Icona della Natività della Madre di Dio. Joun (Libano), XVIII secolo. (1)
Oggi nasce colei che generò la
Parola eterna fattasi carne…
La
festa della Natività della Madre di Dio è la prima delle grandi feste nel
calendario liturgico bizantino. Di questa festa abbiamo alcune omelie
patristiche di tradizione greca, soprattutto di due autori contemporanei tra di
loro e ambedue di origine siriana: Giovanni
Damasceno e Andrea di Creta; di quest’ultimo vorrei soffermarmi nella prima
delle sue omelie sulla festa odierna. Andrea è nato nella seconda metà del VII
secolo a Damasco, e diventa monaco a Gerusalemme presso il Santo Sepolcro.
All’inizio del VIII secolo è nominato vescovo di Gortina nell’isola di Creta;
muore verso il 740. Un posto rilevante nella sua riflessione teologica lo
occupa la figura della Madre di Dio, riflessione legata sempre al mistero
dell’incarnazione in lei del Verbo di Dio. Di Andrea di Creta abbiamo quattro
omelie sulla Natività della Madre di Dio, una sull’Annunciazione e tre sulla
Dormizione della Mare di Dio.
Andrea
inizia l’omelia con una sorta di captatio benevolentiae in cui mette l'accento
nella complettezza o se si vuol la perfezione del mistero che si celebra:
"La celebrazione odierna e per noi l'inizio delle feste; e la prima per
quanto riguarda la legge e l'ombra, ma in realtà è anche l'inizio per quanto
riguarda la grazia e la verità. Inoltre è anche centrale e finale, poiche essa
contiene l'inizio che e il passaggio della legge, il centro che è il
collegamento degli estremi, e la fine che è la manifestazione della verità".
Andrea presenta subito i due pilastri su cui si fondamenta il suo discorso,
cioè la celebrazione della natività di Maria da una parte e il suo collegamento
col mistero dell'incarzazione del Verbo di Dio dall’altra: "Questo è
l'insieme dei benefici di Cristo verso di noi, questa è la manifestazione del
mistero: la natura rinnovata, Dio e uomo, la divinizzazione dell'uomo
assunto". L'espressione "natura rinnovada" adoperata qua da
Andrea deve essere vista in rifferimento alla natura umana rinnovata grazie
all'incarnazione, benché una variante testuale propone "natura
spogliata", il che sarebbe un riferimento alla natura divina fattasi
piccola, svuotata, a partire da Fl 2,9.
La
festa della Natività di Maria è segnata dalla gioia, un tema che troviamo
ripetutamente sottolineato nei testi della liturgia bizantina per l'8 setembre;
una gioia che per Andrea scaturisce sì dalla nascita della Madre di Dio, ma
sopratutto dal suo collegamento con l'incarnazione del Verbo: "E tuttavia,
al soggiorno di Dio fra gli uomini, splendido e luminoso, bisognava che ci
fosse anche un inizio di gioia, attraverso la quale il grande dono della
salvezza cammina verso di noi... Questo giorno gradito a Dio, il primo delle
feste, portando sul capo la luce della verginità e come raccogliendo una corona
di fiori illibati dai pascoli spirituali della Scrittura annuncia la gioia
comune a tutta la creazione dicendo: «Abbiate fiducia, la celebrazione è per il
genetliaco ma anche per la rigenerazione della stirpe umana. Ora una vergine è
generata, nutrita e plasmata, ed è preparata come Madre di Dio...". Andrea
sviluppa poi il parallelo Maria-Davide, con uno sfondo cristologico chiaramente
calcedoniano: "Colei che discende da Davide ha riunito per noi, insieme a
Davide, quest'assemblea spirituale: l'una, come Madre di Dio, presentando la
sua nascita donata da Dio; l'altro mostrando la buona fortuna della sua stirpe
e la straordinaria famigliarità di Dio con gli uomini. Mirabile prodigio! L'una
s'interpone fra l'altezza di Dio e la piccolezza della carne, e diventa madre
del suo creatore; l'altro profetizza il futuro come già presente...".
