hai avuto tutti i doni del tuo fondatore, per cui devi perseguire i suoi passi con certezza e fermezza, imitandolo nell’Umiltà l’Amore fino al Martirion. Dio che ha parlato ai suoi nell’Antico Testamento è ancora in comunicazione con la Sua Sposa oggi per cui riceviamo tramite Te il perdono per poter essere veramente portatori della Sua Parola che vive nei nostri cuori.
Il Regno di Dio è presente misteriosamente nel seno della Chiesa, nei cuori dei fedeli come semi del Regno Celeste, e come il suo Piccolo Gregge (Lc 12:32).  

Michel Skaf, alunno P.C.G.

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