Il digiuno, un percorso
cristocentrico-pasquale
Se
il ciclo natalizio è “epifanico”, il ciclo pasquale è eminentemente
“soteriologico” in cui celebriamo gli eventi centrali della storia della nostra
salvezza. In tale mistero si manifestano con maggior evidenza la molteplicità
di canali che contribuiscono alla sua realizzazione oltre alla centralità del
momento celebrativo della Chiesa. San Girolamo è il primo a testimoniare
l’esigenza della quaresima per Roma, tramite una lettera scritta nel 384 a
Marcella, mettendo in rilievo il digiuno come caratteristica principale:
“… Mentre per tutto l’anno si nutriva di un digiuno continuo,
che osservava per due o tre giorni consecutivi, durante la quaresima spiegava
però le vele della sua barca, digiunando ininterrottamente, col volto lieto,
quasi da una settimana all’altra …”.
La Quaresima non va considerata non solo come
preparazione alla santa Pasqua, ma come una vera e propria iniziazione
sacramentale ad essa, fondata sull’ascolto della parola di Dio e sui segni
sacramentali compiuti nell’assemblea liturgica. Nella sua lettera ai Romani
(6,3-11), Paolo presenta l’evento battesimale come reale partecipazione al
destino di morte e risurrezione del Cristo. Tale partecipazione esige la morte
al peccato accompagnata da una un’attiva ed essenziale conversione. Da questa
testimonianza, possiamo affermare che la
Quaresima
ha quattro dimensioni fondamentali:
1. Introduzione generale al mistero pasquale.
2. Sacramentale - battesimale.
3. Tensione etica e di conversione.
4. Cristologica - pasquale, base delle altre dimensioni.
Queste
dimensioni hanno come base un quadro biblico strutturato sulla tipologia dei
quaranta giorni di Mosè al Sinai, dei quarant’anni d’Israele nel deserto, dei
quaranta giorni di Gesù digiunante prima di iniziare i suo ministero pubblico.
Infatti, il digiuno quaresimale si protrae per quaranta giorni, come numero
associato a periodi di attesa, di umiliazione, di sforzo e di penitenza e
lotta, nell’obiettivo di assumere la vittoria, l’incontro col Signore. Si
tratta dunque di caratteristiche che permettono di ripercorrere attraverso le
pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento le grandi tappe della storia della
salvezza, attraverso la quale Dio chiama l’uomo alla fede, all’alleanza, alla
vita e gli dona il suo Spirito. In queste caratteristiche, battesimo e
penitenza appaiono come le due costanti su cui è imperniato il cammino
quaresimale in vista della piena riconciliazione dell’uomo con Dio.
In
questo tempo quaresimale, la comunità cristiana è chiamata a prendere coscienza
della realtà e delle esigenze del proprio battesimo, a compiere opere di
misericordia e di servizio, e a celebrare ogni giorni il suo essere in Cristo
nell’eucaristia, dove l’esperienza filiale del battesimo raggiunge la sua piena
manifestazione. Seguendo la dottrina dei Padri della Chiesa, la liturgia
quaresimale aggiunge al digiuno e all’elemosina anche la preghiera. Nel vangelo
di Matteo (6,1-6.16-18), Gesù parla della nuova giustizia, superiore
all’antica, illustrando le caratteristiche e applicandole alle tre pratiche
fondamentali della pietà giudaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno,
unificati dalla carità, al punto che non possono esistere separate: La
preghiera per essere valida ha bisogno del supporto del digiuno e dell’elemosina;
col digiuno purifichiamo il cuore controllando le esigenze del corpo; con le
elemosine esercitiamo e sviluppiamo la carità, cioè l’amore verso Dio e verso
il prossimo, perché quando l’amore ci unisce a Dio, ci unisce agli altri
fratelli. Ai catecumeni, Tertulliano indirizza le sue parole sulla preghiera:
“Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in
spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio
appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide … la preghiera
lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i
pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste,
arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi,
rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti …”.
Il
cammino quaresimale è un cammino di fede, che non può essere fatto senza un
riferimento alla parola di Dio. Le pratiche quaresimali vanno accompagnate
dall’ascolto assiduo della parola di Dio. La Quaresima tuttavia rimane un
periodo solenne, sacro, che è il corrispondente “tempo forte”, moderno, durante
il quale i cristiani erano invitati a far memoria del mistero del Verbo
incarnato, sofferente, morto e risorto.
La
Quaresima è un invito a concentrarsi sull’umiltà di Cristo, che è l’umiltà di
Dio; è tempo propizio per imparare a “fare la pasqua”, cioè giorni di Quaresima:
deserto spirituale, penitenza, rinunzie alle cose lecite, preghiere, alle
mormorazioni, alle critiche nei riguardi di Dio e degli uomini, agli insulti e
alle ribellioni. È il fatto di vivere il deserto, lavorio spirituale per
dominare le passioni, per far penitenza onde governare le esigenze esagerate
del nostro corpo, per andare appresso a Gesù Cristo, che cammina decisamente
verso Gerusalemme, luogo di passione e di morte.
“Fare
pasqua” è imitare Cristo, è sforzarsi a vivere, a morire e a risorgere.
P. Elias Chakhtoura, oam.
Monastero S. Giuseppe
Zahle – Libano
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