Andrea
presenta poi Colei che generò la Parola eterna fattasi carne, ricevente adesso
la sua parola di encomio: "Celebriamo in modo conveniente il mistero di
questo giorno, e presentiamo in dono alla madre della Parola proprio le parole,
dato che a lei null'altro è caro se non la parola e l'onore che viene dalle
parole...". La liturgia bizantina poi, e anche Andrea nella sua omelia ne
è testimone, sottolinea i diveri ruoli che le due donne, cioè Maria ed Anna sua
madre, svolgono nella celebrazione odierna: sterile, donna, vergine, madre:
"Le sterili accorrano con slancio, poiché colei che era sterile e senza
figli ha generato la vergine del divin Figlio. Le madri esultino, poiché la
madre senza prole ha partorito la madre e vergine pura. Le vergini gioiscano, poiché
la terra non seminata ha prodotto mirabilmente colui che deriva dal Padre senza
mutamento. Le donne si facciano forza poiché la donna, che anticamente con leggerezza
diede inizio al peccato, ora ha inrodotto la primizia della salvezza, e si
mostra come eletta da Dio: madre che non conosce uomo, scelta dal creatore e
restaurazione della nostra stirpe".
L’autore
continua il suo testo con una lunga serie di frasi che iniziano con la parola
"oggi", dove presenta in modo sintetico e con delle immagini biliche molto
suggerenti, il ruolo della Madre di Dio nel mistero della salvezza, e le
applica tutta una serie di titoli cristologici e mariologici che verranno
accolti dalla stessa tradizione liturgica bzantina: "Oggi e stato
edificato il santuario creato dal Creatore di tutte le cose, e la creatura
diventa per il Creatore sua divina dimora. Oggi la natura prima ridotta a terra
è divinizzata e la polvere si innalza verso la gloria suprema. Oggi Adamo, che
presenta per noi a Dio la primizia che proviene da noi, gli offre Maria; e per
mezzo di lei la primizia diventa pane per la rigenerazione della stirpe. Oggi
la genuina nobiltà degli uomini riceve di nuovo il dono della prima
divinizzazione... Oggi la natura generata, rimanendo unita alla madre di Colui
che è il più Bello riceve il fulgore della belleza. Oggi la sterile (Anna) è
scoperta come madre al di la di ogni speranza, e a sua volta la madre di un
figlio senza padre...rende sante tutte le generazioni... Oggi inizia la
rigenerazione della nostra natura, e il mondo invecchiato accoglie gli inizi di
una seconda creazione da parte da Dio...". Per Andea di Creta Maria
partorisce senza le doglie del parto; non a metere in dubbio la realtà
dell'incarnazione del Verbo di Dio (il testo sottolinea appunto che Maria allatta
il figlio), ma per preservarne la verginità anche dopo il parto: "... egli
era Dio, anche se scelse di essere generato carnalmente, ma senza le doglie: in
modo che da una parte ella, la madre, evitasse ciò che è proprio delle madri,
pur nutrendo con il latte colui che aveva generato senz’opera d'uomo; e d'altra
parte ella, la vergine, partorendo una prole senza seme rimanesse vergine
casta...".
Andrea
prosegue con un bel paragone tra la ceazione di Adamo dalla terra vergine, e la
ricreazione della stirpe umana da una madre vergine: “Il Redentore del genere
umano volendo presentare una nuova generazione, come prima plasmò il primo
Adamo avendo preso del fango dalla terra ancora intatta e vergine, così anche
ora operando da se stesso la sua propria incarnazione… scelse da tutta la
natura umana questa vergine pura e immacolata: e l’artefice di Adamo… diventò
nuovo Adamo affinché quello recente ed eterno salvasse l’antico…”. Andrea,
infine, conclude la sua omelia esortando ad imitare coloro che per noi sono dei
modelli, cioè gli stessi Gioachino ed Anna genitori della Madre di Dio: “”Se
fra voi qualcuno è padre, imiti il padre della vergine… Se una madre sta
allattando, gioisca con Anna che dopo la sterilità allatta la fanciulla… Se c’è
una vergine casta, divenga madre della Parola, ornando con la parola la
fermezza della sua anima…”.
P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma