“Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui” Nel brano che la Chiesa orientale ci presenta in questa domenica (Lc 8,40-56) vediamo Gesù che suscita grande attese dopo aver cacciato i demoni a Gerasèni. La folla è in attesa, aspetta che succeda qualcosa di straordinario, che non si vede ogni giorno, qualcosa di interessante, potremmo dire di stravagante . Gesù appunto ha già la fama di un tipo di questo genere, le sue apparenze “hanno fatto notizia”. La fama di straordinarietà da sempre genera folla. Ma in questa folla, ci sono delle persone. Delle persone con problemi di salute, delle persone con problemi esistenziali, delle persone increduli, delle persone che hanno fede. Persone come tutti noi, insomma. Fra loro “una donna che soffriva di emorragia da dodici anni”. Una malattia che rende impossibile una vita serena, una malattia che fa perdere tutte le prospettive, tutti i progetti per un futuro migliore, che non lascia spazio per la speranza. Una vita distrutta, una vita in costante crisi.“aveva speso tutti i suoi beni con i medici senza poter essere guarita da nessuno” Nel testo originale viene fortemente sottolineato il fatto che lei ha speso proprio tutto di ciò che aveva, ha sacrificato tutta la sua vita per ottenere la guarigione (appunto il testo greco usa il termine biosz), invano. E dopo tante e tante delusioni, imbrogli e disperazioni adesso sente girare la voce di uno che compie delle cose straordinarie. Ma nell’impaurito eppure determinato atto di toccare il lembo del mantello di Gesù si rivela il fatto che non la mera disperazione è quella che spinge la donna a rivolgersi al Maestro. Lei crede e sa che deve fare così. “chi mi ha toccato?” Gesù percepisce subito l’accaduto, proprio perché è presente, ci sta, non si lascia coinvolgere dall’entusiamo della folla. Non può essere ingannato dalla risposta di Pietro perché sente e sa che si è appena realizzato l’incontro salvifico che cambierà decisamente la vita di una persona. L’incontro salvifico fra la forza della fede della donna e la forza divina di Gesù. E lui la domanda non la fa per investigare, per rimproverarla oppure per umiliarla, ma per dare spazio alla testimonianza, per avere la gioa condivisa. E la donna “pur tremando e, gettatasi ai suoi piedi” accoglie l’invito di Gesù alla testimonianza, “si svela” e confessa tutto. La sofferenza, la disperazione e il miracolo. Ma Gesù che “scruta le menti e il cuore” sa che c’è qualcosa di più e da la conferma: “Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!.” La forza della fede è questo “di più” che non solo fa guadagnare alla donna la guarigione fisica, la scomparsa della malattia, ma fa sì appunto che ella venga salvata. Ha ottenuto la vita. La stessa fede viene richiesta da Giàiro e la stessa forza che scaccia via i timori e le paure “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata”, la stessa fede per la quale i Dodici vengono chiamati, rivestiti del potere, della forza di Gesù e mandati ad annunziare il Regno di Dio. E la stessa fede a cui siamo invitati tutti noi.
di Miklòs Verdes alunno P. C. Greco.
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